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Giuliano Foschini e Marco Mensurati per “repubblica.it”
Alcuni atleti di punta della squadra statunitense che ha partecipato alle ultime olimpiadi hanno gareggiato a Rio sotto l'effetto di sostanze dopanti. Lo sostiene - documenti alla mano - una crew di hacker, probabilmente russi, che ha bucato il server della Wada, l'agenzia mondiale antidoping, rendendo note alcune carte riservate che testimoniano analiticamente l'assunzione di sostanze proibite: nell'elenco ci sono i nomi più prestigiosi della spedizione Usa, tra questi quello delle sorelle Williams e della campionessa della ginnastica Simon Biles.
"Dopo aver studiato analiticamente i database - scrivono, allegando migliaia di documenti con la dicitura "confidential" - abbiamo capito che decine di atleti erano risultati positivi alla vigilia e durante i giochi. I medagliati olimpici di Rio hanno usato regolarmente sostanze illecite giustificate da certificati di approvazione per uso terapeutico. In altre parole, hanno ricevuto la licenza per il doping".
Uno dei casi più eclatanti portati alla luce è quello di Simone Biles, quattro medaglie d'oro nella ginnastica, che - secondo i documenti - avrebbe assunto metilfenidato, uno psicostimolante, e anfetamine sotto ricetta medica. Più volte i controlli della Wada hanno rilevato la presenza di queste sostanze, anche durante la competizione, ma la positività non è mai stata comunicata perché l'atleta aveva un apposito Tue (therapy use exemption) autorizzato dalla federazione internazionale.
"Se l'autenticità delle carte fosse confermata - spiega a Repubblica una fonte autorevole - non ci sarebbe alcun illecito. Certo risulta comunque quantomeno singolare che una atleta di quel livello abbia gareggiato alle olimpiadi sotto gli effetti di una terapia che di solito si prescrive ai narcolettici ".
Dalle carte hackerate sarebbe risultata positiva alle anfetamine Elena Delle Donne, star del basket americano. Gli hacker russi che hanno firmato il blitz nei database della Wada sono gli stessi che hanno rivelato le mail di Hillary Clinton e che alcuni mesi fa ebbero accesso sempre al database dell'agenzia antidoping mondiale. Fonti di Repubblica confermano l'autenticità di una buona parte dei documenti.
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