stadio stadi qatar 2022 mondiale

MONDIALE DI PLASTICA - PER OSPITARE IL TORNEO DEL 2022 IN QATAR, SI È FATTO DI TUTTO: ERBA CRESCIUTA NEL MEZZO DEL DESERTO, STADI CON ARIA CONDIZIONATA E TIFO CREATO AD HOC – A DOHA HANNO PROVATO PURE A RIFARSI UN'IMMAGINE DOPO LE ACCUSE DI SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI, INTRODUCENDO UNO STIPENDIO MINIMO (MA ORMAI GLI OPERAI GLI HANNO SPREMUTI E AMMAZZATI) - UNA VOLTA FINITO TUTTO, COME SI COMPORTERANNO? NEL 2008 LA CINA…

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Giulia Zonca per “La Stampa”

 

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Fuori da Doha, dove il Qatar torna quasi subito deserto c'è un pezzo di terra madre dove cresce il Mondiale, la chiamano «mother land», una zolla di 22 metri quadri che si riproduce fino a occuparne 425 000: erba, anzi Platinum Paspalum, la qualità più adatta agli otto campi da calcio per gli otto stadi sparpagliati nel più piccolo paese che abbia mai ospitato un Mondiale, il primo arabo. 

 

Qui non c'era nulla per reggere un evento globale che muove milioni di persone e ora è quasi tutto pronto. Hanno trovato il modo di coltivare il verde tra la sabbia, hanno spostato il torneo in inverno, hanno aperto i bocchettoni di aria condizionata sotto i seggiolini di sette degli otto impianti. La useranno solo in giornate calde, che a novembre non sono previste, tutto calcolato all'ultimo grado di umidità. 

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Contrappongono l'alta ingegneria ai dubbi, non dà la risposta a ogni domanda, ma molto ha inventato, creato, immaginato e realizzato per trasportare il calcio in un'area innamorata del pallone e fino a qui mai ricambiata. Hanno trapiantato anche il tifo che non esisteva e ora accompagna il Qatar persino nella delusione, improvvisamente vera, della finale mancata in una Arab Cup capace di trascinare il Paese e l'intera area. 

 

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Proprio per questo l'Algeria, che ha battuto i padroni di casa 2-1 e si gioca il trofeo contro la Tunisia, sventola la bandiera palestinese. Inclusivi, con tutte le tensioni del caso. Il Medio Oriente ossessionato dal «football» (parola detta sempre con un gran sospiro di trasporto), soprattutto dal football europeo, si è dimenticato della Champions e si è concentrato su questa strana Coppa animata da aspettative inedite. 

 

cantieri qatar 2022 2

Non è in fascia protetta e non può chiedere ai club di liberare i giocatori migliori che infatti non ci sono, ma c'è altro. I primi passi, con tutti gli sbandamenti e pure tutte le emozioni. Sono partiti da zero, anzi da sotto. Da un'assegnazione controversa annunciata da Blatter e gestita da un sistema che non esiste più, in un'altra Fifa e in un'altra era. 

 

aria condizionata stadi qatar 2022 1

È passato troppo tempo, troppe inchieste, sospetti, paure, scandali, inquietudini. Si è andati oltre. Su tutta la linea. Pure nel costruire la voglia e l'attesa che adesso esiste. Qui, dove non si tratta più di importare stelle sul viale del tramonto, dove si sostiene una nazionale che, ovviamente, non è mai stata a un Mondiale. E altrove, nel mondo, dove solo 13 squadre hanno il posto sicuro e le altre, a partire dall'Italia, hanno una gran voglia di esserci e l'ansia di perdere questo appuntamento. 

 

Adesso a Doha sanno di essere ambiti, desiderati, lo sentono. Prima avevano solo gli occhi addosso, ora c'è pure la consapevolezza di poter gestire un'opportunità. Se trasportare il Mondiale nel deserto ha avuto un senso lo vedremo solo nel tempo. In Qatar hanno tolto la «kafala», la legge che rendeva il proprietario di fatto padrone del lavoratore, privato dei documenti e vincolato a scadenze capestro, a orari infami, senza tutele.

qatar 2022

 

 Da poco esiste uno stipendio minimo, a prescindere dalla provenienza, ma togliere la norma spremi lavoratori dal diritto non equivale a levarla dalle teste, dalla pratica. Serve distanza per capire, però forse può essere utile un Mondiale per insistere. Di certo, l'evento più atteso del Medio Oriente ha creato intese nella zona. Tutti si sentono coinvolti e a Doha organizzano il «Generation amazing», un festival ponte che si propone di «superare gli stereotipi arabi». 

 

sceicchi negli stadi in qatar

Retorica? Anche, di quella che pure da noi usiamo in quantità industriali e non ci si ferma lì. C'è una regista yemenita che sale sul palco e dice «forse, anche io, chissà, avrei giocato a pallone da bambina se fossi nata in un posto dove per le donne era naturale farlo». C'è Giles Duley, famoso fotografo che ha perso entrambe le gambe e un braccio in Afghanistan e oggi continua a scattare sulle protesi, con una mano sola, sta a capo della War Foundation, foraggiata dagli emiri e ripete ossessivamente: «Concentratevi su quello che potete controllare».

 

stadi in qatar

Lo fa anche il Qatar in mezzo a una marea di incognite, con una passione verace e delle brutte abitudini, al bivio tra quello che può diventare e quello che non sa se vuole essere. In mezzo a un Mondiale di calcio che può diventare svolta o passerella. Chi lo sa. Al momento si percepisce il desiderio di aprire spiragli per essere considerati e apprezzati. 

i lavori per gli stadi

 

Non è una garanzia, la Cina nel 2008 era pronta a concedere una buona fetta di trasparenza per i suoi spettacolari Giochi e per un po' le luci del Nido hanno illuminato più delle notti olimpiche. Poi hanno tirato giù le tende e oggi sollevarle è un'impresa. Ieri sera lo stadio Al Thumama luccicava, ha la forma di un cappello da uomo, il gahfiya, ma era pieno di donne.

 

costruzione stadi in qatar

 «We can do everything in Doha», lo dice fiero il capo della «Nursery», codice di protezione assoluta con cui è stata ribattezzata l'oasi dove cresce l'erba. C'è una base di propaganda, innaffiata a speranza: lui usa la frase mentre accarezza i ciuffi che ha fatto uscire dall'aridità. La scandisce con dolcezza. 

 

Vuole ancora dire poco e si può prestare a tutto, bisogna capire dove portano i passi, i calci. Di sicuro a un Mondiale che ormai è qui e si annusa, si tocca, fragile e prepotente come ogni prima volta.