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MAZZONE CELEBRATION – IL CALCIO ITALIANO IN FESTA PER GLI 80 ANNI DEL “SOR CARLETTO” - TOTTI: "CHISSA COME SAREBBE ANDATA SE NON CI FOSSI STATO TU" – ROBY BAGGIO: "RIMPIANGO SOLO DI AVERTI INCONTRATO TARDI" – LE SALVEZZE IMPOSSIBILI AD ASCOLI, “LO SCUDETTO DELL’ONESTA’”, LA ROMA “ALL’OLANDESE”, LE OSTERIE, LE BATTUTE SU BETTARINI E "NOVELLA 2000", LA STORICA ESULTANZA SOTTO LA CURVA DELL’ATALANTA - VIDEO

 

IL RICORDO DI TONI

Da www.gianlucadimarzio.com

LUCA TONILUCA TONI

Bienno assieme, nel Brescia di Baggio e Guardiola. Luca Toni non dimentica le stagioni 2001-2002 e 2002-2003 passate assieme a Carlo Mazzone e per i suoi 80 anni gli dedica una frase in romanesco. Un messaggio speciale al suo ex allenatore, breve ma significativo: "Ricordo ancora adesso quando mi hai rimproverato dicendo: “te voi sveglià, t’ho fatto comprà io”. Dicevi le cose in faccia, proprio una persona vera e per questo ti voglio bene".

IL RICORDO DI MUZZI

Tre anni a Firenze, poi Catanzaro, il ritorno ad Ascoli, Bologna, Lecce, Pescara e Cagliari. Fino ad arrivare alla Roma. La sua Roma: “E’ un vero romano. Basta questo per descriverlo, non serve altro. E’ un verace, senza peli sulla lingua, genuino e sincero. A volte fin troppo diretto”. Parole di Roberto Muzzi, che a Mazzone è legato da un ricordo speciale: “Ero molto giovane, una volta mi fece giocare da titolare un Roma-Napoli. Quindi immaginatevi la mia emozione. Giocai malino onestamente. A fine partita mi disse: “A ragazzì non ho capito ancora se sei un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto”. Sul momento ci rimasi parecchio male, poi a distanza di anni capii quello che voleva dirmi”.

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stefano bettarinistefano bettarini

A Roma e alla Roma Mazzone ha lasciato il cuore. Trasteverino d’origine, figlio della provincia per vocazione. E’ come lo si vede, senza filtri: “Odiava i ristoranti di classe, quelli tutti precisi. Lui doveva “magnà”. Per questo preferiva le osterie romane dove poteva prendersi una bella carbonara”. Pochi fronzoli, badava al solo. E poi quante risate: “Quando ero al Cagliari con lui, Bettarini frequentava Alessia Marcuzzi e spesso uscivano foto e servizi sui giornali. Alla fine di una partita in cui giocò male Mazzone gli disse “Aho, ma che pe’ fatte corre ti devo mette davanti Novella 2000?”. Senso dell’umorismo, ma pochi scherzi quando si parlava del suo figlioccio calcistico. Chi? Totti ovviamente. Eri svogliato in allenamento? Sbagliavi una giocata? Allora ecco il solito mantra: “Dovete prendere esempio da Francesco”. Questione di cuore.

 

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MAZZONE CELEBRATION

Francesco Persili per Dagospia

“Totti c’ha il sederone”, gli dicevano in tanti. Per fortuna della Roma il “Sor Carletto” fece di testa sua e puntò forte su quello che era il ragazzino più promettente della Primavera. Alla vigilia dell’esordio in prima squadra quando lo vide in sala stampa assediato dai giornalisti lo invitò a togliere il disturbo:

“A regazzì, vatte a fa’ la doccia”. Oggi Carletto Mazzone compie 80 anni e nel coro degli auguri del calcio italiano non può mancare la dedica di quel “ragazzino” che a 40 anni non si è ancora stancato di inventare calcio: “Ci siamo conosciuti che avevo 16 anni, mi hai fatto crescere come uomo e come calciatore. Mi hai difeso, mi hai spronato e mi ha fai fatto tenere la testa sulle spalle ad un’età difficile. Chissà come sarebbero andate la mia carriera e la mia vita se non ci fossi stato tu”.

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“Un mito vero e autentico”, gli ha scritto Roberto Baggio che lavorò a Brescia con il tecnico romano negli ultimi anni della sua carriera. “Sei un fuoriclasse. Rimpiango solo di averti incontrato troppo tardi”. Da “Peppe” Guardiola a Pirlo, da Signori a Giannini fino a Toni, sono in tanti quelli che lo considerano un Maestro. Carletto Mazzone, da vicolo del Moro, Trastevere è l’uomo che detiene il record di panchine in serie A (795). La generazione YouTube e i millennials lo conoscono per l’esultanza stracult in uno storico Atalanta-Brescia con la corsa dopo il 3 pari arrivò sotto la curva nerazzurra: “Quelli avevano insultato mia madre e la città in cui sono nato, per un romano è troppo”. Poi le scuse, l’ammissione (”Quello non sono io”) e la solita storia del "fratello gemello" che ogni benedetta domenica scendeva in campo al posto suo.

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La vulgata pallonara lo ha confinato per anni nella ridotta dell’allenatore da provincia.  Vero è che nel suo curriculum ci sono Ascoli, Catanzaro, Lecce, Pescara, Cagliari, Perugia, Brescia, Bologna. Ma nel suo giro d'Italia il "Sor Carletto" ha centrato salvezze impossibili, promozioni inaspettate e ha pure vinto uno scudetto, ”lo scudetto dell’onestà”. A Catanzaro, nell’80, quando scommetteva ”quasi tutto il calcio italiano”, non si è mai venduto una partita. Ma non dimentica nemmeno il 2000 quando con il Perugia riuscì sotto il diluvio a battere la Juve, e consegnò uno scudetto bagnato (non fortunato ma meritato) alla Lazio. La grande occasione, gli anni alla Roma. Nel posto giusto, al momento sbagliato.

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Quando arrivò c’erano due presidenti (Sensi-Mezzaroma), due dg (Moggi-Mascetti). La capacità di fotografare quella situazione in una metafora capolavoro: ”Mi avete dato una Formula 1 con le ruote sgonfie”. Lazio-Roma 0-3, il suo ricordo più dolce, la rivincita dopo una settimana in cui si discuteva solo delle proporzioni della vittoria della Lazio zemaniana.

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Roma-Slavia Praga 3-1, il suo ricordo più amaro, la gioia della rimonta in Coppa Uefa frustrata dal gol di Vavra, il dopopartita rovente. Quella notte perse la panchina della Roma, messo da parte per Carlos Bianchi, quello che ostracizzò Totti, e allora “Daje Carlè”. Altro che calcio all’antica, alla Roma finì con un 3-4-3 all’olandese, fantasia e piedi buoni, alla Bernardini. Soddisfazioni e delusioni a Bologna dove vinse l’Intertoto e giocò una doppia semifinale: in UEFA e in Coppa Italia. Poi gli anni al Brescia. A Corioni impose Toni a tutti costi, reinventò Pirlo come regista davanti alla difesa e rilanciò grandi campioni, da Roberto Baggio a Pep Guardiola.

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Non è solo il tecnico che ha regalato siparietti memorabili (a Birigozzi disse: ”Zitto tu, che non stai nemmeno sulle figurine”; ad Amedeo Carboni: “Quanti gol hai fatto in carriera, 4? E allora perché vai in attacco?") e aforismi stracitati (”difensore scivoloso, difensore pericoloso”), Mazzone è stato uno dei primi a studiare a fondo l’Ajax del calcio totale. Negli anni ‘70 con il presidentissimo Rozzi ha messo Ascoli sulla cartina geografica del calcio. Dalla Serie C alla A e poi una salvezza storica: la cavalcata con il club bianconero resta indimenticabile al punto che ad Ascoli, la città in cui ha messo su famiglia, lo hanno voluto allo stadio per festeggiare i suoi 80 anni e stanno pensando di dedicargli la nuova Tribuna dell'impianto.

Costantino Rozzi Costantino Rozzi

Perché se guardiamo oltre le caricature ruspanti del “Sor Magara”, ci accorgiamo che quel tecnico in tuta, col cappellino e le giacche a vento sbagliate, è uno degli innovatori del calcio all’italiana. Altro che catenaccio e contropiede, fantasia e piedi buoni. “Ci vorrebbero tanti Mazzone anche nel calcio di oggi”. Firmato quel “ragazzino” che (anche) grazie ai consigli del Sor Carletto è diventato Francesco Totti.

Carlo MazzoneCarlo Mazzonemazzonemazzone

CORIONI PIRLOCORIONI PIRLOluca toniluca toniGUARDIOLAGUARDIOLAGIUSEPPE GIANNINI GIUSEPPE GIANNINI