DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Laura Freeman per “Daily Mail”
Quando Marina Picasso aveva sei anni, faceva visita a suo nonno una volta a settimana. Non c’erano abbracci di benvenuto né sorrisi ad attendere lei e il suo fratellino Pablito,in quella grande villa in marmo a Cannes. Il maggiordomo apriva la porta e chiedeva loro se avevano un appuntamento con il Maestro.
Pablo Picasso provava un perverso piacere a far attendere fuori la sua famiglia e spesso il maggiordomo tornava alla porta con il messaggio: «Il Maestro non può vedervi oggi. Sta lavorando». Il che significava che Paulo, figlio di Pablo e padre dei bambini, doveva riprendere la strada di casa senza aver ricevuto la sua paga da autista. In quei giorni si mangiava una mela per cena.
Quando il Maestro li riceveva, i bambini erano piuttosto terrorizzati dalla sua figura. Picasso urlava contro il loro papà, diceva che non era in grado di mantenere la famiglia, di provvedere ai figli. Lo denigrava, lo sminuiva davanti a loro. Marina ricorda un solo atto di gentilezza: quando al nonno girava bene, schiacciava le noci, le avvolgeva nei fichi e imboccava i nipoti. Da grande Marina capì che anche quello era un gioco perverso, tanto che suo nonno li chiamava “mendicanti”. Dice la donna: «Quando sento la gente parlare del genio di Picasso, sono tentata di rispondere: “Sì un genio di crudeltà”». Era creativo ma aveva un temperamento sadico e lei ha passato tutta la vita a tentare di riconciliarsi con quest’uomo che si credeva dio.
La scorsa settimana Marina ha ricevuto un’offerta di 110 milioni di sterline per “La Californie”, la villa di Cannes ereditata quando aveva 22 anni. Se ne voleva liberare perché è convinta che ospiti ancora il fantasma di suo nonno. O almeno il fantasma di brutti ricordi. Mentre il pittore viveva nell’agio, i suoi nipoti morivano di fame.
Paulo era nato dalla relazione fra Pablo e la ballerina ucraina Olga Khokhlova. Quando questa fu presentata alla mamma dell’artista, fu la stessa futura suocera a dirle: «Poverina, non sai in che cosa ti stai imbarcando. Nessuna donna può essere felice con mio figlio». Infatti il matrimonio finì male. Il Maestro era egoista e intollerante, infedele cronico senza alcuna intenzione di redimersi. Nemmeno negli ultimi giorni di vita di Olga, ormai paralizzata, il pittore si degnò di farle una visita.
Ricorda Marina: «Mio padre crebbe e morì sotto la tirannia di mio nonno. Ne fu distrutto. Era una marionetta nelle sue mani. Lo prese a lavorare come autista solo per trattarlo come un cane». Più Picasso rigettava la sua famiglia, più la famiglia bramava la sua approvazione e il suo affetto.
Marina lo chiama “il virus Picasso”. Vedeva suo nonno come un vampiro che firmava i quadri con il sangue dei parenti. Pablito era ossessionato dal nonno, gli scriveva lettere supplicandolo di riceverlo. Nessuno di loro fu invitato al funerale del Maestro.
Quattro giorni dopo Marina trovò Pablito sul divano: aveva ingerito una bottiglia di candeggina e morì di lì a poco. Il padre Paulo morì due anni dopo, devastato dall’alcol. La modella e musa di Picasso, Marie-Therese Walter, si impiccò. La seconda moglie Jacqueline si sparò alla tempia.
rene burri picasso with revolver and hat of gary cooper cannes 1958
La vendita di “La Californie” forse funzionerà come un esorcismo per liberarsi di questo tragico passato. Intanto sono state messe all’asta ceramiche, sculture e piastrelle realizzate dal l’artista tra il 1947 e i tardi anni '60. E i motivi non sono economici perché Marina alla fine ha ereditato una fortuna inestimabile.
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