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Da LaStampa.it
Nonostante la squalifica a vita per doping, Lance Armstrong non è mai stato trovato positivo ad un test antidoping. E il ciclista statunitense è sicuro che non l'avrebbero mai trovato positivo perché utilizzava un sistema «conservativo». «Non ero mai positivo, mai, perché il piano era molto conservativo», ha detto Armstrong nella seconda parte dell'intervista con cyclingnews.com.
Lo statunitense 41enne, oltre alla squalifica a vita, è stato privato anche dei suoi sette titoli al Tour de France, quando l'Usada, l'Agenzia Antidoping degli Stati Uniti, ha reso pubblica un anno fa l'indagine su di lui.
A gennaio e dopo anni di richieste, il texano ha ammesso in un'intervista televisiva che effettivamente aveva preso delle sostanze proibite durante gran parte della sua carriera. «Il piano era conservativo -ha ripetuto-, per niente rischioso e matematico», ha aggiunto descrivendo il programma di doping della squadra Us Postal.
Armstrong ha ammesso di capire di non avere più credibilità e si è detto dispiaciuto che le sue bugie abbiano alimentato la speranza delle vittime del cancro, malattia che lui ha superato. «Ho dato loro speranze, ho fatto pensare che la storia era perfetta. Mi piacerebbe cambiare tutto questo, ma non posso». L'ex ciclista si è detto anche dispiaciuto di essere stato tanto aggressivo con i giornalisti che sospettavano di lui. «à stato un tremendo errore».
Lo statunitense ha poi assicurato di aver iniziato a doparsi nel 1995 durante quello che ha denominato un «movimento tettonico», che ha elevato il livello del doping nello sport della bicicletta. «Sentivamo che non c'era altra possibilità . Ovviamente c'era, saremmo potuti andare tutti a casa, ma sentivamo che per competere a quel livello non c'era un'altra opzione». Nonostante abbia iniziato a doparsi nel 1995 e lo fece almeno fino al suo ritiro nel 2005, quando vinse il suo settimo Tour, l'ex ciclista ha assicurato che «il 99 percento» della sua carriera non ha niente a che vedere con il doping.
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