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Filippo Fiorini per "La Stampa"
Aveva da poco lasciato i festeggiamenti per la Champions vinta a Berlino ed era sbarcato ieri in Cile manifestando la sua speranza di far bene in Coppa America, dove esordirà sabato con la maglia della nazionale, quando, da Barcellona, una brutta notizia ha rotto il sogno dorato di Leo Messi. La giustizia catalana ha infatti respinto il ricorso che lui e suo padre Jorge avevano presentato presso il tribunale che li accusa di aver truffato il fisco per 4,1 milioni di euro, ed ora saranno entrambi rinviati a giudizio.
La storia risale agli anni 2007, 2008 e 2009 quando, secondo i pm, Jorge Messi avrebbe creato alcune società fittizie, con sede in paradisi fiscali come Belize, Uruguay, Gran Bretagna e Svizzera, vendendogli poi i diritti di immagine del figlio prodigio. In questo modo, avrebbe risparmiato una fortuna in tasse, che ora l’erario gli chiede indietro con gli interessi. Adesso, la palla passa proprio a questa istituzione che deve presentare al giudice la pena che considera appropriata per i tre reati imputati.
Messi e suo padre Jorge Horacio
Prima di vedere Messi e il padre alla sbarra, esiste tuttavia ancora la possibilità di un patteggiamento, anche se sulla stampa spagnola escludono che il fisco sia disposto a trattare, vista la tenacia con cui ha affrontato il caso finora, superando anche le richieste del Pm che voleva escludere il campione dall’inchiesta e tenere solo il padre tra gli indagati. In proposito, Messi si è sempre detto estraneo ai fatti, spiegando che «è mio padre a gestire i soldi ed io mi fido di lui».
Questa versione, però, viene messa in dubbio dalla procura, la quale sostiene che, sebbene Leo fosse minorenne quando alcune delle società sono state create, ha poi messo la propria firma sulle carte una volta compiuti i 18 anni. In ogni caso, precisano i giudici, la verità deve essere appurata in tribunale. In esame, ci sono i contratti della «Pulce» con grandi marche internazionali come Telefonica, Danone, Air Europa, Adidas, Pepsi, Konami ed altre, alle quali i Messi avrebbero fatturato più di 10 milioni durante gli anni in questione.
Jorge, che da sempre fa da procuratore per il figlio, ha detto in passato di non aver controllato con sufficiente attenzione le persone che gli facevano da consulenti. Per gli stessi reati, la famiglia Messi ha già pagato 5 milioni di euro a titolo di risarcimento, più altri 10 per l’evasione contestata negli anni 2010 e 2011. I ricorsi giudiziari, però, dicono che la vicenda non è ancora finita.
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