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HARAKIRI FERRARI - SUPER PARTENZA DI VETTEL, POI IL BOX DECIDE PER LE 2 SOSTE E VANIFICA I SOGNI DI GLORIA DEL TEDESCO CHE CHIUDE DIETRO HAMILTON - IL CAPO DEL REPARTO CORSE DEL CAVALLINO ARRIVABENE: “CON IL SENNO DEL POI LA STRATEGIA È STATA SBAGLIATA”

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Benny Casadei Lucchi per “il Giornale”

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Quarantacinque vittorie dopo è ancora lì. Giro giro tondo Hamilton. Dove Lewis vinse e rise per il primo dei suoi 45 Gran premi, eccolo rivincere e ridere di nuovo e, di più, onorare alla radio il suo idolo Muhammad Alì, «danza come una farfalla e pungi come un'ape..» la frase presa in prestito prima di scendere dalla sua Mercedes e inscenare un balletto di gambe proprio come faceva Alì.

 

Ed eccolo, poi, Lewis sul ring di Montreal domandare a Sebastian la cosa più semplice e crudele del mondo, quasi un destro al volto per il ferrarista: «Ma perché avete fatto il pit stop così presto?». Come dire: ma perché mi avete regalato la gara? La risposta a caldo non arriva, troppo duro il colpo ricevuto, Sebastian se ne sta ritto in piedi, pensa al suo secondo posto, sorride stordito, ma in fondo barcolla nell'animo, nei pensieri, nelle certezze.

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Sì, perché Ferrari hai deciso quella prima sosta anticipata (giro 11, sotto virtual safety) quando eri prima, quando tenevi comodamente dietro l'asfissiante Mercedes di Hamilton, quando al via avevi visto il tuo Seb pennellare quella partenza magica all'esterno che aveva beffato il duo germanico finito persino, tanto era choccato, a toccarsi alla prima chicane?

 

Sì, Ferrari, perché hai deciso quella sosta così presto e prima dei rivali diretti e da lepre in fuga ti sei trasformata in cacciatrice confusa e incapace di recuperare quei 4-5-6 secondi che da lì in poi ti hanno separato dalla vetta?

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Arrivabene, che come Vettel ha la faccia del pugile suonato, ammette onestamente che «con il senno del poi la strategia è stata sbagliata, ma in quel momento, con il degrado che avevamo riscontrato sulle gomme, sembrava giusta...». Dong. Più tardi, ripresa lucidità, anche Seb dirà più o meno le stesse cose, erigendo una muraglia a protezione del team:

 

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«Col senno del poi facile fare gli espertoni, col senno del poi anche un bambino direbbe che era meglio una sosta sola e non due... avevamo deciso così, pensavamo che il degrado di ultrasoft e soft sarebbe stato maggiore e invece... Ma a Maranello abbiamo i migliori strateghi che abbia mai incontrato, ero d'accordo anche io, guardiamo il lato positivo, la macchina ora c'è... non dovete agitarvi».

 

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Seb sembra un bravo secondo sul ring che asciuga il sudore al suo pugile, che lo rinvigorisce prima che si rialzi e torni a combattere. Perché la Ferrari non ha il colpo del ko ma forse, da ieri, ha la certezza di poter comunque arrivare all'ultima ripresa per fare qualcosa, non foss'altro chiudere onorevolmente questo mondiale, lottando fino all'ultimo.

 

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Campionato riaperto infatti, 116 punti Nico, 107 Lewis, 78 Vettel che in fondo ha diritto di sognare sempre che la Rossa la smetta di fare la masochista. Punti e sogni gettati a Barcellona, vittoria gettata ieri, quasi che la maledizione di Abu Dhabi 2010, quando ad essere buttato via (e sempre per strategia) fu un intero mondiale, non volesse dare pace agli uomini di rosso vestiti che fin qui si sono dannati per mettere una pezza alla falsa partenza 2016.

 

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Perché le novità portate a Montreal hanno funzionato, il nuovo turbo ha dato più cavalli e più affidabilità, e le procedure in qualifica per scaldare le gomme hanno uniformato le prestazioni per evitare i cali riscontrati negli ultimi Gp tra libere e qualifiche. Tutto sembra andar meglio. Tranne le strategia. E ovviamente... Raikkonen.

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