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Antonio Prisco per Il Giornale
Un caso scuote ancora di più la giornata difficile di Sinisa Mihajlovic, il tecnico serbo si scaglia contro Ivan Zazzaroni, che sul Corriere dello Sport in edicola stamattina aveva parlato per primo della sua malattia.
''Ho chiesto questa conferenza perché volevo darvi io la notizia e per questo volevo riservatezza. Qualcuno ha rovinato un'amicizia che durava da vent’anni'', Mihajlovic non aveva però fatto nomi durante la conferenza stampa in cui ha annunciato di essere malato di leucemia prima di andare più nello specifico: ''Lo ha fatto per vendere duecento copie in più''.
Tutti gli indizi hanno portato a Zazzaroni, amico da anni di Sinisa, che nel suo pezzo sul Corriere dello Sport, non citando tuttavia la malattia gli aveva scritto il suo incoraggiamento: ''Il Guerriero comunicherà che si ferma per qualche giorno, giusto il tempo di superare lo scoglio e vincere rapidamente un’altra battaglia. Che non è una guerra. La febbre, l’assenza, gli accertamenti, i silenzi, le mezze parole, le ansie di chi vuole bene al Guerriero: decine di chiamate, ieri pomeriggio, al suo cellulare, a quello di Arianna, la moglie, agli amici. Perché il Guerriero è molto amato''.
Un fulmine a ciel sereno continua il giornalista bolognese: ''Dopo un autentico miracolo sportivo come quello che il Guerriero ha appena compiuto a Bologna trasformando un vuoto in un pieno, un’ipotesi di gruppo in una squadra, è arrivata la botta, perché al Guerriero la vita non ha mai regalato nulla: i successi e le soddisfazioni se li è dovuti meritare. Sempre''. Prima di chiudere con una splendida citazione: ''Credere che esiste un ponte da dove sei a dove vuoi andare è il 99% della battaglia. L’altro 1% è attraversarlo''. Nel momento in cui lo diceva, Richie Norton stava forse pensando a Sinisa il Guerriero. Un augurio e soprattutto un buon auspicio che, nonostante tutto Sinisa saprà cogliere di sicuro.
MIHAJLOVIC, HO FATTO IL GIORNALISTA NON L'AMICO MA OGGI NON LO RIFAREI
Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport
Non mi sono perso una sola parola della conferenza stampa di Sinisa, provando a misurare ogni sua frase, ogni espressione dello sguardo, i gesti, le battute, come ipnotizzato dai suoi occhi. Lucidi. «Ma non è paura», ci ha rassicurati. Mi ha raggelato, il giorno prima avevo urlato in redazione tutta la mia rabbia quando intorno alle 17 mi avevano raccontato che l’amico di vent’anni era malato di leucemia e che molti sapevano.
Deve sempre prevalere l’angoscia di chi soffre, e allora mi pento per la prima volta di aver fatto il giornalista e non l’amico di vent’anni, l’amico che per l’intero pomeriggio di venerdì aveva dovuto rispondere a decine di altri amici e tifosi, e che aveva cercato più volte al telefono l’amico di vent’anni, e poi Arianna, la moglie, e Sabatini, e Mancini, e il dottor Nanni, l’unico in grado di fornirmi delle certezze e qualche rassicurazione. «Fattelo dire da lui», il consiglio di Sabatini. Ma lui, Sinisa, non ha risposto.
“Perché ha lasciato il ritiro?” “Ma è vero che ha fatto degli accertamenti clinici?” “Che cos’ha?” “È grave?” “Tornerà ad allenare?” “Sai qualcosa?” Una domanda dietro l’altra, un tormento, chiamate, messaggi.
La scelta.
Sì, ho fatto il giornalista e non l’amico che avrebbe dovuto attendere un’altra mezza giornata per lasciare che fosse lo stesso Sinisa a raccontare. Dopo aver ascoltato le sue parole e aver visto il suo volto, riconosciuto il coraggio di sempre, ho capito che mi sarei dovuto scusare pubblicamente con lui: avrei dovuto fare l’amico, “Sini”, come nei vent’anni precedenti, non il giornalista che peraltro ha raccomandato a suoi di non scrivere una riga sull’entità della malattia. L’ultima verità. Quella parola che fa paura. Dovevo fare una scelta, di fronte al tuo pianto, al tuo dolore, so di aver fatto quella sbagliata.
Una riflessione mi accompagna da ieri: si discute - inutilmente, spesso è esercizio d’ipocrisia - di notizie false, fake news, e si arriva a scandalizzarsi per notizie vere. La privacy? Forse solo i social hanno il diritto di ignorarla, visto che gli interessati se ne servono per confessarsi pubblicamente? Se uno non segue Facebook o Instagram o Twitter e legge semplicemente un giornale, deve non sapere?
Non pensavo ieri e non penso oggi di aver arrecato un danno a Sinisa: ho solo sfogato il dolore per una notizia che non avrei mai voluto ricevere aggiungendo un affettuoso incoraggiamento.
Gli ho inviato un messaggio, il contenuto non lo rivelo: conta solo che si riprenda bene e in fretta, tutto il resto riguarda la mia coscienza.
Meglio un rimorso confessato che una macchia nel cuore.
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