DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Maria Volpe per corriere.it
«Ha combinato un casino ‘sta cosa! Mi chiama il mondo intero, pure un amico di New York». Con l’immediatezza che lo contraddistingue Lino Banfi risponde così al telefono.
Il prestigioso quotidiano britannico The Guardian ha dedicato una pagina al suo film, ormai davvero mitico, «L’allenatore nel pallone» del 1984 dove lei interpreta l’allenatore Oronzo Canà. Un elogio a lei e ai messaggi positivi di quel film, come l’anti-razzismo nel calcio, in tempi non sospetti.
«E’ stato come ricevere un premio oggi. Mi sento di dire grazie di tutto cuore a questa giornalista, Nicky Bandini, che l’ha scritto. Ma non so l’inglese. Spero le arrivino i miei ringraziamenti».
BANFI L'ALLENATORE NEL PALLONE
Pensare che un film italiano di 35 anni fa, allora forse considerato non proprio un capolavoro, oggi sia così rivalutato fino a occupare una intera pagina di un illustre giornale..
«Certo che fa piacere. Però devo dire che da un po’ di anni Oronzo mi dà soddisfazione. L’hanno visto quasi tutti i calciatori nel mondo. Mi ricordo quando Ancelotti - che io conoscevo bene e frequentavo a Trigoria - andò ad allenare il Paris Saint Germain: gli scrissi un telegramma in francese “Mister ricordati il 5-5-5”. Lui appese il telegramma e tutti i giocatori ridevano come matti perchè si ricordavano che quello era lo schema di gioco di Oronzo».
Perché un film leggero e divertente sul calcio (racconta la storia dell’allenatore Oronzo che nonostante gli sporchi giochi del mondo del calcio riesce inaspettatamente a far restare in serie A la sua squadra, la Longobarda) entra nella storia dello sport?
«Perché è antico e moderno insieme. Sembra un film girato ieri: dagli sfottò, al razzismo, passando per gli imbrogli. Sono felice che la giornalista inglese abbia colto tutti questi spunti. Nicky ha avuto ragione a sottolineare la gioia dello spogliatoio, lo sponsor, la moglie del presidente che se la fa col giocatore bello, il giocatore emarginato e solo che ha nostalgia di casa. Tutte cose vere. Certo nessuno immaginava che dopo 35 anni fossimo ancora qui a parlarne.»
Ma come è nato davvero «L’allenatore nel pallone»?
«Su un aereo Roma-Milano, una domenica sera, sedevo di fianco al grande Nils Liedholm. Lui sapeva che io ero romanista sfegatato e parlavamo spesso di calcio. Mi disse con quel suo accento tipo don Lurio: “Hai mai pensato di fare un film su un allenatore di calcio?”. E io dissi: “No. Sono pure grasso. Come faccio?”».
Effettivamente...
l'allenatore nel pallone oronzo canà
«Liedholm mi spiegò che dovevo farlo proprio perché assomigliavo a un vero allenatore, Oronzo Pugliese, molto buffo. Sotto l’impermeabile aveva una gallina e se la sua squadra segnava, la lasciava libera in campo».
Un’occasione ghiotta per uno come lei
«Sì. Proposi il film al regista Sergio Martino e cominciammo. Ma posi una condizione. Nome Oronzo, cognome Canà. Perchè? Perchè così mia moglie Mara sarebbe diventata Mara-Canà e noi potevamo andare in Brasile a girare il film. Se no quando mai l’avrei visto lo stadio Maracanà a Rio de Janeiro, io?».
E così volaste in Brasile. E con voi tante comparse di giocatori famosi
«Sì tanti. Fu un film davvero divertente. Ricordo Graziani che sfotteva la mia pelata e io gli dissi: “Tu diventerai più pelato di me”... E infatti.., dice che gli ho mandato la “maledizione”. E poi il grande goleador De Sisti, detto Picchio. Mi diceva sempre: “Ho fatto un sacco di cose nello sport e la gente si ricorda di me per quella stron... che ho fatto nel film».
l'allenatore nel pallone oronzo canà
Lei ama il calcio e il mondo del calcio ama Lino Banfi
«Sì, mi hanno regalato un diploma di allenatore di calcio internazionale. Bearzot, Lippi tutti mi salutavano e mi salutano chiamandomi mister. Ricordo quando arrivò in Italia, per giocare nella Roma, il giocatore brasiliano Toninho Cerezo. Io ero già amico di Falcao che frequentava casa mia, anche perchè gli piaceva mia figlia . Cerezo mi raccontò che appena arrivato in albergo gli avevano dato la cassetta del mio film da vedere».
Però Banfi il mondo del calcio non ha più nulla a che fare con quella storia che ha raccontato lei . E’ tutto un altro «film» purtroppo
«Vero. Il Presidente deve essere della stessa città della squadra. Deve andare negli spogliatoi e parlare la stessa lingua. Da quando la Roma viene guidata da presidenti stranieri, non ho piu affetto. E poi non c’è più l’attaccamento alla maglia».
l'allenatore nel pallone oronzo canà
Come ha vissuto questa pandemia ?
«Pandemia canaglia.. In casa chiuso. A guardare tutte quelle facce in tv di virologi, professori, esperti, epidemiologi, primari, dottori. Non è che hanno tutti le facce simpatiche, ma più che altro mi ha colpito che quando parlava uno, gli altri non annuivano. Anzi l’espressione era come se il collega stesse dicendo fesserie. Allora dico io, noi siamo già incasinati per fatti nostri, se fate così chi avrà ragione?».
Lei che è così attento al sociale sicuramente ha pensato qualcosa in epoca di Coronavirus
«Mi ha chiamato Pierpaolo Sileri, vice ministro della Salute, per chiedermi di essere testimonial di uno spot per non dimenticare mai di usare le mascherine. E mi ha detto: “ Devi essere il creativo di te stesso. Devi essere tu”. Mica facile: non volevo essere triste e non volevo rivolgermi solo agli anziani. Alla fine sono soddisfatto. Ho realizzato uno spot che farà sorridere con garbo e misura. Ma soprattutto ho posto una condizione».
Ha messo una condizione su uno spot che invita a usare le mascherine?
«Quando l’ho detto si sono spaventati tutti. Hanno cominciato a dire: ma il budget... E io: ma quale budget, non avete capito un chezzo. Posso mai pretendere soldi per una cosa che riguarda la salute? Prima di tutto sono un italiano. Ho chiesto a Sileri di pensare a un disegno di legge, un disegnino, per poter dare 20-30 mascherine gratis a chi ha tra i 65 e i 105 anni. Tutti noi nonni saremo 12 milioni, non tutti sono bisognosi. Almeno la metà se la possono comperare, altri sono molto anziani e non escono, ma almeno a 3 milioni di nonni regalategliele, solo per il fatto di aver raggiunto una certa età. Ve lo dice un Membro dell’Unesco».
Eh già, altro che Oronzo, siamo davanti a un membro dell’Unesco..
«E non ho ancora cominciato a dire la mia. Voglio che venga convalidato il ruolo del “nonno d’Italia” come patrimonio dell’Unesco perchè un nonno vale più di un museo. E’ una esperienza familiare che voglio rivalutare».
Ma quando sarà completamente finita la pandemia che farà, come festeggerà?
«Vorrei che tutti gli italiani, dopo aver cantato l’Inno di Mameli, escano sui balconi a cantare “E’ finita la quarantena , porca puttena”».
lino banfi foto di baccointervento di lino banfi foto di bacco
kabir bedi lino banfi medico in famigliaintervento di lino banfi foto di bacco (2)lino banfi e tony renis foto di bacco
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