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DAGOREPORT – QUANTO DURERA' LA STRATEGIA DEL SILENZIO DI GIORGIA MELONI? SI PRESENTERÀ IN AULA PER…
Emanuela Audisio per “la Repubblica”
The People' s champ è tornato a casa. Il campione della gente è nella sua terra. Finirà qui dove tutto è iniziato. E non nel deserto dell' Arizona dov' è morto. Ha voluto così Muhammad Ali che prediceva i round in cui buttava giù l' avversario e che da anni aveva programmato il suo funerale, con rito islamico, ma aperto a tutte le religioni.
«Ognuno ha la libertà di pregare il suo Dio». Louisville, Kentucky, era casa sua. Qui era nato, Cassius Clay, al numero 320 di Grand Avenue, zona ovest della città, in una piccola villetta rosa, oggi restaurata per 250 mila dollari e resa museo.
Qui a 12 anni si era messo a piangere perché gli avevano rubato la bicicletta e un poliziotto (bianco), Joe Martin, consolandolo gli aveva detto: «Noi ci alleniamo ogni giorno in palestra, ti lascio il foglio per l' iscrizione ». Qui a 18 anni nel fiume Ohio aveva buttato quella medaglia d' oro vinta nel '60 a Roma, dopo che si era visto rifiutare l' entrata in un bar: «Se non mi servi nemmeno a bere vuol dire che vali nulla».
Qui nel '61 era uscito dalla Central High School non tra i primi studenti della classe (ora hanno un programma a suo nome) e lui sull' essere un po' asino non mentiva. Qui quando tornò con l' oro olimpico un gruppo di ricchi investitori bianchi, conosciuti come il Louisville Sponsoring Group, gli diede un bonus di diecimila dollari in cambio di una percentuale sui suoi guadagni da professionista.
E lui corse a comprarsi una Cadillac. Qui ieri l' imam Zaid Shakir, co-fondatore dello Zaytuna College di Berkeley, in California, ha pregato per lui insieme a 16 mila persone, celebrità, donne con velo, uomini in jeans, ma tutti con i cellulari in alto a filmare e a scattare. E anche quando Sherman Jackson, leader musulmano, si è sgolato a dire che «Ali appartiene a tutti, al mondo intero e non solo ai neri, perché lui non odiava nessuno», la gente in piedi ha continuato a fotografarsi.
Nella stessa Freedom Hall di Louisville dove Clay aveva battuto Willi Besmanoff nel 1961 nel suo primo combattimento da professionista, quasi a significare che in vita anche i pugni possono avere una fede. E qui oggi verrà sepolto dopo una lunga processione che attraverserà la città nel cimitero di Cave Hill, una volta ricovero per gli appestati, non lontano dal tempietto del colonello Sanders, famoso inventore del Kentucky Fried Chicken. Se il colonello ha servito nel mondo pollo fritto per tutti, Ali ha servito bellezza pugilistica e resistenza morale. Anche al morbo di Parkinson per 32 anni.
Louisville si è messa in fila dall' altra notte per accompagnarlo nell' ultimo viaggio. Donne anziane, giovani, hanno aspettato ore per prendere i biglietti dell' orazione funebre e per la cerimonia d' addio ufficiale che oggi lo celebrerà allo Yum Center, 35 mila posti. Biglietti gratis, così ha voluto lui, che al prezzo politico di un dollaro apriva i suoi allenamenti alla gente.
Per questo da Bob Gunnell, portavoce della famiglia, è stato fatto l' annuncio contro i bagarini e contro chi già rivende a 100 dollari al mercato nero e su Internet i biglietti della cerimonia. «Siamo disgustati da questo oltraggio. Chiediamo anche discrezione alle tv per l' ultimo atto privato, non vogliamo la scena filmata dagli elicotteri della bara che scende dalla tomba». Anche se Ali è stato il primo campione ad inventarsi pubblicitario e ad autopromuoversi.
Per finire in copertina su Life fece anche uno scatto subacqueo, inventando che lui si allenava sott' acqua, «per questo sono il peso massimo più veloce della terra» e così Flip Schulke lo fotografò in una piscina a Miami. Peccato che Ali non sapesse nuotare. Ma è giusto così: chi è di tutti deve essere anche un po' proprio. E nel momento della sepoltura la famiglia vuole riavere il suo Ali segreto: il padre, il marito, il fratello, l' amico, il nonno.
Oggi una processione lo accompagnerà per tutta la città che ha chiuso strade e invitato a non uscire in macchina. Un gruppo di volontari da due giorni sta ripulendo Louisville con un' iniziativa verde in suo onore. 17 auto seguiranno la sua macchina funebre. Lui che in giacca e cravatta accompagnava le marce civili sarà seguito dal suo popolo nel suo ultimo viaggio e attraverserà quel Muhammad Ali Boulevard che porta già il suo nome.
Anche a Grozny in Cecenia gli hanno appena dedicato una strada e a New York sulla 33esima.
Allo Yum Center parleranno le celebrità: l' amico ed ex presidente Bill Clinton, l' attore Billy Crystal, che lo prese amichevolmente in giro in uno show, le figlie, Lonnie, l' ultima moglie. Mentre non parteciperà Obama (a meno di sorprese), si potrebbe manifestare Donald Trump. C' è il presidente turco Erdogan: «Ha detto che l' Islam non è una religione che uccide».
A portare la bara saranno in tanti. Si alterneranno: suo fratello Rahman, Jerry Ellis, fratello di Jimmy, suo sparring, i cugini John Grady e Jan Wadell, il sindaco Harvey Sloane, John Y. Brown, ex governatore del Kentucky, il nipote Ibn Ali, il cognato Komawi Ali, John Ramsey, amico di famiglia, l' attore Will Smith che lo ha impersonato al cinema, Lennox Lewis, ex re dei massimi.
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Ma anche due avversari e campioni che devono tutto a lui: Larry Holmes, che dopo averlo battuto, si mise a piangere e gli chiese scusa, e George Foreman che uscì dalla notte di Kinshasa devastato dalla sua grandezza, ma anche capace di riconoscerla e usarla per rinascere. Pesa ancora così tanto Ali: resta il metro per misurarsi con il mondo.
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