DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Gigi Moncalvo per La Verità - Estratti
Angelo o diavolo? Geniale dirigente sportivo o maestro, anzi master, come direbbe lui che ama gli inglesismi, di utopie e fuffa calcistica? Manager sportivo di alto livello o (presunto) ideatore, (presunto) autore e (presunto) corresponsabile di falsi in bilancio e gestioni fuorilegge? Vincitore sul campo ma inadeguato e sconfitto dietro la scrivania da presidente, oppure tutte e due le cose insieme?
(...) Cosciente istigatore di giochi di prestigio finanziari o colpevolmente distratto? Adatto al ruolo e consapevole del pesante cognome che porta, oppure presuntuoso e arrogante, convinto di farla sempre franca proprio grazie alla storica impunità del suo casato? Agnello sacrificale immolato dal perfido cugino John Elkann sull’altare di un sistema calcistico-sportivo che ha cercato di picconare e abbattere? Le uniche certezze: ci sono stati un Agnelli 1 e un Agnelli 2, non ci sarà mai un Agnelli 2.0.
Nel mio libro Juventus Segreta (Vallecchi editore, 328 pagine, 26 euro) racconto che cosa diavolo è accaduto ad Andrea Agnelli per indurlo a modificare, a un certo punto dei suoi tredici anni di presidenza e dei nove scudetti consecutivi, i suoi comportamenti, il suo approccio ai problemi e alle persone e quindi il suo modo di amministrare e gestire la Juventus.
(...)
Come ha fatto a non capire né a tenere conto che a consentirgli di continuare l’allegra e sconsiderata gestione finanziaria della Juventus, cioè i continui aumenti di capitale garantiti da Exor (e quindi da John Elkann) prima o poi si sarebbe trasformato nel cappio in cui il cugino aveva già infilato il suo collo in attesa che arrivasse il momento di stringere definitivamente quel nodo?
(...)
Come ha fatto a esporsi in prima persona per il progetto della Superlega arrivando a rompere i rapporti con le istituzioni e con i dirigenti calcistici internazionali facendo il doppio gioco sia all’interno della Lega Calcio che dell’Eca (l’associazione dei club europei), fino a frantumare l’amicizia personale col presidente dell’Uefa, Aleksander Ceferin, che aveva voluto come padrino di battesimo di una delle sue due figlie, e azzerare la propria reputazione? Come mai, specie negli ultimi tre anni, Agnelli ha preso una serie di decisioni impossibili da capire, come se gli fosse consentito tutto senza pagare dazio?
Come è potuto giungere a sfidare i magistrati della Procura di Torino, rifiutando la collaborazione sua e della Juve alle indagini, mentre la Guardia di finanza scopriva ovunque tracce e documenti non casualmente lasciati in bella vista in certi uffici del club, specie quelli dei collaboratori più fidati che conservavano sotto gli occhi di tutti le carte più delicate, quasi volessero farsi scoprire, e che addirittura scrivevano diari e libretti di cifre e appunti da usare per le lotte intestine nel club?
moncalvo juventus segreta cover
Come ha fatto a creare figure cui ha poi consentito di tenerlo in pugno e condizionarlo rovinosamente (ad esempio Claudio Albanese, capo della comunicazione e autentico Rasputin del presidente, e Fabio Paratici con il suo sistema di acrobatiche plusvalenze)? Infine, come ha potuto Andrea farsi travolgere dagli avvenimenti e perdere il controllo della situazione distratto e fortemente condizionato da una donna, sua moglie Deniz, portata via al suo migliore amico? Come ha fatto a non capire quanta diplomazia e quanto rispetto della forma fossero invece necessari per sopravvivere a certi autentici, e autentiche, piranha della finta buona società torinese? Una società popolata di «madamin» come Evelina Christillin o il giro Sandretto Re Rebaudengo che riempiono di adulazioni la principessa Lavinia Borromeo, autonominatasi una e trina vestale, custode e grande sacerdotessa della morale e dell’etica di una famiglia che non è la sua e di cui ormai suo marito si ritiene l’unico sovrano.
John, dietro il suo volto da bravo ragazzo, nasconde quella che è la fondamentale differenza rispetto al cugino reietto: la spietatezza e un cuore di pietra. Perfino donna Allegra Caracciolo, la vedova di Umberto Agnelli, ha implorato più volte Jacky di non infierire sul suo adorato figlio Andrea. E’ stato tutto inutile: quello non rispondeva, fingeva di concedere la sua benevolenza, abbassava gli occhi e poi infilava il coltello ancor più crudelmente. L’era Agnelli è finita, grazie a John. E quella che si preannunciava come la vigilia dell’anno della celebrazione del centesimo anniversario della proprietà e della gestione della squadra da parte degli Agnelli ha invece portato a questo risultato: non ci sarà mai più quel cognome al vertice del club bianconero. Per ragioni anagrafiche e per l’assenza di una «riserva» maschile in famiglia, a parte Giacomo Dai, figlio di Andrea, che ha solo dodici anni.
L’inizio della fine porta i nomi di due improvvide operazioni legate a Gonzalo Higuain, costato 90 milioni di euro, e Cristiano Ronaldo, 297 milioni in totale. Ma a «rovinare» Andrea sono state altre due persone: Deniz Akalin, la moglie che ama alla follia, e John Elkann, cugino che detesta perfettamente ricambiato. John non è quel «cavaliere Bianco» che oggi vorrebbe far credere. Il libro racconta nei dettagli e documentalmente le sue responsabilità quando la Juventus finì in serie B, senza che l’avvocato del club la difendesse adeguatamente (anzi, chiese la condanna alla serie cadetta) e la gestione del club finì nelle mani di Jean-Claude Blanc e di Giovanni Cobolli Gigli, mentre Luca Montezemolo impediva che la Juve facesse i ricorsi necessari e venne addirittura ringraziato da Joseph Blatter. John dunque ha gravi responsabilità nell’aver accettato passivamente la mortificazione bianconera legata a Calciopoli. Ma la memoria dei tifosi, come si sa, è corta.
matrimonio andrea agnelli deniz akalin a lisciano niccone, in umbria 4
John si è disfatto di Andrea approfittando degli imperdonabili errori del cugino commessi nell’ultima fase della sua presidenza. Ma chi aveva in mano il portafoglio non poteva non sapere, da tempo, che si sarebbe arrivati al tracollo. John, pur informato della situazione, a lungo ha finto di non vedere e non ha mai fatto nulla per impedire che il nome della Juve finisse nel fango, intervenendo con decisione al manifestarsi dei primi scricchiolii.
Ne ha anzi approfittato per agire in modo spietato e crudele senza tener conto dei legami famigliari. John era al corrente di tutto, perfino della Superlega. Ma c’era e c’è un problema: «Andrea non ha la cattiveria di John», ha scritto Luigi Mascheroni. «He looked like a trust-fund baby» («Sembra il figlio di un fondo fiduciario»), ha scritto il giornalista inglese Tobias Jones del Guardian. Una definizione che, in verità, può andare bene per entrambi i cugini. John non ha avuto alcuna remora e alcun rispetto, nell’umiliare, cancellare e scaricare Andrea. Ha messo in atto una serie di vendette, un elenco di accorgimenti che paiono premeditati tanto sono perfidi. Ha scelto molti modi per dargli una lezione, come aspettava da tempo, senza avere riguardo nemmeno per la presunzione d’innocenza. La prima vendetta: costringere Andrea alle dimissioni e toglierlo di scena.
Deniz Akalin Andrea Agnelli John Elkann e Lavinia Borromeo
Non solo dalla Juve, ma anche dal board di Exor (dove lo ha sostituito da Ginevra, la sorella di John, andando a sedersi accanto ad Alessandro Nasi e Tiberto Ruy Brandolini D’Adda) e da quello di Stellantis. Qui il suo mandato sarebbe scaduto nel gennaio 2025: Andrea è stato sostituito da Benoît Ribadeau-Dumas, ex capo dello staff del primo ministro francese, divenuto di recente partner di Exor per individuare opportunità d’investimento globali nel campo della transizione energetica. Nemmeno dopo alcuni confronti personali con John, che per la verità, in modo molto gesuitico, non glielo ha mai chiesto esplicitamente, Andrea era riuscito a capire che era l’ora di togliersi di mezzo.
Anzi, ha fatto intendere che non se ne voleva andare e si illudeva di poter contare sulla massima solidarietà del cugino. Non aveva dubbi che sarebbe stato fatto ogni sforzo per difenderlo dalla tempesta che si andava profilando dagli avamposti della Procura. «Sistemeremo tutto» proclamava Andrea con una sicumera che dimostrava quanto fosse lontano dalla realtà. Egli era ed è davvero convinto di non avere responsabilità. E dunque perché mai avrebbe dovuto e dovrebbe arrendersi o smettere di combattere? Un’altra vendetta di John è stata la riassunzione di Francesco Calvo, il dirigente cui Andrea aveva portato via la moglie. Poi la perfidia di John era continuata accettando il patteggiamento con i vertici della giustizia sportiva. Andrea era stato lasciato solo a combattere e a rifiutare quell’ammissione di colpa a suo carico.
Altra vendetta: la lettera a Uefa, Real Madrid e Barcellona per uscire dalla Superlega con i relativi e onerosi costi di disimpegno previsti dal contratto. Un’altra vendetta: aver ritirato tutte le azioni legali che Andrea da anni portava avanti contro la Figc e l’Inter con la richiesta di 444 milioni per i danni causati da Calciopoli. Ecco spiegata la benevolenza di Gravina & C. E infine la vendetta più significativa, la scelta a favore delle nozze di Alessandro Nasi, l’altro cugino più «presentabile. In estate John e Lavinia non sono sdegnosamente andati al matrimonio di Andrea e Deniz ma hanno avuto un ruolo di primo piano in quello di Alessandro e Alena Seredova: non solo erano presenti ma hanno voluto essere i due testimoni, John per lo sposo e la first lady per la sposa.
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