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Roberto Procaccini per “Libero Quotidiano”
«Odio il tennis». C’è un prima e un dopo questo incipit, c’è un prima e un dopo il libro cui questa dichiarazione dà inizio. Perché Open, autobiografia del tennista Andre Agassi (Einaudi,collana Stile Libero) è uno spartiacque dal duplice valore: con il suo successo di vendite, ha portato l’editoria italiana a concentrare maggiore attenzione sui titoli di sport. E ha cambiato il corso stesso della letteratura sportiva nel nostro Paese: volume dall’indubbio valore narrativo, Open ha spinto autori ed editori ad alzare la qualità dei propri lavori.
I risultati della svolta non hanno tardato a farsi sentire. A poco più di tre anni dall’uscita dell’autobiografia di Agassi in Italia, il responsabile di una delle principali librerie Feltrinelli d’Italia commenta: «I libri di sport sono un filone aureo: oggi vendono di più di quelli di cucina».
I casi di successo non sono pochi. Si pensi a Un giorno triste così felice, biografia di Socrates (66thand2 nd editore, pagine 352, 17 euro) scritta da Lorenzo Jervolino dopo un viaggio in Brasile alla ricerca delle radici e dell’identità dell’asso di Corinthians e Fiorentina.Oppure a The Fall - ascesa e caduta di Lance Armstrong, libro-inchiesta sul campione negletto del ciclismo a opera della reporter statunitense Juliet Macur (Sperling&Kupfer, pagine 372, 18 euro).
Altrimenti si può citare il caso di Calciatori di sinistra di Quique Peinado (Isbn editori, pagine 256, 21 euro), viaggio nell’impegno politico nella storia del football da Socrates (ancora lui) al nostro Cristiano Lucarelli, così come Lo Zen e l’arte della corsa (Ultra, pagine 185, euro 13,90), rilettura in chiave filosofica del running a opera del cattedratico statunitense Larry Shapiro.
L’elenco è necessariamente parziale. Si potrebbero citare ancora altri titoli e altri temi. Allo stesso modo non è possibile definire in maniera univoca l’espressione «successo commerciale»: per le grandi case editrici si aggira oltre le 50mila copie vendute, per gli indipendenti molto più in basso. Rimane che, si parli di pugilato o di podistica, da qualche anno la possibilità per i libri di sport di aver un buon esito di pubblico si sono moltiplicate.
«Il merito di Open è quello di aver ampliato il pubblico di lettori del genere» è il parere di Carlo Musso, responsabile editoriale della saggistica di Sperling&Kupfer «il libro è uscito dal circolo degli appassionati di tennis e ha saputo parlare alle donne». La premessa è d’obbligo: l’autobiografia di Agassi non è solo un libro sul tennis, ma è il racconto tranchant dei dolori e della fatica di una persona che arriva ad essere un campione pluridecorato.
SPAREGGIO PORTOGALLO SVEZIA CRISTIANO RONALDO IBRAHIMOVIC
«Lo stile del memoir ne risulta rivoluzionato: non più raccolta di aneddoti, ma rivelazione sulle proprie battaglie intime continua Musso «gli sportivi sono moderni eroi, questa una nuova forma di epica». Il valore dei racconti pone il problema della qualità della redazione. Agassi ha scelto di farsi affiancare nella stesura della propria biografia da J. R. Moehringer, giornalista premio Pulitzer che ha apportato all’opera la propria sensibilità narrativa.
Zlatan Ibrahimovic, per citare un altro caso di successo, per il suo Io, Ibra (Rizzoli, pagine 296, 13 euro) ha scelto il romanziere David Lagercrantz. Gli atleti, insomma, hanno avuto bisogno di penne di alto profilo.
«Open ha portato una spinta verso la letteratura sportiva» spiega Isabella Ferretti, cofondatrice di 66thand2nd, casa editrice nata nel 2008 portando nel dna particolare attenzione al genere «fino a qualche anno fa giornalisti e scrittori italiani consideravano riduttivo per la propria professionalità scrivere di sport. Lo consideravano un argomento troppo basso». Ma la letteratura sportiva ha valore proprio: «Negli Stati Uniti è disciplina insegnata nelle università» aggiunge «la considerazione sta cambiando anche qui».
Il viaggio nelle librerie italiane della biografia di Agassi non è finito. Uscito nella primavera del 2011, nel settembre del 2012 era ancora nella top ten della classifica generale delle vendite, mentre oggi risulta il primo nella top five della categoria Varia nelle rilevazioni Gfk per il Corriere della Sera. Il suo seme è tuttora in circolazione. Con l’autobiografia di Agassi coesistono libri di successo dal profilo letterario affatto pretenzioso (come i titoli sportivi delle collane Centouno e Milleuno di Newton& Compton), così come vanno forte gli instant book che cavalcano fatti di cronaca o ricorrenze.
«Alcune trasformazioni sono però chiare» sostiene Federico Pancaldi, direttore editoriale di Ultra, collana di varia di Castelvecchi divenuta nel 2013 marchio indipendente «in Italia scrivere di sport non vuol dire scrivere di calcio. L’interesse del pubblico è molto più ampio e ci sono nicchie molto forti,mentre il tifoso della Serie A,magari, è più attento al linguaggio televisivo, o a quello del web, piuttosto che quello letterario».
Se l’interesse è rivolto prevalentemente verso le biografie e gli sport individuali (dove maggiore è il senso della sfida personale), non soffrono le monografie e le inchieste. «Il pubblico» conclude Pancaldi «non è più quello degli appassionati che vogliono essere accarezzati nei loro entusiasmi. Oggi accoglie con favore anche i lavori che affrontano le loro passioni in maniera problematica».
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