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IL CORTOCIRCUITO DEGLI ALLENATORI: VENGONO STRAPAGATI MA NON SI ASSUMONO MEZZA RESPONSABILITA' - I LORO STIPENDI SUPERANO I CONFINI DELLA DECENZA MA SE LE COSE VANNO MALE FINISCONO PER DARE LA COLPA ALLE SOCIETA' O AI CALCIATORI (E OVVIAMENTE NON SI DIMETTONO MAI) - PER STEFANO PIOLI, CACCIATO IN MALO MODO DALLA FIORENTINA DOPO UN INIZIO DI CAMPIONATO HORROR, BALLANO 18 MILIONI LORDI IN TRE ANNI - IL "CORRIERE": "I PRESIDENTI DOVREBBERO INIZIARE A RISPARMIARE SUI CONTRATTI DEGLI ALLENATORI"
Il Corriere della Sera, con Daniele Dallera, scrive di comunicazione degli allenatori. Se la prende anche con Conte però a nostro avviso la critica è depotenziata, è in fondo un mezzo per rinfacciargli le parole post-Inter. E se il pulpito è un giornale milanese, chiaramente il risultato finisce con l’essere un altro.
Invece l’assurda polemica montata dal tecnico salentino sul catenaccio dell’Eintracht avrebbe meritato un approfondimento, è un tipico caso di perversione pallonara ormai molto frequente in Italia. L’avversario che dovrebbe giocare in modo da farti vincere, è un concetto che va oltre l’infantile: meriterebbe una riflessione di Massimo Recalcati.
Interessante, molto interessante, il passaggio del Corsera sugli stipendi degli allenatori:
Parliamo di comunicazione, aspetto fondamentale di questo loro mestiere, strapagato: i presidenti dovrebbero iniziare a risparmiare sui contratti degli allenatori.
Se pensiamo che per Pioli, anche lui stimatissimo professionista, ballano 18 milioni lordi in tre anni, ci si sente male. E quello dell’ex allenatore della Fiorentina è ancora un esempio moderato quanto a investimento economico, certi stipendi corredati da staff giganteschi (che non ha nemmeno un luminare di cardiochirurgia che opera a cuore aperto tutti i santi giorni) superano i confini della decenza.
Ecco, un po’ come la comunicazione di Conte che nel misero pareggio con l’Eintracht, squadra modesta, ha avuto ancora una volta toni sbagliati: invece di analizzare le fatiche e gli stenti del Napoli se l’è presa col catenaccio dei tedeschi.
Di Conte il capo dello sport scrive questo:
un po’ come la comunicazione di Conte che nel misero pareggio con l’Eintracht, squadra modesta, ha avuto ancora una volta toni sbagliati: invece di analizzare le fatiche e gli stenti del Napoli se l’è presa col catenaccio dei tedeschi.
Ma è da qualche giorno che Conte, abilissimo in panchina e fuori, nelle conferenze stampa non dà il meglio di sé. La polemica creata ad arte contro Marotta dopo aver beneficiato di un rigore almeno fantasioso è stata stonata da ogni parte la si ascoltasse.
napoli inter - litigio tra antonio conte e lautaro martinez
Goduto un rigore artefatto, il classico «rigorino» (il termine geniale è stato battezzato per la prima volta dal nostro Paolo Casarin che ha sempre disprezzato questa scelta arbitrale), il buon senso avrebbe richiesto un intelligente silenzio. Niente, Conte è andato oltre. E ha proseguito, sbagliando ancora, quando nella vigilia con l’eintracht si è impegnato in un giro di parole da teatro dell’assurdo che tirava in ballo misteriose e irreali critiche ai danni del Napoli.
Meglio avrebbe fatto a concentrarsi sui tedeschi che poi ha scoperto catenacciari. Il grande Conte, quello che vince ovunque vada, quello che stimiamo, non ha bisogno di simili mezzucci.
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