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ECCO COME STANNO UCCIDENDO IL CALCIO (PER FARE PIU' SOLDI) - I TOP CLUB D’EUROPA ACCELERANO VERSO LA SUPERLEGA, CHE SEPPELLIRÀ LA CHAMPIONS LEAGUE - TORNEO CON PARTECIPAZIONI FISSE IN BASE AL PRESTIGIO E UN BLOCCO “VARIABILE” - PIU' SHOW, PIU' SOLDI: ECCO PERCHE' I CAMPIONATI NAZIONALI PRESTO SPARIRANNO

Andrea Sorrentino per “la Repubblica”

il barcellona festeggia la vittoria contro la juve in championsil barcellona festeggia la vittoria contro la juve in champions

 

Che belli i quarti di Champions, col derby spagnolo Barça-Atletico e quello del Golfo, Psg-City. Anche l'Europa League vibra, con Borussia-Liverpool e Athletic-Siviglia su tutti.

Ma l' Italia, tra le 16 regine, non c' è. Siamo un paese che spende 240 milioni l' anno per i diritti tv della Champions, secondi solo all' Inghilterra, ma dal 2010 vediamo sempre in campo gli altri quando il gioco si fa duro, con l'eccezione della Juve 2015. C' è qualcosa, anzi molto, che non torna.

 

Nel nostro calcio, ma anche nel sistema europeo: è già qualche anno che la Champions League non convince i grandi club, che sono l' anima e la ragion d'essere del torneo più importante del mondo. Infatti proprio loro vogliono cambiare il torneo, e lo faranno, dal 1° luglio 2018.

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Ci sono le intenzioni e i progetti in embrione, nulla di deciso perché prima ci saranno passaggi tecnici da superare (compreso il complicato accordo con l'Uefa), ma si ragiona su una futura struttura: Champions a 24 o a 32 squadre, con un blocco di partecipanti fisso stabilito in base al censo e alla tradizione (vittorie nelle coppe europee o nei propri campionati, partecipazioni a finali di coppa) e un blocco variabile con le prime dei vari campionati.

 

Sarebbe una Champions con più partite nella prima fase (gruppi da 6, 8 o magari 12 squadre) che fatalmente andrebbe a intasare il calendario con relativa sofferenza delle nazionali, altro evento inevitabile: in futuro si andrà verso un' ulteriore erosione dello spazio dei tornei per nazioni, in favore dei club.

 

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Si arriva a tutto ciò perché la nuova struttura della Champions imposta da Platini, che ha dato maggiore spazio alle nazioni meno rappresentate (per allargare la sua base elettorale, non per altro), ha fatto crollare il livello tecnico della prima fase, con molte partite di scarso richiamo e con l' approdo agli ottavi di club di secondo piano, che spesso generano scontri fratricidi come gli ultimi Bayern-Juventus e Arsenal- Barça, mentre di là giocavano Wolfsburg-Gent o Benfica-Zenit.

 

Cala lo spettacolo, ma di questo passo caleranno anche i ricavi. Infatti sono proprio i tre club più importanti e più ricchi (Barcellona, Bayern e Real Madrid) più il blocco inglese che spingono per organizzare una nuova Champions. Lo ha ribadito Rummenigge all' Equipe, elencando le squadre che potrebbero far parte del nuovo torneo (e citando solo la Juve tra le italiane, ahi). L' ha confermato il vicepresidente finanziario del Barça, Susana Monje, a La Vanguardia: «Dobbiamo promuovere una lega europea con i club in una posizione di controllo».

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Florentino Perez non ne parla ufficialmente, ma si sa che spinge come un dannato per il cambiamento. I principali cinque club inglesi si sono fatti beccare dal "Sun" in una riunione segreta a Londra a fare gli americani con Charlie Stillitano di Relevent Sports, che non vede l' ora di organizzare un piano televisivo per la nuova Champions che coinvolga gli Usa. Insomma, le cose si stanno muovendo in fretta. Bisogna migliorare la qualità e l' appeal del torneo, altrimenti i ricavi non saliranno più, anzi scenderanno.

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Lo sostiene anche Andrea Agnelli: se la Champions League, vista da 2 miliardi di persone, genera ricavi per 1,6 miliardi, mentre l' Nfl, con un pubblico di 300 milioni di americani, ne genera 5,5, vuole dire che in Europa stiamo dormendo di brutto. Il torneo cambierà migliorando la qualità della competizione, quindi degli attori. Il pubblico nel mondo vuole vedere le grandi, quelle che hanno tradizione e storia, altrimenti cambia canale.

 

E che della rivoluzione ne beneficino quelli che spendono di più, è una conseguenza persino necessaria. Del resto è il denaro che bisogna inseguire, come ben sa la Fifa di Gianni Infantino: il primo sponsor della nuova era, fino al 2030, sarà la cinese Wanda Group, che ha rilevato Infront, il cui presidente è Philippe Blatter, proprio il nipote del vituperato Sepp. Di cosa parliamo, quando parliamo di calcio? Di profitti e ricavi, ovvio.