“IL DIABETE NON È UN MURO INVALICABILE, MA SOLO UN OSTACOLO, COME TANTI ALTRI” – EMANUELE RAO, CALCIATORE CLASSE 2006 ARRIVATO IN PRESTITO AL BARI DAL NAPOLI, PARLA DELLA MALATTIA CRONICA CHE GLI È STATA DIAGNOSTICATA QUANDO AVEVA 9 ANNI: “DURANTE LE PARTITE AVEVO SEMPRE FAME, TREMAVO, NON CAPIVO COSA MI STESSE SUCCEDENDO. I MIEI GENITORI, ENTRAMBI INFERMIERI, MI FECERO FARE DELLE ANALISI: LA GLICEMIA ERA ALLE STELLE” – NONOSTANTE LA SUA CONDIZIONE, IL 19ENNE È CONSIDERATO UNO DEI MIGLIORI TALENTI ITALIANI IN CIRCOLAZIONE: I PARTENOPEI LO HANNO PRESO DALLA SPAL APPROFITTANDO DEL FALLIMENTO DELLA SPAL…

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Estratto dell’articolo di Dimitri Canello per www.corriere.it 

Io, il calcio e il diabete. Il roveretano Emanuele Rao giocherà la prossima stagione in Serie B con la maglia del Bari. Dopo settimane d’attesa, è arrivata l’ufficialità: il classe 2006 è stato ceduto in prestito secco dal Napoli al club pugliese, dopo essere passato nei giorni scorsi dalla Spal agli azzurri a titolo definitivo. […]

Nato a Rovereto il 28 marzo 2006, Rao è un esterno offensivo rapido e tecnico, abile nel puntare l’uomo e accentrarsi per calciare di destro. Cresciuto nel settore giovanile della Spal – con una parentesi nelle giovanili del Chievo – ha vinto il campionato Under 18 nel 2022 e ha esordito tra i professionisti nel settembre 2023, in Serie C, contro il Perugia. […]

Nella stagione appena conclusa è stato tra i pochi a brillare in una Spal in difficoltà: 37 presenze su 38 partite, 5 reti e 2 assist. Le sue prestazioni lo hanno consacrato come uno dei prospetti più promettenti della leva 2006. Non a caso ha già collezionato presenze con le nazionali giovanili italiane, dall’U17 all’U19. Tanto che il Napoli ha deciso di investire su di lui e di spedirlo in B a Bari a maturare. […]

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La sua storia personale ha fatto notizia nel gennaio scorso, quando Rao ha raccontato pubblicamente – tra le altre anche a Cronache di Spogliatoio e sul sito ufficiale della Spal – di convivere dal 2015 con il diabete mellito di tipo 1, diagnosticato quando aveva solo nove anni: «Giocavo nel Chievo e durante le partite avevo sempre fame, tremavo, non capivo cosa mi stesse succedendo. Durante la notte andavo più volte in bagno e avevo molta sete. Una situazione anomala, che fece alzare le antenne ai miei genitori. Entrambi infermieri, mi fecero fare delle analisi: la glicemia era alle stelle», ha raccontato

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Ricoverato a Trento proprio nei giorni di Natale, ricevette una diagnosi che avrebbe potuto metterlo in ginocchio. Ma non fu così: la prima cosa che chiese ai medici fu se avrebbe potuto continuare a giocare a calcio.

Da allora ha imparato a convivere con la malattia. Prima le siringhe, poi il microinfusore, che oggi gestisce con autonomia anche durante le partite: lo stacca durante il gioco e lo riattacca negli spogliatoi all’intervallo per somministrarsi l’insulina necessaria.

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«Non è un muro invalicabile – dice – ma solo un ostacolo, come tanti altri. Non bisogna avere paura. Il sostegno della mia famiglia è stato fondamentale, così come quello degli staff medici e tecnici. Avere il diabete non mi ha impedito di inseguire il mio sogno». […]

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