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L'Inter ha battuto la Juventus per 2-1 nel primo posticipo della 4/a giornata di serie A. Bianconeri in vantaggio al 66' con Lichtsteiner, pareggio di Icardi al 70' e gol del sorpasso di Perisic al 78'
Giancarlo Dotto (Rabdoman) per Dagospia
Beh. Quando vedi Agnelli, Marotta e Nedved che fanno mucchio in tribuna al gol di Lichtsteiner (ma merito tutto di Alex Sandro Travolta) a metà ripresa, pensi solo una cosa, che se la Juve vince anche partite come questa, partite che, già se pareggia deve brindare e sgattaiolare, allora puoi chiudere baracca e burattini. Non fai in tempo a pensarlo che il più assatanato dei burattini, Icardi, s’inventa l’1 a 1 di testa, da bomber vero e sputato. Ancora Icardi, su stupidaggine assoluta di Asamoah, di esterno destro indovina la testa di Perisic. San Siro frana. Nel senso che frana sul serio, rotolano giù a migliaia, cinesi e indonesiani inclusi, stravolti dallo stupore barra emozione.
L’Inter e la Juventus che non ti aspetti. Lo stadio è lo stesso. San Siro. La mascella anche. Quella di Frank de Boer. Hai visto i ragazzi di Max Allegri stranamente loffi e anemici in Champions contro il Siviglia e ti aspetti dunque una furente sarabanda con Pjanic a tirare la manetta. Niente. Peggio che andar di Siviglia. Il fantasma di Pjanic dura novanta minuti.
Hai visto il cadaverico mucchio bollato da una maglia che non è una maglia ma una gogna e ti dici: impossibile assistere ad altro che non sia una mattanza contro Dybala e soci. Niente. L’Inter improvvisamente è una squadra. E che squadra! Icardi davanti, Miranda dietro e Banega ovunque i suoi profeti. Non si limita a tracciare limiti contro la presumibile Juve soverchiante ma l’aggredisce in ogni zona del campo, guerriera quando serve ma capace anche di tocco. Bello vedere alla fine della quarantena (il suo quarantesimo giorno di Inter) la mascella di De Boer, uscita lessa dal macello di giovedì, tornare tonica.
Nei suoi stralussi di allenatore iperdotato, Max si priva di Higuain ancora bello cicciotto e mette dentro Mandzukic. Quando entra Gonzalo, a una manciata dalla fine, mette brividi fino in fondo e tutti noi, argutissimi opinionisti del poi, eccoci a dire: scelta che non paga. Non paghi, aggiungiamo: qualcosa si è inceppato nella macchina perfetta a strisce bianco e nere?
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