
DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA…
1.IL TEMPO GIOCA PER GARCIA
Davide Stoppini per la “Gazzetta dello Sport”
Lucidamente c’è chi l’ha dipinta così: «Il vero traghettatore della Roma è Rudi Garcia». Forse una sintesi un filo estrema, ma la verità è che più passano le ore più quel filo a cui è appeso il tecnico francese si ingrossa, si rinforza, si fa un po’ più resistente. Sì ok, c’è Luciano Spalletti che a Roma tornerebbe a piedi. C’è Marcelo Bielsa, un amore conclamato di Sabatini ma forse troppo Loco per questa squadra.
C’è il presidente che non ha posto il veto di fronte a una svolta in panchina, come altre volte era accaduto. C’è tutto questo, sì. Ma vicino, c’è anche una società che temporeggia, perché l’idea di cambiare strada a fine stagione inseguendo il sogno Antonio Conte, o magari pure quello spagnoleggiante di Unai Emery, è più forte persino della tentazione di decidere di pancia, dunque di esonerare Garcia subito dopo lo Spezia e ancora prima di Roma-Genoa
E allora ecco lo stallo. Trigoria decide di non decidere. Anche perché un colloquio con l’allenatore ha convinto i dirigenti a concedere un’ultima possibilità, in fondo a un ritiro pre-Genoa. Ovvio che un passo falso domani farebbe in ogni caso precipitare la situazione. […] Anche perché a Trigoria finora non hanno trovato un nome spendibile per 'traghettatore', disposto ad accettare solo un contratto fino a fine stagione. Un traghettatore, appunto, da salutare e semmai ringraziare per poi sposare nuovi progetti. In questo vicolo tortuoso si è infilata la Roma. Da questo vicolo è ancora convinto di uscire indenne Garcia, che viene descritto perfettamente in grado - così è stato anche nelle ultime ore - di isolarsi da una città che gli brucia intorno. […]
2. ZEMAN INCHIODA LA ROMA
Estratti dall’intervista di Zdenek Zeman al “Corriere dello Sport”
L'ex tecnico della Roma, Zdenek Zeman, ospite in redazione, ha giocato in attacco, come sempre. Ecco un estratto dell'intervista al Corriere dello Sport-Stadio oggi in edicola:
Alla Roma preferirono la squadra alle teorie di Zeman.
«Io ho l’abitudine a costruire e stavamo cercando di farlo anche in quel caso. A Roma i calciatori fanno quello che vogliono, ne avevo sempre dodici sul lettino e due bloccati sul Raccordo Anulare e non mi andava bene. C’è un senso della professionalità che va tutelato, sempre, ed io a questo miravo».
A Natale era a due punti dalla Champions.
«E dunque la distanza, nei dialoghi, non era rappresentata dai risultati: eravamo diversi, io e la società, nell’analizzare le vicende, nell’osservare le situazioni. Io privilegio la professionalità».
Queste licenze appartengono secondo lei anche al Barcellona e al Bayern, tanto per fare due esempi?
«Mi pare proprio di no. Semmai è concetto diffuso che l’orientamento dell’organizzazione interna è mutata: un club ha interesse a tenere elevato il valore del proprio calciatore e questo induce a subirne certi atteggiamenti. Prima si parlava di gruppo, adesso domina l’interesse individuale e poi ci sono squadre nelle quali trovi dieci stranieri ed un solo indigeno: diventa tutto più complicato, perché sono estrazioni diverse, culture lontane, hanno bisogno di ambientamento».
Tutto ciò alla Juventus non succede.
«Va detto che la Juventus gestisce i propri giocatori in modo diverso e chi non si adegua non fa strada. A me non piace l’uso della forza, però la modalità è quella giusta. Ai calciatori, parlando genericamente, manca il senso della responsabilità».
[…] E poi il tecnico boemo aggiunge: «Vedere le ultime partite è stato triste. Ho avuto modo di commentare la sfida con il Barcellona e non è stato semplice. Ci fossi stato io si sarebbe detto: le solite squadre di Zeman». Infine su Totti: «Per vent’anni si è portato la Roma sulle spalle. Oggi sono contento che non ci sia, così non si può dire che è colpa sua. La Roma senza Totti non esiste».
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