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Paolo Tomaselli per il “Corriere della Sera”
In ogni caso nessun (ri)morso. E possibilmente una stretta di mano. Doppia. La lunga vigilia di Juventus-Barcellona è cominciata il 24 giugno dello scorso anno, nell’afa dell’Arena Das Dunas di Natal. L’Italia esce dal Mondiale contro l’Uruguay, mentre i dentoni di Luis Suarez affondano nella spalla sinistra di Giorgio Chiellini: l’attaccante del Liverpool non viene sanzionato durante la partita, ma fa una figuraccia in mondovisione e con la prova televisiva viene squalificato per quattro mesi.
Il numero 9 della Celeste viene accolto come un eroe a Montevideo, ma si chiude subito in casa, disperato. Il Barcellona non si fa comunque impressionare dalla situazione e, a giudicare dalla spesa di circa 85 milioni di euro, non ottiene nemmeno lo sconto.
Il debutto arriva nel Clasico di fine ottobre, vinto dal Barça, con assist di Suarez e gol di Neymar. Luis si conferma uno dei più spietati bomber al mondo (24 gol finora nella stagione, 1 ogni 140’, e ben 23 assist) e dà segni di stabilità psicologica. Che però potrebbe anche venir messa a dura prova dal nuovo incrocio con un difensore ruvido come Chiellini e dal clamoroso precedente.
Senza contare che c’è un altro conto aperto, quello con Patrice Evra: quando il francese giocava nel Manchester United, il Pistolero venne squalificato per 8 giornate per avergli rivolto pesanti insulti razzisti. Del pentimento non si è vista traccia: la stretta di mano rifiutata da Suarez a Evra è un’altra delle foto segnaletiche che fanno parte del pesante dossier a carico del paziente Luisito.
E non è un modo di dire, perché in Catalogna come nel Merseyside, l’inquieto bomber deve frequentare psichiatri e psicologi. L’obiettivo è incanalare l’aggressività «perché la pressione sale e non c’è valvola di sfogo». Suarez all’inizio temeva di perdere la cattiveria agonistica. Poi il morso del Mondiale lo ha convinto a scrivere un libro e a lavorare più a fondo su se stesso: «Mi hanno trattato come un criminale. Non so ancora perché mordo, ma sono sulla strada giusta per capirlo».
Poi magari l’uruguaiano lo spiegherà a Bakkal del Psv Eindhoven e Ivanovic del Chelsea (due «assaggi» da 17 giornate di squalifica complessive), oltre a Chiellini, che al Mondiale dovette sorbirsi anche la sceneggiata grottesca della simulazione dell’avversario: «Da parte mia c’è tanta tranquillità — assicura Giorgio — lo affronterò come si fa con un grande attaccante, come ho fatto con Benzema o Ronaldo. E senza gommapiuma sulle spalle (sorride). Non credo Suarez soffrirà qualcosa dal punto di vista psicologico, perché episodi come quello di quest’estate fanno maturare, da entrambe le parti. Penso che lui, come me, abbia voglia solo di vincere la Champions».
eataly coglie la copertina del new york daily sul morso di suarez
Mentre i collezionisti tirano fuori i cavatappi con i dentoni di Luisito e i giornali inglesi ripropongono i vecchi montaggi di Hannibal the Cannibal e titolano «Chiellini-Suarez, lo Squalo 2», anche Patrice Evra guarda l’avversario dritto negli occhi: «Se gli darò la mano? Certo, nessun problema. Mi interessa solo che senta la mia presenza sul campo. Sono orgoglioso di ciò che sono e del colore della mia pelle, il resto non conta». Adesso contano solo Suarez e i suoi amici Messi e Neymar, 115 gol in tre. Il 118 è vicino, ma a questo punto sarebbe meglio chiamarlo per un altro morso che per un gol.
suarez macellaio
suarez cane rabbioso
suarez lo squalo
Patrice Evra
suarez chiellini
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