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“Mbappé non è noioso. Ho i miei trascorsi con lui, abbiamo litigato un po’, ma quando è arrivato è stato fondamentale per noi. Lo chiamavo Golden Boy. Giocavo sempre con lui, dicevo che sarebbe stato uno dei migliori. L’ho sempre aiutato, gli ho parlato, è venuto a casa mia, abbiamo cenato insieme”. Poi, però, racconta Neymar al podcast di Romario, “E’ arrivato Messi e Mbappé è diventato un po’ geloso. Ci sono stati dei litigi, un cambiamento nel comportamento”.
Riguardo ai ripetuti fallimenti del Psg in Champions League, nonostante gli acquisti milionari, Neymar dice che non erano riusciti ad incanalare l’ego delle stelle: “È bello avere ego, ma devi sapere che sei non giocare da solo. Ci deve essere un altro ragazzo al tuo fianco. C’erano grandi ego quasi ovunque, non può funzionare se nessuno corre e nessuno aiuta, è impossibile vincere qualcosa.”
Neymar, che ha giocato al Barcellona dal 2013 al 2017, ha raccontato a Romario i suoi difficili inizi in Spagna: “Sono arrivato al Barcellona quando avevo 21 o 22 anni, avevo appena vinto la Confederations Cup contro la Spagna. Non mi sentivo abbastanza sicuro, sono stati sei mesi senza poter dribblare nessuno, sbagliando tutto. C’è stata una giornata che mi ha dato la disperazione più totale, all’intervallo della partita contro l’Athletic ero molto arrabbiato, ho iniziato a piangere.
Poi Messi ha bussato alla porta e mi ha chiesto perché piangevo, ho risposto che non era niente, ha detto che era lì per aiutarmi e che avrei dovuto giocare il calcio che giocavo al Santos, senza pressioni. Ha detto che potevo contare su di lui, e le cose hanno iniziato a funzionare”.
“Non ho lasciato il Barça con l’idea di essere il migliore al mondo. Nella mia ultima settimana a Barcellona, Messi mi ha chiesto Perché lasci? Vuoi essere il migliore al mondo? Ti renderò il migliore al mondo”. Ma non era questo, erano altre cose personali. Certo, economicamente il Psg era molto meglio che a Barcellona e c’erano brasiliani che giocavano lì ed erano tutti miei amici, ho corso un rischio, ma non era con l’idea di essere il migliore al mondo”.
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