
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
Federico Danesi per “Libero Quotidiano”
Sono insopportabili questi francesi. Sino alla vigilia dei Pirenei, hanno esaltato le imprese di Vincenzo Nibali sperando in cuor loro che uno tra Peraud, Pinot e Bardet facesse saltare il banco. E ora, invece di accontentarsi della doppia presenza sul podio del Tour, affondano il colpo.
Quel che è peggio lo fa Le Monde, quotidiano che di fronte ai trionfi targarti Armstrong si è sempre levato il cappello mai avanzando il benché minimo sospetto, salvo poi diventare paladino della legalità non appena i venticelli sul texano si sono fatti tormenta. Questa volta l’arma è più sottile, quella dell’insinuazione pura e semplice (le stesse lanciate per il selfie del polacco Huzarski dopo la scalata all’Hautacam: «Non è malsano, è normale dopo una salita del genere», si difende lui), del sasso lanciato con lamano che è già nascosta.
«Un dominio giudicato sospetto da certi professionisti della lotta antidoping - si legge nel fondo di commento al Tour - come gli ispettori dell’Ufficio Centrale per la lotta contro gli attentati alla Salute Pubblica che hanno sorvegliati tutto quello che succedeva attorno all’Astana».
Perché nel mirino in realtà c’è il carrozzone messo in piedi da Alexandre Vinokourov, anche lui figlio di quel vecchio ciclismo tanto da essere squalificato per doping. Lui puzza, ma non è così per Bjarne Riis al quale è bastato confessare di essersi dopato quando vinse il Tour ’96 ed è ora l’incensato team manager di Contador. Le Monde, bontà sua, riconosce però a Nibali di essere stato super controllato: ben 22 volte dall’inizio del Tour, tanto che nulla potrà essere nascosto. E arriva un’altra stoccata: «Controlli tutti negativi, in attesa dei risultati completi».
Ci sperano, a costo di veder sputtanata la loro corsa,pur di far vincere quel revanchismo che è nel loro Dna. Eppure Nibali ha vinto il Tour dalle medie più base degli ultimi anni e per fortuna glielo riconoscono gli altri.
Come L’Equipe, quotidiano edito dagli organizzatori del Tour, che evidenzia come «il siciliano ha fatto molto di più, restituendo un po’ di umanità alla corsa». Sulla stessa scia Le Figaro che sottolinea come la vittoria di Nibali «apre una nuova era» e Le Parisien che parla di «un podio che passerà alla storia».
Gli spagnoli si inchinano,Marca parla di «tripla corona» di Nibali e As ricorda come la vittoria in questo Tour sia in fondo nata con la Vuelta 2010 nella quale il siciliano scoprìdi essere adatto a corse come queste. E il Wall Street Journal allo Squalo dedicauna grande fotografia in prima pagina, con lo sfondo dell’ArcdeTriomphe.
The Guardian invece evidenzia somiglianze e differenze tra i successi diMarcoPantaninel1998 eNibaliadesso, sottolineandocome iduesianoprofondamente diversi, accomunati però dalla scuola italianacapace di rialzare la testa.OraEnzo pensa a Ponferrada e a quelMondiale che in casa spagnola averebbe un gusto ancora più dolce. Anche per far tacere questi francesi incapaci di perdere.
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