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Giulia Zonca per “la Stampa”
I 20 milioni appena stanziati dal Cio come dimostrazione di buona volontà nella lotta al doping sono sommersi dai 150 nomi che circolano nel retro del Grimaldi Forum di Montecarlo. A pochi metri dalla sala che ha varato la rivoluzione olimpica. I 150 sono atleti sospetti che secondo un uomo della commissione medica Iaaf sono rimasti un dubbio, senza ulteriori controlli.
Marciatori e maratoneti
La soffiata, anonima, è parzialmente andata in onda nella terza puntata dello speciale sul doping russo del canale tedesco Ard ed è datata perché i test presi in considerazione vanno dal 2006 al 2008. Ma i nomi sui fogli non sono solo russi, ci sono decine di nazioni rappresentate e pure quattro italiani: due marciatori e due maratoneti, gli ultimi poi davvero squalificati.
Non si tratta di test positivi, ma di variazioni anomale nei valori del sangue e in quegli anni la Iaaf non aveva ancora approvato il passaporto biologico, quindi il problema è sempre il solito: la linea di confine.
Indagini inadeguate
Si tratta di casi che avrebbero meritato accertamenti, secondo il medico i sospetti non hanno portato ad adeguate indagini, secondo la Iaaf un dottore non può sapere come sono andate le cose dopo la segnalazione. Ma il Cio, che ha appena votato cambiamenti radicali, non può restare a guardare una delle federazioni più importanti che annaspa nelle contraddizioni.
L’attuale presidente Lamine Diack non ha dato troppe garanzie e la sua carica è considerata traballante soprattutto dopo che Sebastian Coe è uscito allo scoperto e si è candidato a sostituirlo. Lui è stato uno dei primi a invocare un’inchiesta sulla Russia, ora effettivamente in corso, dopo la trasmissione tedesca e caso strano il nome più importante sulla famosa lista, ancora tutta da verificare, è proprio inglese e arriva dal mondo della maratona.
Si è scatenata la guerra fredda del doping, davanti ai sospetti di stato si reagisce con i sospetti di sistema. La certezza è che fino a oggi lo sport abbia reagito con fermezza e indignazione davanti ai pochi pescati in flagrante e abbia ignorato i segnali del marciume che ci stava dietro.
Quella che si ferma al 2008 non è purtroppo l’unica lista esistente, è solo l’ultima emersa ma ce ne sono altre, con uguali anomalie, che arrivano almeno fino al 2012, negli anni in cui il passaporto biologico era già legge.
Non solo la Russia
Nella lista i nomi sono divisi per tonalità: rosso per chi era totalmente fuori controllo, arancio per chi meritava allerta. Ora i segnali di pericolo sono carta straccia, ormai non si può capire se davvero quei campioni hanno barato o se c’erano spiegazioni per i test sballati. La realtà è che tanti degli atleti presenti sono poi stati effettivamente squalificati. Altri si sono ritirati e magari non ha senso inseguire i fantasmi. Però non è soltanto la Russia che ha un problema, è lo sport intero. E non ha ancora capito quanto è grave.
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