
DAGOREPORT - GENERALI, MEDIOBANCA, MPS, BPM: NESSUN GOVERNO HA MAI AVUTO UN POTERE SIMILE SUL…
L’ATTESA E’ FINITA: OGGI TORNA LA SERIE A! NAPOLI FAVORITO (ROSA SOLIDA, BILANCI IN ORDINE MA L’ASSENZA DI LUKAKU È UN PROBLEMA). ATTENZIONE A MILAN E JUVENTUS - L’INTER HA SCELTO CHIVU E GLI HA CONSEGNATO LA FORMAZIONE DELL’ANNO SCORSO (ETÀ MEDIA 30 ANNI). LA ROMA RIPARTE DA GASPERINI (MA 9 SCUDETTI NEGLI ULTIMI 10 SONO STATI VINTI DALLA MIGLIOR DIFESA) – LA SERIE A E’ IL CIMITERO DEGLI ELEFANTI (MODRIC, DZEKO E DE BRUYNE). NON È UN CAMPIONATO PER GIOVANI. QUEI POCHI CHE SBOCCIANO SCAPPANO VIA (LEONI DOPO CALAFIORI, VICARIO, UDOGIE). E’ LA STAGIONE CHE PORTA AI MONDIALI. GRAVINA HA GARANTITO STAVOLTA LA QUALIFICAZIONE E POI HA CONSEGNATO LA PANCHINA A GATTUSO. CHE DIO CE LA MANDI BUONA!
Paolo Condò per corriere.it - Estratti
Il campionato riparte oggi con un disegno di trama comune e molto preciso: il ritorno. Tornano dopo un anno di pausa (Allegri e Sarri) o di distanza (Pioli) tre allenatori che vantano scudetti e coppe nel curriculum, tornano vecchi campioni che pensavamo anagraficamente perduti (Dzeko, Immobile, Bernardeschi che in realtà di anni ne ha soltanto 31, magari più in là rivedremo anche Insigne), tornano le grandi star, dal Pallone d’oro 2018 Modric a De Bruyne che avrebbe meritato analogo premio, ma il tono crepuscolare di cotante acquisizioni è innegabile.
(...)
Sarebbe tutto perfetto, e potremmo disporci a un altro campionato conteso e quindi appassionante — come probabilmente sarà — se la serie A fosse un’isola: ma la finale di Champions, il raggelante 5-0 del Psg all’Inter, ha confermato che il mondo sta andando da tutt’altra parte. Lo fa con denari che noi non abbiamo, perché dal Paris al Chelsea, dal Liverpool al City e al Real ci sono in giro club che spendono quanto un pil, investendo su giovani forti che corrono e pressano come dannati.
E questo lussuoso materiale umano viene educato al ritmo folle e all’atteggiamento aggressivo: l’incipit del Psg a Monaco, quella palla sparata fuori all’altezza della difesa interista per metterla subito sotto pressione, ha spalancato un mondo. Il Chelsea lo ha rifatto proprio al Psg nella finale iridata dei club, e ha vinto la partita.
Un luogo comune assolutamente vero è che a calcio si possa vincere in molti modi. Lo ripetiamo di continuo, ma la frase che segue è invariabilmente «anche con una difesa bassa e attenta». Fateci caso, in Italia non aggiungiamo mai «un attacco munito e coraggioso». Il sacro graal dell’equilibrio viene sempre declinato col freno a mano tirato. Perché le difese vincono i campionati? Certo, in serie A va così: negli ultimi 10 anni la miglior difesa ha vinto 9 scudetti, il miglior attacco soltanto 3.
Ma se usciamo dal nostro recinto si scopre che in Germania difesa e attacco sono 8-8, in Inghilterra prevalgono gli attacchi 7-5, in Spagna 6-4, in Francia 9-5. Al di là delle Alpi è chi segna più gol a vincere gli scudetti. E siccome dei cinque grandi campionati europei il nostro è quello che da più tempo non alza la Champions (2010), e la Nazionale manca i Mondiali dal 2014 — tocchiamo ferro per il prossimo — qualche domanda su questa asserita superiorità filosofica delle difese sarebbe il caso di porsela.
In partenza della nuova stagione, la speranza è che il nostro calcio impari finalmente a fare sistema, rendendosi conto che il tavolino su cui poggia è a tre gambe (campionato, coppe, Nazionali) e che la crescita sia possibile solo sviluppandole assieme. Dal punto di vista tecnico, quasi tutti cercano ancora un centravanti.
Al fixing attuale De Bruyne vale la pole al Napoli, l’Inter non ha ancora aggiunto un titolare e dunque insegue, il Milan con una gara alla settimana lotterà per il titolo, la Juve definirà il suo destino a seconda di chi riuscirà a sbarcare (e sostituire), la pressione che Gasperini ha messo alle strutture romaniste è fortissima, vedremo quanto sostenibile.
La Fiorentina davanti non era così forte dai tempi di Batistuta, il Bologna ha venduto per il secondo anno i pezzi migliori, Juric a Bergamo deve aggiungere almeno 20 gol al suo storico di difensivista, Sarri è il migliore a lavorare senza mercato e Zapata rientra in un Torino rinfrescato. Fra chi poi ragiona in stile europeo — per obiettivo, organico, gioco — il Como occupa l’altra pole. Inter e Roma a fine maggio pensarono di sfilargli Fabregas, e vennero respinte. Può voler dire che le sorprese non sono finite.
TORNA LA SERIE A
Napoli favorito: rosa solida, bilanci in ordine. Il Nord è lontano, pieno di debiti e confusione.
L’INTER
Dopo la disfatta totale dello scorso anno su tutti i fronti possibili, ha scelto Chivu per il dopo Inzaghi. Gli ha consegnato la formazione dell’anno scorso. Età media 30 anni. E un’aria pesantissima nello spogliatoio dopo il j’accuse in terra d’America del Toro contro il Turco. Che ha creato due partiti contrapposti: Calhanoglu, Thuram, Sommer da una parte, Lautaro, Barella, Bastoni dall’altra.
La JUVENTUS
Comolli deve smaltire le macerie lasciate negli ultimi anni gli allenatori, i direttori e presidenti precedenti. Non lo può fare in due mesi. Se sarà bravo ci vorranno tre anni per rimuovere tutte le schifezze ereditate. Chiellini ha scelto Tudor. Unico vantaggio: è uno che conosce l’ambiente. Ora però deve dimostrare di essere un allenatore da Juve.
Se in questi pochi giorni che rimangono non gli prendono un difensore vero, un esterno a tutta fascia, e Kolo Muani sarà dura.
IL MILAN
E’ vero, c’è un’identità diversa rispetto al passato.
Fino a ieri non si sapeva chi comandava, oggi, con l’arrivo di Tare e Allegri, si intravede una programmazione più chiara.
Ma è tutto da verificare.
L’unico vantaggio vero è che giocheranno una volta a settimana.
Ma hanno una rosa ridotta a 22-23 elementi.
Tantissimi i cambiamenti.
E quelli in difesa peseranno di più.
In centrocampo Modric e Ricci riusciranno a far ingoiare l’addio di Reijnders. Manca un interditore, però.Poi l’attacco. Leao l’incostante pare sarà provato centravanti. Vedremo. Per ora tante scommesse, ma poche certezze.
La Roma
Il settlement agreement imposto dall’Uefa va rispettato. Ranieri, dopo aver fatto il gesto dell’ombrello a Gravina, ha rincorso il Gasp e gli ha chiesto di fare il Gasp.
Cioè valorizzare la rosa per poi vendere e sistemare i bilanci.
Dall’altra parte del Tevere è tornato Sarri. Da un po’ sta là, seduto sulla panchina.
Si scaccola e aspetta che Lotito si svegli dalla pennica per fargli la squadra.
La Dea è all’anno zero.
Nell’ultimo decennio, con Percassi, era cresciuta tanto. Fino a essere considerata una tra le migliori società italiane.
Mancava solo un passo per lottare davvero fino in fondo per lo scudetto.
Poi Gasp – l’altro grande artefice del miracolo Dea – ha deciso di lasciare.
Ora c’è Juric. Ed è tutto un’incognita.
Vediamo se il Como miliardario di Cesc si conferma.
Cambiano le panchine. Girano sempre gli stessi nomi.
Un po’ come succede nel cinema italiano.
Poi sbuca fuori il Carlos Cuesta.
Sarà il nuovo allenatore del Parma. Trent’anni.
E’ un campionato per vecchie star.
Alla ricerca della seconda giovinezza.
Non è un campionato per giovani.
Quei pochi che sbocciano scappano via.
Vedi Leoni. Vedi Calafiori, Vicario, Udogie.
È un campionato gestito da gente incapace e inefficiente.
Gente che gode di protezioni oscure e inquietanti.
Il presidente di una federazione che manca due volte il Mondiale, deve lasciare. Per dignità.
Gravina è ancora là.
Ha fatto un bel discorso.
Ha garantito che questa volta la qualificazione ai Mondiali del Messico è cosa certa.
Poi ha consegnato la panchina a Gattuso.
Applausi.
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