DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
FRANCESCO BERTOLINO per MF-Milano Finanza
La Lega di Serie A prova a togliere il pallone a Mediapro. Ieri i presidenti dei 17 club del massimo campionato italiano (le tre retrocesse Benevento, Verona e Crotone non erano coinvolte) hanno votato all' unanimità per la rescissione del contratto con l' intermediario sino-spagnolo. Ora Mediapro ha sette giorni per presentare la fideiussione da 1,2 miliardi, promessa il 5 febbraio a garanzia dell' offerta da 1,05 miliardi e scaduta il 26 aprile.
Altrimenti l' assegnazione verrà revocata e i diritti televisivi relativi al triennio 2018-2021 torneranno nelle mani della Lega, quindi in gioco. Se risoluzione sarà, il presidente Gaetano Micciché ha già annunciato l' intenzione di procedere alla nuova assegnazione tramite trattativa privata, senza quindi ricorrere a un terzo bando. La naturale favorita diventerebbe così Sky, che si è già detta pronta a «un' offerta importante» per aggiudicarsi i diritti al 90°. Stando alle indiscrezioni, la pay tv potrebbe allearsi con Perform per mettere sul piatto 950 milioni (800 Sky e 150 gli inglesi), evitando di violare la no single buyer rule. Meno degli 1,05 miliardi promessi da Mediapro, è vero, ma con l' avvicinarsi della chiusura dei bilanci (30 giugno) il tempo delle promesse sembra ormai scaduto: le società hanno bisogno di denari per far quadrare i conti e per la campagna acquisti.
In assemblea ha quindi prevalso la linea del commissario straordinario Giovanni Malagò (che ha anche annunciato la conclusione del suo mandato), da tempo incline allo strappo con Mediapro. Una settimana fa i voti a favore della rescissione erano stati 10 (Atalanta, Bologna, Fiorentina, Inter, Juve, Napoli, Roma, Samp, Sassuolo e Spal), due in meno del quorum.
Gli altri sette club (gli astenuti Cagliari, Genoa, Milan, Torino e Udinese e gli assenti Lazio e Chievo) avevano preferito prendere una settimana di tempo per valutare le ulteriori garanzie offerte dagli spagnoli.
Jaume Roures Taxto Benet mediapro
Ieri in effetti Mediapro ha tentato in extremis di rassicurare i presidenti di Serie A. Nella mail inviata a poche ore dall' inizio dell' assemblea l' intermediario ha comunicato di aver depositato presso Santander i 186 milioni di euro richiesti dalla Lega in aggiunta all' anticipo di 64 milioni versato a marzo. Mediapro però insisteva nel chiedere la creazione di un canale dedicato alla Serie A, «diventata oggi una alternativa necessaria a commercializzare in modo efficace e proficuo i diritti audio visivi oltre a consentire di evitare ulteriori attacchi di Sky», accusata dagli spagnoli di voler preservare una posizione monopolistica nel mercato «all' interno di un paventato accordo con Mediaset Premium e Perform». Spiegando poi il ritardo nel deposito della fideiussione, la missiva individuava il colpevole nel ricorso per la sospensione della commercializzazione dei diritti, presentato da Sky e accolto il 9 maggio dal tribunale di Milano per violazione della normativa antitrust, che avrebbe «influenzato negativamente le procedure di emissione della garanzia bancaria da parte degli istituti di credito, nonché pregiudicato» la vendita dei pacchetti per la trasmissione delle partite di Serie A.
Ma i guai giudiziari per Mediapro potrebbero non essere finiti.
Le giustificazioni addotte dagli spagnoli non hanno convinto i club e, su richiesta del dg della Roma Mauro Baldissoni, in assemblea è stata verbalizzata la riserva «di chiedere i danni non solo a Mediapro ma anche a coloro che, dopo tre richieste di adempiere ed essendo Mediapro ancora inadempiente, ci impediscono qui in Lega di disporre dei nostri diritti».Intanto, a suggellare la ritrovata armonia fra i club, ieri l' assemblea ha nominato consiglieri federali Claudio Lotito, patron della Lazio, e Giuseppe Marotta, ad della Juventus. In qualità di presidente della Lega entra nel Consiglio federale anche Gaetano Micciché.
mauro baldissonilotito marotta
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