FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
1. SEQUESTRATO IN SVIZZERA IL LEONARDO SCOMPARSO
Fabio Poletti per “la Stampa”
Per i soliti sceicchi che erano disposti a spendere fino a 150 milioni di euro per mettere le mani su quel ritratto a olio di Isabella d’Este, l’autore era senza ombra di dubbio Leonardo da Vinci. Per il tribunale di Pesaro che lo ha inseguito per oltre due anni, il quadro la cui attribuzione è ancora incerta, è la prova evidente che tra l’Italia e la Svizzera continua un fiorente traffico di opere d’arte rubate.
Saranno gli esperti a decidere se la tela di piccole dimensioni riapparsa, come nella migliore delle tradizioni, nella cassetta di sicurezza del caveau di una banca svizzera, è davvero quell’opera inestimabile di cui si erano perse le tracce da cinque secoli. Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini gongola per il ritrovamento: «Grande lavoro delle forze dell’ordine».
Ai magistrati della Procura di Pesaro paradossalmente interessa di più sapere quali sono le rotte dei trafficanti tra l’Italia e la Svizzera che inghiotte opere d’arte per rigettarle in un mercato parallelo multimilionario: «Ci sono già decine di indagati».
Il dipinto, di Leonardo o semplice crosta gli esperti se lo litigheranno ancora per anni, rimane sotto sequestro nella banca di Lugano. Tra Pesaro, Fano e Ancona ci sono già perquisizioni e interrogatori. Perchè quel che conta per gli investigatori è ricostruire le rotte dei mercanti che fanno sparire opere d’arte destinate a collezionisti disposti a pagare milioni per un quadro che terranno a loro volta in una cassetta di sicurezza, solo per i loro occhi, come nelle migliori spy story.
I reati contestati agli indagati sono un buon compendio del codice penale: si va dall’associazione per delinquere finalizzata all’illecita esportazione di opere d’arte alla truffa ai danni di società di assicurazione alla violazione delle leggi sull’export di beni tutelati dagli organismi di vigilanza sul patrimonio artistico. Messi neri su bianco dopo quasi due anni di indagine.
LEONARDO DA VINCI ritratto di isabella d este
Da quando, era il 27 agosto 2013, ai magistrati della procura di Pesaro apprendono che un avvocato locale ha in mano una procura a vendere un’opera di piccole dimensioni ma attribuita a Leonardo da Vinci. I magistrati fanno partire una rogatoria per la Svizzera ma le autorità giudiziarie di Lugano rispondono che il quadro è sparito. Forse già finito nel mercato parallelo dei collezionisti. Più facilmente spostato in altri luoghi inaccessibili agli investigatori.
Ci vuole un anno per ritrovare le tracce di Isabella d’Este. Nelle pieghe di una indagine per truffa ad alcune compagnie di assicurazioni i carabinieri raccolgono altre informazioni e nuove piste dettagliate. Il ritratto è in Svizzera, nel caveau di una banca. Questa volta la rogatoria internazionale ha successo. Il quadro è sequestrato. In procura si cercano riscontri al giro di opere rubate. Il ministro esulta. Gli esperti possono continuare a litigare.
2. PER IL PROFESSOR PEDRETTI È AUTENTICO - STRINATI E SGARBI NON CONCORDANO
Elena Del Drago per “la Stampa”
Quando, davanti al ritrovamento di una tela, si arriva a nominare come possibile autore uno dei massimi artisti di tutti i tempi, l’incredulità è legittima. Ma se a fornire l’attribuzione è il maggiore esperto in materia, il problema si complica. Carlo Pedretti, sommo studioso di Leonardo, ha attribuito due anni fa il Ritratto di Isabella d’Este al maestro da Vinci parlando di un «eccezionale dipinto nel quale non esito a riconoscere l’intervento di Leonardo particolarmente nella parte del volto».
Eppure lo scetticismo sembra prevalere tra gli storici dell’arte e mentre Vittorio Sgarbi parla di «una crosta di qualità modestissima che vale al massimo duemila euro», Claudio Strinati dichiara: «Pur potendo osservare soltanto la fotografia, si resta esterrefatti a sentire parlare di cotanto nome. Persino che sia oggetto di un esame scientifico sembra un paradosso, perché mancano i presupposti. Né la stesura della materia, né tantomeno la mano sembrano essere quelli di Leonardo».
LEONARDO DA VINCI ritratto di isabella d este
Ciò che a Strinati sembra urgente sottolineare è proprio l’assenza di un metodo, che invece dovrebbe caratterizzare una disciplina come la storia dell’arte che ha dignità scientifica. «Lasciando da parte i presupposti giuridici dell’operazione, che sono senz’altro validi, in discussione è il procedimento che ha portato a un’attribuzione senza studi e approfondimenti o senza una pubblicazione».
Anche davanti allo scritto di un’autorità riconosciuta negli studi su Leonardo, come Carlo Pedretti, Claudio Strinati non sembra avere dubbi: «Si tratta di una perizia privata, che non può essere considerata una prova scientifica. La critica d’arte è una scienza e se un ricercatore fa una scoperta la deve pubblicare, discutere con i colleghi, esporre la propria tesi. Qui non c’è nessun vaglio, mentre tutti dovrebbero considerare anche la storia dell’arte una disciplina con metodi e cognizioni». Insomma, di fronte a un’ennesima, discussa, attribuzione, ciò che sembra urgente è l’approvazione di un protocollo condiviso.
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