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DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
“UN NUOVO MANDATO AL CONI? C’E’ ANCORA TEMPO” - MALAGO’ PARLA DEI GIOCHI DI MILANO-CORTINA (LA CONTESTATISSIMA PISTA DA BOB È QUASI PRONTA, A MARZO PARTIRANNO I COLLAUDI, NONOSTANTE LE POLEMICHE E I DUBBI DEGLI AMBIENTALISTI) – “NOI SIAMO I CAMPIONI DEL MONDO DI DISFATTISMO. I GIOCHI SONO SEMPRE STATI LEGATI A UNA SOLA CITTÀ. ABBIAMO STRAVOLTO QUESTA IDEA E SARÀ UN MODELLO REPLICATO DA CHI ARRIVERA' DOPO DI NOI. PENSIAMO AI GIOCHI INVERNALI DEL 2030: I FRANCESI SEGUIRANNO LA NOSTRA STRADA - ROMA 2024? MILANO CORTINA NON LA RIPAGA. LA FERITA SI È ANCHE RIMARGINATA MA LA SERA, A VOLTE MI FERMO A PENSARE A…”
Paolo de Laurentiis per il Corriere dello Sport - Estratti
giovanni malago foto mezzelani gmt41
Un anno (e un giorno) ai Giochi. Giovanni Malagò, presidente del Coni e della fondazione Milano Cortina, si sente a scuola.
«Ci sono molte materie, è come la pagella: su alcune siamo da 10, su altre da 6-. L’obiettivo è avere tutti 10. Conoscevamo certe situazioni: se, per fare un esempio, alla fiera di Milano, Bormio, Cortina e Anterselva siamo molto avanti è altrettanto vero che ci sono cose da completare. Nel complesso, comunque, siamo molto al di sopra della sufficienza».
La pista da bob?
«Ho appena sentito il commissario Saldini. Le squadre sono all’opera, c’è dietro un lavoro mostruoso e i resoconti che mi arrivano sono obiettivi e puntuali. Contiamo di avere una prima omologazione già a marzo».
Con buona pace del piano B negli Stati Uniti, a Lake Placid. L’altro nervo scoperto è il laboratorio antidoping dell’Acqua Acetosa.
«Qui siamo spettatori. Molto interessati ma comunque spettatori. Dobbiamo garantire la piena funzionalità sotto due aspetti: numerico, perché il volume dei test durante un’Olimpiade cresce a dismisura, e di velocità.
La politica ha incaricato Sport e Salute, l’immobile è stato acquistato e tutti sono al lavoro. Sappiamo che non è un semplice trasloco. Da parte nostra, abbiamo anche l’occasione di risolvere l’esigenza logistica perché non possiamo avere un laboratorio antidoping all’interno di un centro di preparazione olimpica».
Se a 366 giorni dal via la macchina viaggia a pieno regime perché c’è sempre aria di disfattismo?
giovanni malago foto mezzelani gmt40
«Triste ma verissimo: noi siamo i campioni del mondo di disfattismo, un modo di pensare che proprio non mi appartiene. Facendo attenzione a non cadere nell’errore opposto, le cose si fanno con realismo e senso di responsabilità. Non serve agitarsi, quanto piuttosto conoscere i problemi e avere la lucidità per risolverli. Poi, lo sappiamo tutti, di fronte a un’emergenza noi siamo straordinari».
Due regioni e due province autonome coinvolte (Trentino e Alto Adige) la sfida è logistica o politica?
«Dal 1896, l’anno di inizio delle nostre amate Olimpiadi moderne, i Giochi sono sempre stati legati a una sola città. Noi abbiamo completamente stravolto questa idea con Milano che ti dà l’appeal della metropoli e Cortina agganciata ai territori. È la prima volta che succede e sarà un modello molto replicato da chi arriva dopo di noi. Pensiamo ai Giochi invernali del 2030: gli amici francesi non devono offendersi, ma stanno seguendo la nostra strada, con il ghiaccio in Costa Azzurra e la neve in Savoia. Aggiungo che in futuro questa idea potrebbe anche essere allargata, con un’Olimpiade Germania-Austria, oppure Usa-Canada».
giovanni malago foto mezzelani gmt42
(…)40 medaglie a Tokyo, 40 a Parigi. Aggiungiamone 20 e diventano 100 nel giro di 5 anni.
«Puntiamo alla doppia cifra, con un 2 davanti… A Pechino, nel 2022, furono 17 e vogliamo fare meglio. Ma l’Olimpiade invernale ha molte più variabili di quella estiva. A spanne, per vincere 40 medaglie ai Giochi estivi, devi avere almeno il doppio degli atleti in grado di giocarsi il podio perché l’imprevisto è dietro l’angolo. Nel caso della neve è ancora più difficile, basta un banco di nebbia di 10 minuti per far saltare qualsiasi pronostico».
Un’Olimpiade estiva tolta dalla nostra politica, una invernale presa. Il saldo è in pari?
«Roma 2024 è un’altra cosa, Milano Cortina non la ripaga. La ferita si è anche rimarginata ma la sera, a volte mi fermo a pensare a quanti sport sono stati penalizzati per via di quella decisione. Avremmo potuto mettere mano agli stadi e a tante altre strutture che poi sarebbero state un’eredità a vantaggio di tutti. E aggiungo che se anche non ci avessero assegnato quelle del 2024 saremmo andati al 2028 con un quadriennio in più per fare tutto».
Goggia o Brignone?
«Tutte e due. Una rivalità, per certi versi anche affettuosa, che trascina tutto il movimento».
giovanni malago foto mezzelani gmt38
(…)
Tante domande e neanche una sul quarto mandato…
«Su questo, almeno per oggi, mi chiamo fuori. C’è Bach (il presidente del Cio, ndr) qui a Roma in visita istituzionale e non voglio parlare di certe cose».
Neanche di Buonfiglio, presidente della federcanoa, il primo a uscire allo scoperto dicendo di essere pronto a candidarsi se fosse necessario?
«C’è ancora tempo per avere l’elemento della mia candidabilità».
GIOCHI, PISTA LIBERA
Marco Bonarrigo per il Corriere della Sera - Estratti
L’unico modo per stanare l’animale più schivo delle Dolomiti, per capire dove si nasconde e che forma ha il serpentone della nuova pista di bob, slittino e skeleton di Cortina è schivare i recinti che chiudono ogni accesso ai boschi di Cadelverzo e Gilardon e alzarsi in volo.
A cento metri di quota, le Tofane maestose a destra, il Cristallo a sinistra, metabolizzato un anno di «niet» dell’appaltatrice Simico a chi voleva verificare l’avanzamento dei lavori e incassati i dubbi rabbiosi espressi dal Cio sul comitato organizzatore (con il famoso piano B sempre incombente), un fatto è lampante: la pista, il biscione di ferro e acciaio di 1.650 metri e 16 curve dei Giochi 2026, è quasi pronta.
La prima virata a monte, la Curva Sento, è completa, la Bandion è armata, l’«otto» tra Antelao e Cristallo impostato.
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Manca l’area di frenata d’arrivo, preceduta dalla virata in salita uscendo dalla Curva Cristallo, che però è già disegnata. Sulla neve, in un viavai ininterrotto di camion e operai dalle 7 alle 19, festivi compresi, ci sono decine di enormi cilindri neri serviti al trasporto del liquido refrigerante, l’acqua glicolata. Sospesi sulla Curva Bandion, osservando gli operai al lavoro si capisce la tecnica costruttiva: fissato il telaio di supporto, modellate le gabbie delle curve, montata la rete di tubi dove scorre il glicole, si arma la struttura spruzzando cemento speciale che resiste a congelamento e scongelamento.
Sarà la più moderna pista d’Europa, forse la più veloce, l’unica senza l’incubo dell’ammoniaca.
Adesso non si torna più indietro: l’offerta di Lake Placid che aveva ingolosito il Cio e umiliato noi italiani (viaggi e alberghi per gli Usa regalati dagli zii d’America, premiazione a New York) è respinta al mittente, i Giochi 2026 saranno tutti tricolori. «La riuscita di una pista di bob la valuti solo provandola — spiega Fausto Sommariva, ampezzano, ex olimpico, ex d.t. azzurro e direttore d’impianto a Torino 2006 — ma questa, sulla carta, sembra tecnica e velocissima. Capisco le polemiche, i soldi in gioco sono tanti, ma se c’è un luogo nelle Alpi che merita una pista è Cortina con i suoi cent’anni di tradizione bobbistica».
I dubbi degli ambientalisti però restano. L’ombra dei duemila larici che sostituiscono i mille centenari abbattuti arriverà tra decenni, la spesa (85 milioni di euro, Iva esclusa) copre solo il tracciato, di parcheggi (qui merce rarissima e carissima), tribune, accesso del pubblico a un’area impervia non parla nessuno come pure del futuro di un impianto in un’Italia che vanta solo cento tra bobbisti e slittinisti agonisti in uno sport che per il Cio non ha futuro. Si parla di sostenibilità grazie a taxi-bob per i turisti, di bob a rotelle estivi, di discese in mountain bike o Bmx come usa in Francia o Germania. Si mormora sopratutto di partnership già avviata con i Giochi 2030 in Francia.
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PISTA BOB CORTINA
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