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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Carlo Alberto Bucci per “la Repubblica”
«Naturalia non sunt turpia», verga Félicien Rops nella fotocalcografia del 1895 Holocauste. E al motto latino aderisce Riccardo Mannelli nel momento in cui mette in scena “l’oscenità” di una modella nuda che, nell’incisione del 2015 Io ti guardo, esibisce, quasi ostenta, i genitali. I lavori di Rops e Mannelli sono protagonisti dell’esposizione che, fino al 20 marzo, è aperta alla Philobiblon di Roma e che è in progetto di essere ospitata a fine mese al Palazzo Ducale di Urbino.
Curata da Luca Arnaudo e Matteo Ghirighini, la “mostra impossibile” mette a confronto le grafiche del grande simbolista belga (1833-1898) e i disegni, i dipinti, ma anche 5 acquaforti e acquetinte, dell’illustratore e pittore pistoiese, classe 1955, romano d’adozione. Un secolo divide le loro penne, i loro inchiostri, le immagini realizzate per testate satiriche, riviste di poesia, quotidiani.
Eppure l’idea di restare ancorati al presente propugnata dall’interprete delle poesie di Mallarmé e Péladan (per Rops il pittore deve dipingere «le passioni e l’intepretazione psicologica» del proprio tempo, anziché «i costumi e gli accessori»), si rispecchia nello scavo grafico di Mannelli e nel suo «far raccontare ai corpi quella spaventata violenza che percepivo dissimulata dietro le maschere dissimulate dei volti». Da qui Le paradis de Mahomet del 1867 di Rops, acquaforte compresa nell’opera Tableaux des moures du temps.
Da qui, la satira di Mannelli che trova nell’impaginato dei quadri un tempo solenne e a-storico: come nella composizione, che cita l’iconografia della crocifissione, ma virata al femminile, della tela Si esclude la matrice terrorista ( 2007). La citazione del mondo classico è presente nelle scene erotiche di Rops, dove giovani cocotte si accoppiano con vecchi satiri.
E classico per Mannelli è Rops, tanto da citarlo, e omaggiarlo, nel 2014 con Pornovitality, rielaborazione della celeberrima La dame au cochon . In questo dialogo a due fuori dal tempo, possiamo apprezzare le differenze di stile: nel nudo disteso di Canicule ( 1899) è il tratto mosso, libero, vitale della sgorbia di Rops a caricare il foglio di quell’erotismo, di quel caldo, che la ragazza, ancora, non esprime.
Invece, il segno a cui Mannelli affida i nudi della serie Sono una donna, ammazzami , al di là della denuncia del femminicidio, dimostra l’adesione ossessiva al dato di realtà, frutto di una tecnica portentosa nel riprodurre in maniera lenticolare un’umanità indifesa. Iperanalitico, Mannelli si affida però al semplice candore dei bianchi a pastello per illuminare i corpi, e i sentimenti, denudati e martoriati.
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