DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1%…
Guglielmo Buccheri per “La Stampa”
C'è un' aria nuova che ha attraversato la prima parentesi di stagione e nasce da una combinazioni di fattori: qualità (dei ragazzi) e coraggio (dei tecnici) giocano al fianco di una beata gioventù in rampa di lancio.
LE ROSE DA 25
Così accade che Manuel Locatelli, 18 anni, spinga il Milan sul 3 a 3 contro il Sassuolo (finirà con la vittoria rossonera) grazie ad una saetta da fuori area, ma anche che Andrea Petagna (21) si regali il terzo centro in A mandando al tappeto il Napoli con la sua Atalanta o che Antonio Barreca (21), granata di fede e formazione, giochi la terza partita di fila e per novanta minuti.
Guardando i numeri dell' ultimo lustro, sono cinque anni che la tendenza non cambia: intorno al 30 per cento è il peso dell' utilizzo degli under 23 in serie A, al 12-13 per cento quello dei giovani italiani, ma la differenza di questo campionato rispetto a quelli dal 2012/13 ad oggi è che in campo i ragazzi azzurri ci vanno più spesso e con risultati migliori. Il motivo? Le doti tecniche, sicuramente.
Poi, il rischio calcolato che si stanno assumendo allenatori come Montella al Milan, Inzaghi alla Lazio, Gasperini all'Atalanta. Mihajlovic al Toro o Di Francesco al Sassuolo, solo per citare i tecnici che danno più spazio alla linea verde, o addirittura, verdissima. E non va dimenticata la rivoluzione voluta dal governo del nostro calcio che ha obbligato i club a liste di 25 giocatori, di cui quattro di formazione nazionale e quattro cresciuti nel proprio vivaio.
MENTAL COACH E SILENZIO
La miscela è esplosiva e il movimento sembra guadagnarne. Per capirlo basta dare un'occhiata alla possibile formazione dell' Under 21 attesa, martedì prossimo, dal viaggio in Lituania per strappare in anticipo il pass europeo (serve un solo punto): il portiere Cragno del Benevento è l'unico a giocare in B perché Conti, Caldara e Petagna (Atalanta), Biraschi (Genoa), Barreca e Benassi (Torino), Verre (Pescara), Cataldi (Lazio), Di Francesco (Bologna) e Ricci (Sassuolo) sono tutti abituati al grande palcoscenico, o stanno per farlo. La beata gioventù, oggi nelle rappresentative nazionali, mostra i tatuaggi, ma anche una saggezza che ti può sorprendere.
Parlano molto, ma fra di loro. «Sanno che i riflettori si possono spegnere in un attimo. Per questo, se possono, evitano interviste o proclami...», spiegano dalla federazione. In molti, vedi Petagna, si rivolgono al mental coach perché «allenare la mente è come allenare il fisico...».
E, poi, è una crescita passata anche dalla tentazione di mollare tutto. «Quando sei giovanissimo conta solo vincere, ma, per me è sbagliato: io - racconta il debuttante fra i ragazzi dell' Under 21 Morosini - ero gracile, altri avevano fisici più possenti e, a quell' età, conta molto, fa la differenza. Così, cresciuto nell' Inter, ad un certo punto ho pensato di smettere pur credendo nelle mie qualità. Non l'ho fatto, altri miei coetanei si sono arresi: bisogna dare tempo ad ognuno di mostrare le proprie virtù...».
Tempo e virtù. Poi, le regole. Le nuove norme sono un assist per chi cerca spazio. Un infortunio o una squalifica può spalancare le porte ai più giovani ora che gli allenatori devono scegliere in una rosa con quattro giocatori che hanno vissuto il vivaio per tre anni dai 16 ai 21 e quattro che abbiano una militanza triennale in una qualsiasi società italiana entro i 21 anni. Non è detto che siano tutti italiani, anzi. E che siano tutti giovani: ma di sicuro aiuta.
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