DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL…
Alessandro Pasini per il Corriere della Sera
Comunque vada, sarà il primo successo. Dei quattro allenatori rimasti in Champions League, infatti, nessuno l' ha mai vinta: Klopp ci è andato vicino con due finali (Dortmund e Liverpool) ma sta a zero proprio come Valverde (Barcellona), Pochettino (Tottenham) e Ten Hag (Ajax). Un evento storico, visto che l' ultima congiuntura simile fu nel 2004 con Mourinho (Porto, poi vincitore), Irureta (Deportivo La Coruña), Ranieri (Chelsea) e Deschamps (Monaco).
Un segno di trasformazione, di calcio che cambia e, fatalmente, di monumenti che si sgretolano. Di Mourinho, due trofei in salotto, neanche parlarne: licenziato a dicembre, l' eliminazione diretta con il Manchester United manco l' ha giocata. Simeone - due finali con l' Atletico Madrid nel 2014 e nel 2016 - ha salutato agli ottavi contro la Juve. E Allegri, anch' egli due finali nel 2015 e nel 2017, lo ha seguito a ruota al turno dopo.
Sia Diego che Max erano tra i candidati forti alla vittoria finale, ma mai come Pep Guardiola, che di tutti gli assi eliminati è senz' altro quello più pesante. Lui di coppe ne ha conquistate due nel 2009 e nel 2011 alla guida del Barcellona, con cui, en passant, ha fatto la storia anche con il gioco. Da allora nell' immaginario collettivo si è formata la convinzione che l' Europa per il Pep fosse un destino. E, invece, a quanto dicono molti, sta diventando una maledizione.
Seguiamo i numeri: dal 2012 le sue squadre si sono fermate 4 volte in semifinale (1 con il Barça e 3 col Bayern Monaco), 2 ai quarti (Manchester City) e una agli ottavi (ancora con il Man City). Tanto basta oggi per seppellire uno dei tecnici più importanti della storia del calcio sotto le accuse di essere un bollito, uno che pensa solo ad attaccare, un presuntuoso (lascia in panchina De Bruyne!) e pure uno che fa spendere a vanvera: Manchester City e Bayern sotto la sua guida avrebbero investito ben 812 milioni (608 gli inglesi e 204 i tedeschi) «per non vincere niente».
Forse però sarebbe meglio non esagerare, perché non sempre una partita è un sentenza sulla Storia. In fondo l' uscita del City col Tottenham è arrivata dopo molti episodi controversi, fra Var, errori imponderabili (nessun mago della panchina poteva prevedere i lisci oratoriali di Laporte) e un epico, magnifico caos che sfuggiva a ogni controllo razionale. Senza contare che con la Var l' anno scorso il gol di Sané al Liverpool sarebbe stato convalidato e avrebbe magari ridiretto la storia del quarto di finale: che a volte c' entri davvero la fortuna?
Da un lato, insomma, i dati sono impietosi. Ma dall' altro, come ha sottolineato bene Jonathan Wilson sul Guardian , «nessuno ha il diritto divino di arrivare in finale, nemmeno se guida un superclub». E il famoso obbligo a vincere, aggiungeremmo noi, è spesso un' idea della nostra mente che chi va in campo non ha.
L' unica certezza alla fine l' ha detta così proprio Pep : «Ci riproveremo». Nessun dubbio.
Anche perché se è una maledizione la sua, pensate quella di chi la Coppa non l' ha mai neanche sfiorata.
2. GUARDIOLA
La 'Vecchia Signora' potrebbe ripartire nuovamente da Massimiliano Allegri, confermato al timone dal presidente Agnelli subito dopo la disfatta contro i 'Lancieri'.
Il giornalista Roberto Renga svela però un retroscena sulla panchina bianconera: "Ci risulta, a me e ad un gruppo di amici, di una telefonata di Agnelli a Guardiola mezz'ora dopo la fine della partita di Champions. Però questo non significa moltissimo, anche perché Guardiola sta bene al Manchester City. E poi non credo che la Juventus voglia spendere così tanto per un allenatore. Probabile che ci sia ancora Allegri la prossima stagione, però ancora non si ha la certezza", ha detto Renga intervenendo a 'Top Calcio 24'.
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