
DAGOREPORT: ALLARME VANNACCI! SE L’AMBIZIONE DETERMINATISSIMA PORTASSE IL GENERALISSIMO A FAR SUO…
Alessandra Mammì per www.espresso.repubblica.it
Basta guardarlo che vien da ridere. Qui, a Londra, Southbank Centre nella foto appesa al muro della grande, celebrativa personale del più genialmente burlone tra gli artisti viventi. Martin Creed all'Hayward Gallery ( fino al 27 aprile)).
Ammesso che, entrando nella prima sala, non inciampiate in un divano molto vissuto che ostruisce mezza porta. Allora riderete meno. Ma nonostante il vostro disappunto, saranno gli altri visitatori a cominciare a ridere e a porsi nel giusto stato d'animo per vivere provocazioni, fastidi e invenzioni che non possono non suscitare sentimenti (stupore, ammirazione, irritazione... va bene tutto).
Dunque: una volta superato l'ostacolo sarete assaliti dall' insopportabile chiasso di 47 metronomi che battono tempi diversi, mentre un neon gigante scrive la parola MOTHER ruotando minacciosamente sulle vostre teste e una foto di Martin che ride a pieni denti dà il benvenuto.
Non è che l'inizio di un tour nei vezzi e vizi dell'arte più contemporanea, tra gli informali "jumping portraits" che Martin esegue appendendo una tela in alto e poi spennellando grazie a salti più o meno acrobatici (stile Matthew Barney). Mille broccoli usati come timbri in 1000 diversi colori, monumento alla verdura nazionale. Minimaliste piramidi di carta igienica rosa pallido. Warholiani video a macchina fissa che in bianco e nero immortalano un'erezione ripetuta a loop sul terrazzo della galleria con vista Tamigi.
Sussulterete per la Ford berlina che all'improvviso si anima, apre porte e cofani, accende il motore e suona il clacson. Ammirerete geometriche e concettuali composizioni di nastri adesivi, lampadine, mobili impilati, cactus e oggetti vari. E nell'edificio di fronte troverete un ascensore che canta con coro di voci dodecafoniche commentando in discesa e salita tra bassi e acuti ogni piano del palazzo.
Infine, in tutto questo intreccio di metodo e follia, scoprirete anche la forma, l'equilibrio e la geometria delle installazioni.
E una nuova, sovversiva e intelligente via al dadaismo in puro spirito duchampiano riveduto e corretto. Anzi scorretto.
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