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Simone Mosca per la Repubblica – Milano
Una famiglia smarrita si avvicina in piazza Oberdan al banco dei Cinque Stelle montato a ridosso della fermata M1, Porta Venezia. «Dove sono i bagni?» chiede il padre. «Scendete le scale, il bagno è a destra» risponde l' attivista al megafono scatenando le risate di bambini e passanti.
Ha l' aria di una performance d' autore la ricerca dell' Albergo diurno che ospita fino al 9 aprile le installazioni di Senso 80 firmate da Flavio Favelli, invece è vita vera del sabato milanese che ieri ruotava tutto attorno all' arte. Il motore è a Fieramilanocity l' edizione numero 22 di Miart, Un appuntamento rilanciato da Vincenzo De Bellis e che quest' anno vedeva il battesimo del nuovo direttore, Alessandro Rabottini.
Un passaggio di consegne festeggiato con una crescita del 13% delle gallerie presenti, 174 in totale, di cui quasi la metà, il 41%, straniere. L' anno scorso i visitatori erano stati 45mila, record, ma a giudicare dalle code di ieri il primato è destinato a cadere oggi, ultimo giorno utile per affrontare gli stand. Il premio Herno per quello migliore, dal valore di 10mila euro, intanto se lo è aggiudicato la Anthony Reynolds Gallery di Londra, dove c' era l' ennesima fila per vedere i 4 video di Lucy Harvey, artista inglese che dal 1997 porta avanti il video progetto Guide To Life.
«Ormai il mondo dell' arte è più che altro una lunga coda, a Venezia siamo abituati, comunque c' è una bella energia» spiega Alvise Bittente, artista 40enne arrivato dalla Laguna in cerca di un gallerista. Matteo, 35 anni, avvocato, ha appena chiesto quanto vale un acrilico su Cellotex di Alberto Burri del 1980. «Sto ancora ridendo ma la verità è che ci ho messo qualche istante prima di capire che mi avevano risposto 600mila euro». Non tira aria di sconti anche se molte gallerie emergenti propongono tirature limitate e oggetti di design.
E nel pubblico di Miart si capisce che ha un peso anche quello già arrivato a Milano per la Design week, che premia soprattutto l' arte diffusa fuori dalla fiera sul modello del solito Fuorisalone. A partire proprio dai Bagni diurni, dove appunto le insegne al neon e i mobili scultura portati da Flavio Favelli ottengono ottimo successo. Il vero caso sono però le vetrine Rinascente. Impazzano telefonini, tutti vorrebbero adottare i magnifici orsi dell' installazione I' m Tired of Eating Fish di Paola Pivi.
L' artista milanese, nome italiano tra i più quotati al mondo, ha appeso in volo e fatto ballare giganteschi orsi bianchi, ne ha dipinti di fucsia, ha risvegliato la passione per il pelouche. Qualcuno riflette sul fatto che la deriva esotica di Piazza Duomo potrebbe diventare una straordinaria occasione per rivedere il contesto radicalmente in chiave naturistica. «Palme, banani, orsi, io a questo punto metterei anche pinguini, igloo, gorilla, rifacciamo lo zoo» sorride un signore.
Sempre in Piazza Duomo, fila a Palazzo Reale, che con Miart ha visto l' arrivo di "Codice di avviamento fantastico", mostra da sei artisti in cartellone fino al 30 aprile dove ritorna Nanda Vigo, artista di lungo corso che sembra vivere una seconda giovinezza. Lontano dagli orsi, in corso di Porta Ticinese si risveglia anche Sant' Eustorgio.
L' albanese Adrian Paci, portato dalla galleria Kauffmann Repetto, approda nella Cappella Portinari, tesoro mai troppo valorizzato che finalmente vede arrivare turisti felici di pagare i 6 euro del biglietto. Le foto, i video e le sculture di The Guardians, con la curatela di Gabi Scardi, riflettono sul tema della diversità e del viaggio, in armonia con lo spazio sacro che si merita l' alto gradimento di chi lo scopre per la prima volta.
«Mi vergogno, vivo qui in Porta Ticinese da cinque e non ero mai venuto, è un posto splendido» confessa Pietro, grafico distratto ma redento di 39 anni. L' opera più bella è l' autoritratto in resina di Paci, un uomo bianco che sulla schiena porta il peso gravoso di un tetto. Nelle teche che raccolgono i cimeli più preziosi della storia della chiesa, un anziano volontario invita i visitatori a guardare meglio. «Vede, quelli sono nuovi» dice indicando dei calici dorati. Si intitola Intorno ai vasi sacri, sono cinque calici da funzione realizzati da altrettanti designer. Sono incastrati tra quelli più antichi, le due firme più famose sono quelle di Michele De Lucchi e Alessandro Mendini. Per la rilettura in chiave contemporanea dei bicchieri, il primo ha immaginato una base ia forma di Monte Calvario.
Il secondo per il proprio si è invece ispirato agli affilati flute viennesi di inizi Novecento in cui si beveva champagne e forse si cantava ma senza dire messa. La presenza dei santi Graal d' autore tra le opere di Paci, più che alla fede, sembra in fondo brindare all' alleanza tra arte e design, con Miart e Salone sempre più simili a una sola entità, una e bina.
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