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Guido De Carolis per il Corriere della Sera
Il rischio che andasse male c' era, in realtà è andata pure peggio. L' Inter si scopre senza nulla. Alla crisi di risultati che si protrae ormai da due mesi senza vittorie (l' ultima è del 3 dicembre, 5-0 sul Chievo), si aggiunge un mercato in entrata disastroso, una proprietà assente e contestata e, come se non bastasse, l' infortunio del capitano Mauro Icardi.
L' attaccante argentino si è fatto male in allenamento, mentre calciava ha avvertito un problema alla coscia e si è subito fermato. Non dovrebbe essere uno stop lungo, difficilmente però sarà in campo sabato contro il Crotone. Rischiarlo sarebbe un azzardo, anche perché Icardi con le sue 18 reti vale la metà dei 37 gol messi a segno in campionato dai nerazzurri.
È un momento difficile per il centravanti, tentato dal Real Madrid. Che l' Inter possa sacrificarlo a fine stagione, incassando i 110 milioni della clausola, è una possibilità concreta. C' è chi maligna e parla di infortunio diplomatico: non è da Icardi, professionista serio. Il capitano però da un mese lancia messaggi chiari all' ambiente nerazzurro. Dopo Firenze tuonò: «In allenamento non si lotta, serve più sacrificio».
Una frase per richiamare il gruppo. Due giorni fa se n' è uscito sui social postando: «Poter dire addio è crescere». Può esserci un riferimento alla relazione con Wanda, ma pare più una prova d' addio all' Inter con cui ha contratto fino al 2021, ma pure la certezza di non poter raggiungere grandi traguardi. Almeno non con questa proprietà cinese. Il gruppo Suning non ha intenzione di finanziare il mercato e vendere Icardi sarebbe un modo per fare tabula rasa e ricostruire una squadra sopravvalutata. Dopo il match contro la Fiorentina Spalletti aveva sbottato con la dirigenza chiedendo rinforzi, non arrivati. I prestiti di Lisandro Lopez e Rafinha (che non saranno riscattati) sono rattoppi e non valori aggiunti per centrare la qualificazione in Champions.
Ma se Spalletti è deluso, anche per le tante promesse estive non mantenute, i tifosi sono proprio infuriati. Non vedendo da quasi un anno a San Siro il patron di Suning Jindong Zhang, nel mirino c' è il figlio Steven che vive a Milano da tempo e ostenta macchine lussuose. Il suo profilo Instagram è un collage di insulti, aumentati in modo esponenziale nel pomeriggio di ieri, quando si è capito che Suning non avrebbe fatto nessuno sforzo per prendere in prestito Pastore dal Psg. Dalla Cina hanno ribadito: autofinanziamento. Ma stretta com' è dal fair play finanziario e dai vincoli imposti dal governo cinese, l' Inter ha dovuto rinunciare al prestito con obbligo di riscatto fissato a 30 milioni per Pastore.
Con una proprietà distante e disinteressata, Spalletti non avrà Pastore e si terrà Brozovic. Sfumato l' arrivo dell' argentino del Psg, il tecnico ha posto il veto sulla cessione in prestito del croato al Siviglia che aveva accettato il diritto di riscatto a 27 milioni. L' allenatore dovrà fare miracoli per difendere il quarto posto Champions e non far sfaldare il già disunito spogliatoio nerazzurro , in cui resterà il 18enne Pinamonti che ha rifiutato il trasferimento al Sassuolo, mentre saluta Nagatomo finito in prestito secco e oneroso (1,5 milioni) al Galatasaray. Spiccioli.
Quelli con cui Suning costringe a operare il direttore tecnico Walter Sabatini e il direttore sportivo Piero Ausilio. Inter is coming è lo slogan nerazzurro. Non si capisce però dove stia andando.
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