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“IO SONO EUROPEO” – IL PLURIPRIMATISTA MONDIALE DI SALTO CON L’ASTA, "MONDO" DUPLANTIS, INCORONATO MIGLIOR SPORTIVO DELL’ANNO, CHE E' NATO IN LOUISIANA MA HA SCELTO DI RAPPRESENTARE LA SVEZIA, PATRIA MATERNA, SPARA BORDATE CONTRO TRUMP: “NON VEDO LA DISTANZA TRA EUROPA E USA CHE CI PROPINANO. I GOVERNI NON SONO UN POPOLO. TUTTA QUESTA OPPOSIZIONE MI SEMBRA COSTRUITA. CHIUNQUE SIA A CAPO DI UN PAESE NON È IL RITRATTO DI QUEL POSTO” – LA STRONCATURA DEGLI "ENHANCED GAMES", I GIOCHI A DOPING LIBERO FINANZIATI DA DONALD TRUMP JR E PETER THIEL: “SONO A DISAGIO. L'IDEA DI FONDO È SPINGERE IL FISICO A TRASFORMAZIONI ESTREME PER VEDERE CHE COSA?”
Giulia Zonca per “la Stampa” - Estratti
In mezzo al campo del Monaco improvvisamente capace di battere il Psg che stava a 10 punti di distanza, sul tappeto rosso dello Yacht Club di Montecarlo come miglior atleta dell'anno: Mondo Duplantis è l'uomo più ingiocabile del pianeta.
La definizione di solito inquadra un momento di grazia ma nel caso del campione di salto con l'asta accompagna una carriera.
Il suo rivale Emmanouil Karalis si ritrova candidato per il premio fair play, grazie alla felicità dimostrata davanti all'ennesimo record, 6,30 metri ai Mondiali di Tokyo. Praticamente candidato per aver imparato a perdere contro chi non si può battere.
Si ricorda ancora che significa sconfitta?
«Certo. Capiterà di subirne una. So bene che succederà e se non fossi pronto, quel giorno segnerebbe la fine di tutto. Invece sarà solo un risultato».
Le è capitato di perdere quattro volte da quando è professionista, l'ultima nel 2023. Nel 2025, ha migliorato il suo record quattro volte, in totale lo ha perfezionato tredici volte.
«Tutti pensano che io collezioni numeri e invece nemmeno li conosco. Se mai tengo care le foto dei successi, lì si vede che non sono solo miei. Sono molto orgoglioso di quel che ho fatto, soprattutto quest'anno. Dopo le Olimpiadi di Parigi, vinte addirittura con un primato ho pensato: "ora qualsiasi altro risultato è un extra" e invece è arrivata l'energia unica dell'oro mondiale a 6 metri e 30 nello stadio di Tokyo che ho visto vuoto per il Covid e in estate è impazzito, tutto esaurito, mentre saltavamo insieme».
Se l'asta fosse una bacchetta magica che ci farebbe?
«Mi metterei a volare».
Non succede già?
«Sì, e appunto rispetto la magia, ma starei in aria molto più a lungo, mi sposterei».
(...)
Finalista con Mattia Furlani che l'ha definita «lo sportivo più rilevante di sempre».
Che cosa pensa dell'azzurro campione di salto in lungo?
«È straordinario, è bello guardare come si muove, punto su di lui come star dell'atletica perché ha il talento la personalità e quel fattore speciale... si percepisce».
(...)
Lei è nato in Louisiana, vive lì, da ragazzino non ha mai avuto la tentazione di rappresentare gli Usa invece della Svezia, patria materna?
«Ci ho pensato molte volte, la decisione non avrebbe potuto essere immediata, andava ragionata, ma una volta presa non ho mai avuto un ripensamento. Io sono Europeo».
Perché?
«Perché in ascensore non parlo con gli estranei, fisso i pulsanti. Perché penso a come vestirmi, faccio attenzione ai dettagli. Non è che sia meglio, è così. In Louisiana è tutto molto rumoroso, marcato ed è un atteggiamento passionale che adoro, però io non sono così. Poi c'è il sistema sportivo e la scarsa considerazione dell'atletica, in generale di tutto ciò che non è squadra».
Il sistema dei college americani di solito è usato come esempio.
«Non se sei il ragazzino che è considerato solo un dei tanti, non se fai atletica e devi lasciare la palestra o il campo perché arriva la squadra di football americano. Nelle mie garette da bambino non mi sentivo per nulla considerato, ma nei circuiti giovanili estivi in Svezia c'era un'altra attenzione, un'altra partecipazione. Rappresentare la Svezia mi rende orgoglioso».
Da europeo-americano avverte una tensione tra i due continenti?
«Mi rendo conto che a qualcuno piacerebbe fosse così. Ma i social non sono le persone e i governi non sono un popolo. Tutta questa opposizione mi sembra costruita.
Chiunque sia a capo di un Paese non è il ritratto di quel posto: i cittadini fanno la nazione e gli scambi, le relazioni fanno la ricchezza quindi non è super intelligente credere di essere davvero in una fase di conflittualità economica e culturale. Io vivo in entrambi i continenti e so che non è così».
Enhanced Games, i Giochi a doping libero in programma nel 2026 con molti sponsor e ora anche diversi atleti importanti. Come Fred Kerley, sprinter che condivideva gli eventi con lei e ora è in quel cast. Che effetto fa?
«Sono a disagio (fa una smorfia che gli stravolge la faccia). È immorale ed è ovvio: lo sport deve essere pulito, però non è questo che mi spaventa. L'idea di fondo è spingere il fisico a trasformazioni estreme per vedere che cosa? Non dove l'uomo può arrivare perché non resta nulla di nulla di lecito, ma per metterlo a rischio. Lì c'è un laboratorio che controlla la salute, però tra dieci, vent'anni? Mi rende nervoso».
Lo sport può contrastare questa deriva?
«Non riconosce nulla di quel che esce da lì, impedisce a chi partecipa di rientrare. Sono posizioni. Spero che nonostante tutti gli investimenti, l'esperimento non funzioni. Che non dia ritorno o interesse: serve un fallimento di un progetto tanto disgraziato».
Il giorno del Ringraziamento ha postato un video: lei bimbo mentre salta con l'asta nel cortile di casa e lei oggi che fa lo stesso, sempre lì.
«Mio nonno era super contrario. "Come minimo devasti qualcosa, salti troppo in alto ormai". Dovevo dare un tributo a quel posto e alla mia famiglia. Avevo 5 anni quando ho iniziato in quel modo e se non fosse partito tutto come un gioco, non sarei a 6 metri e 30. Per adesso».
armand mondo duplantis
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