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GONG! LA GEISHA DEL RING! CHI E’, CHI NON E’ IRMA TESTA, LA PRIMA DONNA PUGILE ITALIANA ALLE OLIMPIADI: “SONO NATA FARFALLA MA ORA SONO UNA GEISHA CHE GOVERNA L'ARTE DEL PUGILATO” - “ SOGNO L'ORO OLIMPICO E DI DIVENTARE POLIZIOTTA”

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Cristina Zagaria per “la Repubblica”

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«Tutti dicono che sono una campionessa. Io dico che tutto quello che sono, e che ho, comincia e finisce con me. Perciò nessuno potrà mai togliermelo. Io sono una guerriera».
Irma Testa, 18 anni e 60 chili, è la prima donna pugile italiana a conquistare il pass per le Olimpiadi.

 

Una qualificazione dunque storica per la boxe e tutto lo sport femminile italiano. Irma è potenza, coraggio, ambizione racchiusi in un corpo di donna e in uno sguardo da bambina, soprattutto quando è a casa, nella palestra della Boxe Vesuviana a Torre Annunziata, una ventina di chilometri da Napoli, soprattutto quando guarda il suo maestro di sempre Lucio Zurlo, 79 anni, («il mio maestro, mio padre, mio fratello, il mio uomo, il mio tutto»).
 

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La chiamano "Butterfly", la farfalla, ed è stato proprio Zurlo quando Irma aveva neanche 13 anni a regalarle il suo primo pantaloncino da boxe con le farfalle: «Tu, su quel ring, voli» le disse.
 

Ma lei oggi dice: «Sono nata farfalla, ma ora sono una geisha», intendendo per geisha «una donna che dopo un lungo apprendistato ha imparato a governare l' arte del pugilato», un essere fragile all' apparenza, indistruttibile nel corpo e nell' animo. La farfalla oggi ha imparato a pungere come un' ape, proprio come sperava Zurlo quando le regalò quel pantaloncino pensando a Muhammad Ali. E la farfalla e la geisha Irma ha scelto di tatuarseli addosso: «Per sempre con me».

 

La qualificazione a Rio (i Giochi sono stati aperti alle donne solo dal 2012), nella sua categoria pesi leggeri, è arrivata il 15 aprile a Samsumg, in Turchia. Da quel giorno la vita di Irma Testa si è messa a correre. È nata in inverno, il 28 dicembre, ma è diventata grande in primavera, proprio quel 15 aprile.

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«Si è realizzato un sogno - dice appoggiata alle corde del ring nella palestra di Torre Annunziata - ma ogni vittoria bisogna conquistarla e prima di tutto volerla. Sono entrata in palestra per caso, per seguire mia sorella Lucia, che è l' ossigeno della mia vita. Ma ora non è più un gioco, ora ci sono io e c' è quella medaglia d' oro che devo conquistare. Ora è l' attimo, ogni persona nella sua vita ha "l' attimo". Questo è il mio».
 

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Irma è tornata a casa dalla Turchia lunedì e ripartirà per il centro nazionale federale di pugilato di Assisi a fine settimana. Ha pochi giorni per stare con la sua famiglia: mamma cuoca, papà cameriere e due fratelli più piccoli, Michael e Ugo, che la adorano, oltre la sorella Lucia, più grande. Ieri un pranzo veloce con gli amici di sempre, una corsa in motorino e una festa a sorpresa organizzata dalla sua palestra in serata.

 

La prima persona da cui è andata appena è arrivata a Torre? «Mia Nonna, Irma. La mia vera forza», dice lei. E, poi, dai suoi maestri, Lucio Zurlo e suo figlio Biagio. «Mancavo da questa palestra da tre mesi» dice Irma, accarezzando i sacchi, i pesi, le spalliere. Il suo programma ora è serrato: il 19 maggio sarà ad Astana, in Kazakistan, per i mondiali dove dovrà difendere la medaglia d' oro, conquistata a 17 anni.
 

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La carriera sportiva di Irma comincia quando ha 12 anni e mezzo. In questi sei anni ha vinto tutto: bronzo europeo nel 2012, a 14 anni, argento europeo e iridata juniores nel 2013, argento (ha perso 3-0 contro la padrona di casa Yuan Chang) ai Giochi giovanili in Cina nel 2014. «Era una scopettina piccola piccola, longilinea e sembrava che si potesse spezzare, oggi è lei che spezza il mondo», dice Lucio Zurlo.
 

La palestra della Boxe Vesuviana si trova al confine della Provolera, in dialetto vuol dire "polveriera": un quartiere ad alta densità criminale. «Qui ogni bambino può diventare tutto: un criminale o un campione come Irma - continua Lucio - Irma e la sua determinazione sono la vittoria di tutti i ragazzi di Torre».

 

E di tutte le ragazze. «All' inizio ero contrario - spiega Lucio - ad allenare le donne, poi ho scoperto che con loro è più facile, sono più determinate e sopportano ogni sacrificio. E sul ring viene fuori tutta la loro femminilità ». «Sono diventata la donna che sono sul ring - dice Irma - e oggi più che mai il pugilato è uno sport al femminile. No, non penso a una sfida tra uomini e donne. Non è una guerra tra sessi.
 

Il pugilato non insegna la sfida contro qualcuno, ma solo a vincere i propri limiti. E per me il ring è sacrifico, è regola, dedizione, ma è anche l' unico luogo dove sento di essere me stessa».
 

Irma è un pugile veloce e intelligente. E dopo quattro anni con il maestro della nazionale Emanule Renzini, è anche un pugile molto tecnico, che le avversarie guardano con timore. Anche se a Torre chi la conosce bene vede in lei solo la ragazzina cresciuta in palestra con due sogni: «L' oro olimpico e diventare poliziotta, ma una di quelle operative, che fanno indagini e dedicano la loro vita alla lotta al crimine».
 

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Atleta delle Fiamme Oro, un sogno lo ha già realizzato. E punta a quello più ambizioso. «Dopo i mondiali - sorride - mi devo assolutamente concentrare per la maturità e prendere il diploma, poi esisterà solo Rio: sarà la mia battaglia».