FLASH! - IL DAZISTA TRUMP, PER SPACCARE L'UNIONE EUROPEA A COLPI DI TARIFFE SUI PRODOTTI ESPORTATI…
Guido De Carolis e Carlos Passerini per il “Corriere della Sera”
E quando arrivi in area, buttati. Cominciano a dirtelo da ragazzino. Non lo ammette nessuno ma i numeri non mentono: in Europa non vinciamo lo straccio di una coppa da sei anni, dal triplete interista del 2010, ma se ci fosse la «Champions dei simulatori» non avremmo rivali. Il Barça della farsa, siamo.
Il nostro calcio è un popolo di santi (in questo senso mica tanto), poeti e tuffatori: secondo i dati Opta la serie A con 25 ammonizioni per simulazione è in vetta ai cinque principali campionati europei.
Mettiamo in fila nell' ordine Liga spagnola (23), Premier inglese (20: tantine, già), Ligue1 francese (18) e, staccatissima a 6, la più corretta di tutte che è la Bundesliga tedesca. La quale fra l' altro compare nella speciale/spiacevole graduatoria solo con 6 squadre coinvolte (su 18), contro le nostre 14 (su 20). Così fan tutti, insomma, almeno da noi.
Che avevamo vinto, si fa per dire, anche nella stagione scorsa, la 2014/15: 30 tentativi smascherati col giallo. Già, perché poi ovviamente ci sono tutti i tuffi andati a buon fine. La maggioranza?
Che poi da tutte le parti i più furbi siano generalmente anche i più bisognosi di punti, cioè squadre di bassa fascia (Atalanta, Bologna, Carpi e Genoa: 3 gialli ciascuna), non giustifica nulla. «Un cancro da estirpare» lo definì qualche tempo fa il vicepresidente Fifa, Jim Boyce, che viene dall' Irlanda del Nord e rappresenta la Gran Bretagna. Dove, come ovunque, la simulazione sul campo esiste. Ma, e qui sta la differenza, viene in qualche modo osteggiata dal pubblico.
In Inghilterra il verbo «to cheat» più che simulare significa proprio barare. I professori del Regno Unito lo usano per gli studenti che copiano, i tifosi lo urlano negli stadi ai tuffatori d' area.
Non c' è pietà verso gli imbroglioni, considerati veri ladri. L' ultima feroce polemica è del 6 marzo, quando Benteke del Liverpool si è buttato senza essere nemmeno stato sfiorato dal difensore del Cristal Palace Delaney. L' arbitro Marriner ha abboccato e concesso il rigore che ha regalato la vittoria ai Reds. Ne è nato un caso che ha investito l' Inghilterra.
Sulle colonne del Times , l' ex centravanti dell' Aston Villa, Tony Cascarino, ha scritto: «Il calcio è diventato il più disonesto degli sport. I premi partita e i manager spingono i giocatori a vincere a tutti i costi». L' episodio non ha sconvolto solo Cascarino, ma si è arrivati a chiedere di modificare il regolamento.
«Non basta l' ammonizione, servono minimo 5 turni di squalifica per chi simula», è stata la proposta. È partita anche una petizione dei tifosi per squalificare Benteke e togliere 6 punti al Liverpool. Finirà in nulla, ma fa comprendere il senso di indignazione degli inglesi davanti a episodi del genere.
Da poco chiamato in Premier League ad allenare lo Swansea, Francesco Guidolin stronca il problema alla radice: «Non ho mai visto una simulazione da quando sono qui, né di un mio giocatore né di un avversario. Proprio non esiste quest' idea di tuffarsi, è una questione di cultura. Dell' arbitro non ci si preoccupa, non è come da noi, il direttore di gara non è visto come un qualcosa da cui dipende la vittoria o la sconfitta di una squadra. La simulazione quindi è fuori discussione».
Il gallese Mark Hughes, ex centravanti del Chelsea e oggi allenatore dello Stoke, chiarisce le differenze culturali: «La simulazione viene giudicata in modo diverso in altri Paesi. Ci sono posti un cui tuffarsi, accentuare una caduta o trarre in inganno l' arbitro è considerata una grande abilità. Questo modo di pensare è lontanissimo da chi segue il calcio in Inghilterra».
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