DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E…
Filippo Bonsignore per corriere.it
Allegri-Adani, atto secondo. Senza polemiche, con toni tutto sommato concilianti, qualche puntura ma senza trascendere. Ad una settimana dallo scontro post Inter-Juve, il tecnico bianconero e l’ex difensore, ora commentatore di Sky, si sono ritrovati sul ring dopo Juve-Toro. Ed è stato un dopo partita lunghissimo per i tempi inconsueti di permanenza di un allenatore ai microfoni, tempi che sono regolati dalla Lega Calcio. Allegri è rimasto 23 minuti a parlare, prima del derby («Pareggio meritato, la sconfitta sarebbe stata ingiusta») poi dei temi su cui si è accesa la rissa verbale la scorsa settimana.
Al gong, sono rimaste cristallizzate le due visioni differenti del calcio: Allegri fedele al risultato ad ogni costo, Adani idealista dell’estetica e del bel gioco. Max riassume: «Il calcio non è una scienza esatta, è arte. Quello che fanno Ronaldo e Messi è arte. Puoi prendere tutti i foglietti che vuoi e scrivere…». «Che cosa puoi fare per far diventare dominante la Juve?» domanda Adani, che chiede anche un parere sulla sconfitta del Liverpool contro il Barcellona in Champions League. Il tecnico bianconero risponde: «Ho allenato Milan e Juve: sono club che hanno Dna e contesti diversi. Non si può scimmiottare altri club, come Bayern Monaco o Barcellona, ognuno ha la sua identità. Il Liverpool? Ci sono categorie come in tutte le cose, giocatori di livello che fanno la differenza. Loro e il Barça hanno avuto quattro palle gol a testa, ma il livello del Barcellona è superiore e ha fatto tre gol. L’avevo detto ad ottobre che il Barcellona era il grande favorito per la vittoria della Champions, ha gente che fa la differenza».
Anche la Juve ha uno come Messi, vale a dire Cristiano Ronaldo, obietta Adani. «Con l’Ajax siamo andati in difficoltà dopo aver subito il pareggio, c’era troppo timore, bisognava mantenere la serenità» analizza Max. Che poi ribadisce: «L’allenatore ha il dovere verso l’azienda di portare in fondo i risultati, poi come si portano in fondo è opinabile. Però c’è un dato di fatto, quelli che vincono sono pochi, anche qui ci sono le categorie. In cinque anni abbiamo vinto cinque scudetti e disputata due finali di Champions League e non credo che abbiamo sempre giocato male, poi ci sono le mode…». Sono, in ogni caso, prove di tregua: «Quello che è successo sabato mi è dispiaciuto, era solamente uno sfogo dopo la partita — chiarisce Allegri —. Si parla tanto di evoluzione del gioco, ma come dico sempre credo che non sia tutto da buttare quello che ci hanno insegnato i vecchi allenatori. Parlo per i nuovi allenatori che devono crescere: fare questo lavoro è un mestiere difficile. Significa avere sensibilità e percezione, capire i momenti della stagione, altrimenti diventa tutto troppo scientifico. Poi rispetto i criteri di tutti, è giusto che vengano fatte delle critiche». Sipario definitivo?
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