DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Lod. Pol. per “La Stampa”
BOMBA CARTA NELLA CURVA DEL TORO
Forse non è proprio un gioco da ragazzi far entrare allo stadio le bombe carta, ma ciò che è accaduto ieri all’Olimpico di Torino dimostra che si può fare. Eccome.
Non c’è certezza di come accada, soltanto tante supposizioni, oppure racconti fatti da ultrà in vena di confidenze con gli amici. E ci sono le analisi fatte dagli esperti della Digos che cercano da sempre e in ogni modo di scardinare il fenomeno. Ma non c’è un solo modo oppure una verità assoluta.
Caso numero uno. Al momento dell’ingresso allo stadio si devono esibire documento d’identità e biglietto con tanto di nome e cognome. Gli steward controllano e perquisiscono. Coltelli, forbici, accendini, tutto ciò che si ha in tasca e che potrebbe diventare un’arma oppure essere lanciato sul terreno di gioco viene sequestrato. Sulla carta il meccanismo è perfetto.
DERBY TORINO, BOMBA CARTA ALLO STADIO
Se qualcuno protesta intervengono le forze dell’ordine. Ma se agli ingressi c’è calca, gente che spinge, la partita sta per cominciare, oppure è arrivata una comitiva particolarmente numerosa e smaniosa di entrare i controlli sono più rapidi e superficiali. E il «petardone» infilato nella manica del giubbotto non lo trova nessuno. E addio filtraggio.
Caso numero due. I «petardoni» o bombe carta entrano con le ragazze, ben nascosti sul corpo e ovviamente difficili da trovare. Specialmente se al filtro non ci sono steward donne per le perquisizioni, seppur superficiali. Una tecnica che - dice - qualcuno è particolarmente amata da certe tifoserie.
Caso numero tre. La bomba carta entra smontata, a pezzi, e viene assemblata sugli spalti. Sa molto di leggenda metropolitana, ma qualcuno è pronto a giurare che accade davvero così. Polvere pirica divisa tra più persone. Fogli di giornale, pezzetti di plastica da mettere all’interno.
INCIDENTI DERBY TORINOincidenti derby torino
E poi mille altri trucchi ancora. Dal sacchetto con i petardi lanciato dall’esterno sulla folla «già filtrata» alla complicità di qualcuno dentro lo stadio. Del resto lo stadio non è un aeroporto. E anche lì, spesso, entrano oggetti vietati.
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