DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Il giorno dopo è ancora più bello ?? pic.twitter.com/mF16QUxx5C
— Mary (@mary_mdd1) October 23, 2023
Estratto dell’articolo di Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport
Prima ha scalciato una bottiglietta, poi si è tolto la giacca. Rimasto in camicia e cravatta, Allegri si è liberato anche di quest’ultima e se la partita fosse durata altri quindici minuti probabilmente l’avrebbe chiusa in mutande e calzini neri.
Seminudo, ma più che soddisfatto, perché è andata esattamente come aveva sperato: Thiaw gli ha dato una grossa mano lasciando il Milan in dieci al quarantesimo del primo tempo, ma il resto è tutto suo, frutto delle sue conoscenze, del calcio che oggi può fare, più che di quello che sa fare.
Un anno fa, l’8 ottobre, sempre alla nona giornata, era finita 2-0 per il Milan, stavolta la Juve ha portato a casa il massimo, togliendo tutti gli spazi possibili a Leao e compagni.
Energico e ossessivo è stato il trattamento riservato da Gatti al portoghese, nell’occasione l’unico produttore di accensioni della squadra di Pioli; di grande attenzione e volontà, pur se di scarsa precisione, la prova complessiva degli juventini: mi è piaciuto Kean, che ha lottato tanto, anche Rugani è stato efficace, Locatelli l’ha risolta col suo pezzo forte, il tiro dalla distanza di sette anni.
Il Milan ha provato ad attaccare anche in dieci, ma troppi giocatori sono risultati sfasati (Musah, Reijnders, Adli) e l’uscita di Pulisic ne ha ridotto sensibilmente la creatività.
Pioli ora ha un punto in più dello scorso anno, Allegri 7, come Inzaghi. Ma il prodotto non cambia: per lo scudetto ci sono Inter, Napoli (in ritardo) e Milan.
La Juve è il cinese che attende sulla riva del fiume che gli altri anneghino nei loro limiti
(…)
LA GAZZETTA
Vi riportiamo stralci della cronaca della partita.
Risultato e classifica non giustificano tutto. Il primo tempo in cui ha rinunciato a giocare e non ha mai tirato in porta non è cosa da grande.
La Juve rinuncia volontariamente a tutte le cose che in genere portano a una vittoria: pressing, azione manovrata, attacco di massa. Niente. Allegri si tiene aperta una sola opzione: lancione per Milik e Kean. Come sperare di diventare ricchi giocando un gratta e vinci ogni tanto.
Prosegue la Gazzetta:
La seconda volta che McKennie perde tempo su una rimessa laterale (nel primo tempo!), il dubbio sorge spontaneo: legittime tutte le strategie e tutti i sistemi di gioco, ma la Juve, regina degli scudetti, non s’imbarazza a giocare a San Siro come una neopromossa? Ma proprio in quel momento, 40’, il gratta e vinci di Allegri paga. Lancione per Kean, bravissimo a indirizzare la palla verso la porta con un colpo di tacco. Sciagurate invece la lettura e la gestione del pericolo da parte di Thiaw che abbatte l’attaccante: rosso inevitabile. Cambia il mondo a San Siro.
Allegri, in superiorità, ritiene di non smontare la difesa a 3 (contro il solo Jovic) e di non cercare il k.o. con una Juve più offensiva. Ma riesce a portare a casa i 3 punti e a concedersi lo spettacolino da tecnico furioso che gli piace tanto: via la giacca, via la cravatta, urlacci in camicia… Si rilasserà tra martedì e mercoledì in poltrona, godendosi la concorrenza da scudetto che lotterà e si stancherà in Europa. Sul calendario ha già messo un cerchiolino rosso al 26 novembre: Juve-Inter. Quel giorno ne sapremo di più su questa Juve brutta, ma, a suo modo, irresistibile.
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