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VITA ROVESCIATA - L’INCREDIBILE STORIA DEL BRASILIANO WENDELL LIRA PREMIATO PER LA MIGLIORE RETE DEL 2015: “OGNI ANNO IL CALCIO BRASILIANO PRODUCE 20 MILA DISOCCUPATI. SONO STATO UNO DI LORO, HO FATTO IL CAMERIERE. POI E'ARRIVATA QUELLA ROVESCIATA E TUTTO È CAMBIATO” - VIDEO

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Giulia Zonca per “la Stampa”

 

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Pettinato a dovere, con tanta brillantina sulla sfumatura alta, vestito con l' abito fatto fare su misura dal sarto di Goiana, a Pernambuco, in Brasile. Non fatevi confondere dalle lacrime di Wendell Lira, sono sincere ma non sorprese. Lui sapeva di vincere ed ha è arrivato a Zurigo deciso a prendersi il premio per il miglior gol 2015.
 

Davanti a una magia di Messi, davanti alla prodezza di Florenzi, davanti al calcio che conta e lontano dal suo, «un pallone da emarginati. Ogni fine stagione il Brasile produce 20 mila disoccupati respinti dai campionati minori. Sono stato uno di loro, poi qualcuno ha visto la mia rovesciata e tutto è cambiato».

Ricorda la partita del gol?
«Ero come sempre felice di stare sul campo. Goianesia-Atletico Goianiense, il derby regionale: come è arrivata la palla non lo so più, ho seguito l' istinto. In Brasile conta più far vedere di che sei capace piuttosto che vincere. Ma lì per lì non mi sembrava di aver fatto una gran cosa».
 

Quando se ne è accorto?

«Quando la rete è entrata tra le prime dieci, nella lista per la notte del Pallone d' oro. Ero in macchina, un' auto mi si è parata davanti, un uomo si sbracciava. Credevo mi volesse derubare, chiedeva un autografo».

E quando ha capito che avrebbe vinto il premio Puskas?
«Non subito, ma prima di averlo tra le mani. Sia chiaro, il mio non era il gol più bello ma stiamo parlando di un referendum su internet e la mia storia ha fatto il giro del Brasile è stata spinta, a un certo punto è diventata più forte di me».
 

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La racconti anche a noi.

«Ero una promessa, ho mostrato un certo talento, mi ha cercato persino il Milan. Prima hanno preso Pato, ma restavano interessati. E sul più bello mi sono rotto il crociato del ginocchio. L' inizio di un incubo».
 

 

Durato quanto?

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«Anni, se non fosse stato per Ludymila, mia moglie, avrei smesso. Sono rientrato, mi sono fatto male di nuovo, sono finito ai margini e qualche settimana dopo quel gol sono finito fuori rosa. Scaricato».

Che ha fatto?
«Il cameriere nel bar di mia madre. Poi quella sforbiciata ha iniziato a girare. Il video saltava fuori ovunque e quando è entrata nella classifica del premio Fifa una squadra mi ha cercato e sono tornato a giocare in seconda categoria, con il Vila Nova, sempre in Brasile. Ma adesso ho questo trofeo e lo farò vedere ai miei figli, ai nipoti, ai bis nipoti. Non per vantarmi, per dire: prendete ispirazione, nel calcio può succedere di tutto e anche nella vita».
 

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Infatti ha battuto Messi.
« È tutto più grande di me, non mi dimenticherò mai quel momento. Trovarsi tra i primi tre e passare qualche ora tra le stelle era un sogno, vincere è stato un segno. Un nuovo inizio».

Quindi al Milan ci pensa ancora?
«Lo credevo un treno partito, però ora può passare pure un jet. Un tempo immaginavo che il primo viaggio in Europa sarebbe stato quello per diventare rossonero, invece è stato quello per Zurigo».
 

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Per diventare chi?

«Spero me stesso, liberato dalla sfortuna però più consapevole. Il pianto sul palco è stata una liberazione. Adesso mi pare di non avere più limiti».

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