DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Marco Mensurati e Fabio Tonacci per “la Repubblica”
All’origine del terremoto che ha travolto la Fifa ci sono due storie. La prima racconta di come il processo di assegnazione dei due mondiali 2018-2022 a Russia e Qatar sia stato poco più di una barzelletta, una messa in scena grottesca dietro la quale si sono maldestramente celate «corruzioni, collusioni e compravendite di voti». La seconda, di come l’indagine che tutto questo ha denunciato sia stata brutalmente insabbiata.
Entrambe le storie sono contenute nella relazione con cui Hans Joachim Eckert, presidente del comitato etico della Fifa, ha liquidato a novembre del 2014 due anni di lavoro dell’allora capo della sezione investigativa della Fifa, l’ex procuratore capo di New York, Michael J. Garcia. « All in all », scrive Eckert nelle sue conclusioni, quei « facts » e quelle « circumstances » non hanno compromesso l’integrità del processo di assegnazione della Coppa del Mondo. All in all, cioè “tutto sommato”, le tre parole che hanno nascosto lo scandalo.
IL RAPPORTO GARCIA
Garcia, nel 2012 annunciò l’indagine sull’aggiudicazione dei due mondiali. Il Sunday Times aveva appena accusato il figlio di Amos Adamu — membro del comitato esecutivo Fifa e quindi elettore — di aver intascato dal Qatar una mazzetta da un milione di dollari. Garcia viaggiò in tutto il mondo, anche in Italia, per interrogare 75 tra presidenti federali e altri papaveri. E alla fine presentò alla Fifa un rapporto. Esplosivo. Solamente sei persone furono autorizzate a leggerlo, e tutte ne rimasero terrorizzate. Cosa ci fosse dentro, ancora oggi, non si sa, perché la Fifa ha fatto in modo di far sparire quel documento, pubblicandone una sintesi che offese Garcia: prima parlò di «annacquamento», poi si dimise. Oggi lavora come direttore del museo del Barrio, a New York.
Tracce del suo lavoro, tuttavia, si recuperano dalla lettura in controluce della relazione di Eckert, quella che insabbiò. E nonostante l’evidente tentativo di minimizzare, l’immagine che ne viene fuori è spaventosa. Il 2 dicembre del 2010, giorno in cui furono decise le sedi dei mondiali, e nei mesi precedenti, il palazzotto di vetro e cemento della Fifa a Zurigo si trasformò in suk.
I MILIONI DEL QATAR
Gli emiri erano frenetici. Un fondo di Doha riempì di milioni di dollari la Federcalcio argentina in occasione di un’amichevole tra la squadra di Messi e il Brasile. Poi sponsorizzò il congresso della Confédération Africaine de Football (Caf) in Angola. Nell’accordo di sponsorship, da 1,8 milioni di dollari, era compreso il diritto in esclusiva per il Qatar di «promuovere la propria candidatura». Il piatto forte erano però le mazzette. Pagate da Mohamed Bin Hamman, in particolare ai membri della Confederazione africana e al solito Jack Warner (1,2 milioni di dollari) che in quel periodo, a capo della Concacaf americana, era uno degli uomini più potenti del pianeta.
blatter fifa indagine americana 4
Garcia aveva scoperto anche gli intrecci “pericolosi” tra l’ufficiale Fifa e presidente della Federazione cilena Harold Mayne-Nicholls e la Aspire Sport Academy, la ricchissima e munifica accademia di calcio dello sceicco del Qatar Mohammed Al-Thani in partnership con la Infront di Philippe Blatter (nipote di Sepp), a cui Nicholls chiese un paio di favori, tra cui quello di sistemare l’ex allenatore cileno della tennista Steffi Graf. Bazzecole, che secondo Eckert, non hanno compromesso niente. All in all.
I PAGAMENTI DEGLI AUSTRALIANI
IL QATAR SI AGGIUDICA IL MONDIALE
Molto attivi erano anche gli australiani. L’Oceania Football Confederation (Ofc) aveva chiesto supporto finanziario all’Australia in cambio dei voti, «richiesta inoltrata dall’allora presidente della Ofc, che era anche membro esecutivo del comitato». Agli atti ci sono, documentati, svariati pagamenti disposti dalla Football Federation of Australia (Ffa) al presidente Jack Warner, arrestato nel blitz di mercoledì scorso a Ginevra. Anche il comitato Australia 2022 si era dato da fare, dirottando i fondi del governo dedicati allo sviluppo dell’Africa verso altri paesi, con la scusa ufficiale di promuovere «progetti legati al calcio». Tutti nelle zone di residenza dei vari membri del comitato Fifa.
I FAVORI DEGLI INGLESI
Uno dei paesi favoriti alla vittoria finale per il 2018 era l’Inghilterra. Che aveva lavorato moltissimo sul solito Warner, trovando un impiego a «una persona di suo interesse» a Londra e avviando così con il dirigente un rapporto preferenziale. Del quale Warner approfittava volentieri.
Come quando chiese aiuti economici per la sua squadra di calcio a Trinidad, la “Joe Public Football club”, o come quando convinse la Federcalcio inglese ad ospitare un campus della nazionale under 20 di Trinidad in Inghilterra. Ma la simpatia per Trinidad fu ancora più concreta in occasione della cena di gala al congresso annuale del 2010, quando la Football association finanziò l’evento — su sollecitazione di Warner — con 55mila dollari.
I COMPUTER RUSSI
La strategia giapponese per il 2022 fu più classica e morigerata. A tutti i membri del comitato furono donate macchine fotografiche digitali e valige in pelle, valore stimato tra i 700 e i 2000 dollari a pezzo. Si capì subito che i giapponesi avevano poche speranze. E quindi il comitato cominciò a vendere sottobanco i propri voti al miglior offerente. Che fu la Russia. Quello della Russia è un capitolo a parte. I vari comitati promotori collaborarono con la squadra di Garcia, consegnarono tutti computer e le mail. Tranne quello di Mosca. «I nostri pc li abbiamo presi in leasing. Li abbiamo richiesti all’azienda ma sono stati distrutti», dissero.
putin e blatter sugli spalti del maracana
Quanto alle email: «Avevamo account Google e dopo la vittoria li abbiamo chiusi. Google non ce li recupera». E così sono rimaste appese le accuse di aver comprato i voti giapponesi e di aver pagato viaggi da favola in Russia ai membri del comitato e ai loro famigliari. Tutto un altro stile, il comitato coreano. Che fu, forse, quello che usò le maniere più spicce. Annunciò l’intenzione di istituire un fondo da 777 milioni di dollari, dal 2011 al 2022, «per aiutare le confederazioni a costruire nuovi impianti, rinnovare quelli esistenti, aiutare lo sviluppo del calcio». Insomma, una mazzetta su larga scala.
L’INSABBIAMENTO
Nessun comitato promotore si è astenuto dal pagare sottobanco qualcuno, insomma. Garcia lo ha provato. Eppure, incredibilmente, la relazione Eckert assolve tutti. A volte usando argomenti deboli, altre volte senza nemmeno sforzarsi. Come quando si parla di un conto corrente sospetto, intestato a Blatter: «La prova concreta contro il presidente Blatter è dimostrabilmente falsa». Punto.
Stesso “non ragionamento” verso i membri del comitato Fifa che hanno accettato regali senza ammetterlo nemmeno a domanda diretta: «Molti motivi possono giustificare il loro comportamento e la loro percezione». Garcia non era d’accordo. E infatti una mattina è passato negli uffici dell’Fbi a lasciare qualche documento. Eckert se lo poteva aspettare, all in all.
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