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"DELFIN” CURIOSO – DA DOVE ARRIVA LA NOTIZIA CHE LA HOLDING DEI DEL VECCHIO POTREBBERO LIQUIDARE IL…
1.LITE PIPPO-GIOCATORI. “VOI SIETE INDEGNI” “E TU NON SEI DA MILAN”
Monica Colombo per “Il Corriere della Sera”
Il viaggio di ritorno a casa del Milan inizia male. Non poteva essere altrimenti. Ma a Udine sul pullman rossonero si è andati oltre, ci sono stati momenti di alta tensione. Arriva Inzaghi, chiede a Galliani di scendere e di lasciarlo solo con la squadra. Inzaghi è durissimo (lo era già stato nelle interviste): «Siete indegni di questa maglia». Parole pesanti di un uomo sconfitto che poco prima si era assunto ogni colpa. Ma qui, sul pullman, ha voluto dirne quattro ai giocatori.
Qualcuno si è ribellato, c’è chi gli ha fatto notare: «.. noi non saremmo degni, ma tu non sei all’altezza di allenare il Milan...». Il progetto affidato a Filippo Inzaghi virtualmente si è concluso nel cantiere dello stadio Friuli. Silvio Berlusconi, furente, a fine gara è stato tentato dal sollevare subito dall’incarico l’ex pupillo: poi alle 9 di sera dopo un nuovo consulto telefonico con Galliani la società ha deciso di proseguire fino al termine del campionato.
Inzaghi ha ordinato il ritiro della squadra fino alla partita con il Genoa di mercoledì: «Ora l’obiettivo per tutti è meritarsi il Milan. Abbiamo fatto una brutta partita, sono molto arrabbiato per l’atteggiamento. Alla fine del primo tempo avrei cambiato tutti, me compreso, non abbiamo giustificazioni. Chiediamo scusa ai tifosi e al presidente». Non manca l’autocritica («quando una squadra gioca così il primo colpevole è l’allenatore. Forse dopo il derby si è spenta la luce») ma nemmeno l’esasperazione: «Da mercoledì andrà in campo chi tiene alla maglia». Dopo c’è il pullman...
2. TRA MISTER BEE E MISTER LEE SI PERDONO SQUADRA E INZAGHI. IL DESTINO DEL TECNICO È SEGNATO
Alessandro Bocci per “Il Corriere della Sera”
Tra mister Bee e mister Lee c’è una squadra allo sbando, che perde la partita e la faccia. Il Milan è vicino allo zero: piatto, lento, bolso, semplicemente inguardabile. Nel cantiere dello stadio Friuli, finisce virtualmente l’avventura di Filippo Inzaghi che a fine stagione, anche se la società non dovesse essere ceduta, sarà esonerato. Di più: se non ci fossero di mezzo le trattative per il passaggio del pacchetto azionario, Udine sarebbe il capolinea della seconda vita milanista di Superpippo. Berlusconi e Galliani, invece, prendono tempo e ripiegano sul ritiro anticipato: squadra a Milanello sino alla sfida di mercoledì contro il Genoa. I sogni muoiono all’alba. Quello del giovane allenatore si dissolve proprio quando pensava di aver raddrizzato la barca con una mini serie di 4 partite utili. Un’illusione e niente più.
L’Udinese, che non vinceva da 6 giornate e da un mese e mezzo, mette a nudo le fragilità del Diavolo, vuoto e pallido, senza gioco e senza anima, surclassato più che battuto. Stramaccioni dà scacco matto all’amico Inzaghi nel derby dei giovani sotto pressione, indovinando ogni mossa e preparando meglio la squadra. I friulani hanno una marcia in più sin dal primo istante e Di Natale, dopo appena 43 secondi, costringe Diego Lopez ad un gran balzo per evitare la capitolazione.
Lo schiaffone non sveglia il Milan. L’Udinese è padrona della partita. Allan è un gigante in mezzo al campo, Pinzi un perfetto metodista, Guilherme si muove leggero tra le linee e sulle fasce Widmer e Piris asfaltano Antonelli e Abate. Nel primo tempo alla squadra di casa manca solo un po’ di quella concretezza che trova nella ripresa, quando il Milan scoppia del tutto: Pinzi sblocca su azione di calcio d’angolo, Badu chiude il conto anticipando Rami e sfruttando alla grande il cross morbido sul primo palo di Guilherme. Lo stadio Friuli applaude i suoi beniamini, la famiglia Pozzo festeggia due volte: la vittoria sui rossoneri e la promozione in Premier League del Watford, che garantirà una valanga di milioni.
Il Milan, invece, tocca uno dei punti più bassi della sua tormentata stagione. Il primo tiro nello specchio della porta è il colpo di testa vincente firmato da Pazzini, secondo gol in campionato, due minuti prima del 90’, quando ormai la partita è volata via. Così il destino di Inzaghi è segnato. Pippo sperava di trovare in Friuli i punti per alimentare la rincorsa alla zona europea e puntellare la sua panchina.
Invece, in 90 minuti sbagliati, perde tutto. Forse perché niente ha in mano. Il Milan incassa il decimo gol su calcio d’angolo (record negativo in compagnia del Cesena) e non riesce mai a ripartire. Una squadra senza idee, senza gioco, senza l’intensità di chi dovrebbe avere l’orgoglio di non voler sprofondare nel buio. Il Diavolo è rassegnato dall’inizio alla fine dietro il 4-3-3 con Pazzini centravanti e un centrocampo inesistente in cui a fianco di De Jong ci sono Van Ginkel e Bonaventura.
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Pippo prova timidamente a cambiare l’inerzia della partita con Cerci e il 4-2-3-1 e con Destro e il 4-1-3-2. Tutto inutile. Non c’è reazione. Encefalogramma piatto. Anche fisicamente l’Udinese sembra di un altro pianeta. Inzaghi pare non avere più frecce nel suo arco. Una caduta così verticale nessuno se l’aspettava. Perciò sin dalla prossima partita, il turno infrasettimanale contro il Genoa, l’allenatore e la squadra dovranno dare risposte convincenti. Altrimenti il vecchio eroe dell’area di rigore potrebbe conoscere l’umiliazione di un esonero in corsa.
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