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"PER IL CALCIO ITALIANO È UN MOMENTO DRAMMATICO: GRAVINA SENZA IMBARAZZO, BUFFON CON LA FACCIA DI QUANDO PENSA CHE QUALCUNO ABBIA UN BIDONE AL POSTO DEL CUORE E GATTUSO CHE SPIEGA IL “SUO” CALCIO D’ATTACCO" (CIAO CORE!) – IL "CORRIERE DELLA SERA" DEMOLISCE LA TRIMURTI AZZURRA: “GRAVINA SIBILA: 'LA SCELTA DI GATTUSO NON È STATA DETTATA SOLO DAL CUORE'. INFATTI: ANCHE DALLA DISPERAZIONE. DOPO CHE AVEVANO SPEDITO SPALLETTI, DA SOLO, AD ANNUNCIARE IL PROPRIO ESONERO (EPISODIO PIÙ CHE BIZZARRO, LUNARE). NESSUN GRANDE CLUB ITALIANO HA PENSATO A “RINGHIO”. CI SARÀ UN MOTIVO. È UN TECNICO DI SECONDA FASCIA? O DI TERZA?" - PS: "QUANDO BUFFON SI DICE PRONTO A FARE UN PASSO INDIETRO IN CASO DI FLOP DI GATTUSO, GRAVINA CHINA LA TESTA, PERCHÉ A LUI L’IDEA DELLE DIMISSIONI FA VENIRE LE BOLLE..."

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Fabrizio Roncone per il Corriere della Sera - Estratti

 

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Eccoli: entrano in fila indiana. Il silenzio potete solo immaginarlo. È una piscina di silenzio. Dettagli. Avanti c’è Gigi Buffon (la faccia di quando pensa che qualcuno abbia un bidone al posto del cuore). L’ultimo è il presidente Gabriele Gravina: rughe profonde, colorito biancastro, occhiate indecifrabili (è preoccupato? è arrabbiato? prova imbarazzo?  No, imbarazzo no: è un tipo di emozione che non conosce). In mezzo, c’è lui: Rino, il nuovo c.t.

 

Tutti i cronisti iniziano allora a chiamarlo, con affetto smaccato, ai limiti della tenerezza, per nome.

 

Ma a bassa voce. Ciao, Rino. Rino bello. Bentornato Rino.

 

(...) Gravina è già partito con un discorsetto di circostanza. Cosa ci può dire? Che Gattuso è l’allenatore più giusto, più azzeccato, e che è stato scelto «con profonda convinzione», e non — come sappiamo — perché di notte, mentre guardava gli azzurri arrancare pure con la Moldova, Claudio Ranieri gli spedì un whatsapp, tirandosi fuori dalla trattativa.

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Persino oggi, Gravina fa Gravina. È formidabile. «La scelta di Gattuso non è stata dettata soltanto dal cuore». Infatti: anche dalla disperazione. Dopo che avevano spedito Luciano Spalletti, da solo, ad annunciare il proprio esonero (episodio più che bizzarro, lunare).

 

E con Allegri, libero fino a due settimane prima, che aveva firmato con il Milan. Pioli? Cincischiava.

 

Hanno sondato De Rossi. Ma forse allora meglio Mancini. Che, in ginocchio sui ceci, implorava perdono e una nuova, clamorosa assunzione. Solo che Buffon mette il veto (capito? Buffon mette veti), e quindi propone: «Scusate: chiediamolo a Rino».

 

Che fa adesso Rino mentre parla Gravina? Ci guarda. Bel faccione greco, occhi neri, profondi. Sa perfettamente cosa pensiamo di lui, ha letto tutto. Ha colto un certo impegno di molti nel voler benevolmente tenere assieme l’aspetto umano e quello tecnico.

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Hanno scritto che è simpatico e sincero, coraggioso e testardo, abituato a superare i propri limiti: un calabrese che doveva fare il pescatore e s’è ritrovato calciatore, a 19 anni, in Scozia, poi campione del Mondo e però pure due scudetti e due Champions con il Milan, un soprannome adatto per quando giocava, Ringhio, ma sbagliato ormai da tempo, da quando s’è messo in testa di fare l’allenatore e cerca un calcio pensato, sofisticato, d’attacco.

 

Insomma: diciamo che chi gli vuole bene sostiene sia una specie di De Zerbi, però De Zerbi cura meglio le pubbliche relazioni (il che, magari, è pure vero); quelli che restano ai fatti, descrivono invece un tecnico che non è cresciuto («Però a Napoli e Milano ho sfiorato la Champions per un punto, eh»: ma è poco Rino, è pochino). Esperienze modeste da Sion a Creta, fino a Valencia, Marsiglia, Spalato. Nessun grande club italiano, nell’ultima rumba degli allenatori, ha pensato a lui. Ci sarà un motivo. È un tecnico di seconda fascia? O di terza?

 

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Non importa. Non è questo il punto. Sbagliato anche ragionare troppo su quella frase di Buffon - «Vedremo se Rino è la scelta giusta, pronti a fare un passo indietro» — mentre Gravina china la testa, perché a lui l’idea delle dimissioni fa venire le bolle. L’unica cosa che conta, da questa mattina in poi, è stare accanto a Gattuso con la cura che si deve a chi ricopre un ruolo delicatissimo.

 

Con un po’ di onestà intellettuale (e leggendo l’attuale classifica del nostro girone): qualificarci ai Mondiali come primi avrebbe del miracoloso, arrivarci con gli spareggi sarebbe comunque un’impresa storica. Gattuso racconta di aver telefonato a 35 calciatori: se escludiamo Gigio Donnarumma, l’unico nostro fuoriclasse, sappiamo bene chi possono essere gli altri 34. Può darsi che Spalletti gli abbia sempre parlato un po’ troppo delle sue visioni tattiche, e che abbia così reso lo spogliatoio un luogo ostile. Speriamo che Gattuso sia capace di farglielo diventare terribile se, almeno, non corrono.

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Dobbiamo tenerci stretti. Per il calcio italiano è un momento drammatico. «Mi piacerebbe far cambiare idea al presidente La Russa», ha detto, con un velo di amarezza, Gattuso. Perché La Russa, come c.t., voleva Walter Zenga.

 

Siamo messi così.

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