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CESARE PRANDELLI E NOVELLA BENINI
1. LA NAZIONALE “OKKUPA” L’HOTEL
Riceviamo e pubblichiamo:
Nell'attesa di imbarcarsi per il Brasile, la Nazionale Azzurra ieri sera si è rinchiusa nell'Hotel Parco dei Principi nel quartiere Parioli di Roma. Poca gente fuori dall'albergo e un severissimo servizio d'ordine che ha impedito perfino a qualche cliente pagante dell'albergo di recarsi al bar a bere qualcosa in nome della privacy invocata da un arrogante Cassano.
Qualche cliente piu' fortunato con prole al seguito è riuscito a farsi rilasciare autografi e a fare qualche foto con Buffon, Aquilani, Perini, Bonucci, Balotelli. Tutto in un silenzio assordante che consente a Giancarlo Abete di sorseggiare in un bar deserto e ben presidiato un ottimo aperitivo. Vi raccomandiamo tifate Forza Italia...ma in silenzio e senza dar fastidio a Cassano!
2. MONDIALE IN SALITA
Marco Ansaldo per “La Stampa”
Credere in questa Italia. E‘ un atto di fede più che l’esito del ragionamento basato sulla Nazionale partita ieri sera per il Brasile con lo scomodo bagaglio di un altro match non vinto, e contro il Lussemburgo. «Non è l’ora di guardare ai risultati ma alle condizioni della squadra e sono ottime - ha spiegato Prandelli - Ci è mancata la brillantezza e l’avevo messo in conto dopo la fatica fatta a Coverciano ma nei prossimi giorni lavoreremo per ritrovarla e per curare i dettagli che abbiamo dovuto forzatamente trascurare.
Sull’aereo penseremo alle punizioni o a come sistemarci sui calci d’angolo». Una situazione che è costata il gol del pareggio di Chanot e che è diventata il tallone d’Achille di molte squadre italiane, Juve compresa.
Il ct non è deluso, non è preoccupato, è ottimista come impone la parte. A leggere le prestazioni degli azzurri nell’ultima stagione l’impressione è invece che la squadra abbia perso parte dello smalto e delle certezze dei primi 3 anni di Prandelli. Piccolo dubbio: non è che nella prima fase del ciclo con il nuovo ct gli azzurri si sentivano meno responsabilizzati, partendo dal crollo del Sudafrica, e acquisivano entusiasmo vedendo che la ripresa era più veloce del previsto? Con il secondo posto all’Europeo, la Nazionale ha creato nuove attese e forse non tutti hanno la personalità per reggerle.
Il gioco è peggiorato nella fluidità e nel palleggio. Rimane l’idea lodevole di controllare la partita contro chiunque: è l’applicazione a farsi più rugginosa. Un esempio? Prandelli a Perugia aveva chiesto di verticalizzare l’azione ed è stato preso alla lettera: mai visti tanti lanci lunghi e inutili come nel primo tempo. «Non mi è piaciuto - ha ammesso il ct -. Può essere una soluzione quando ti lasciano grandi spazi davanti al portiere altrimenti si regalano palloni».
Si arriva in Brasile sull’onda di risultati che non fanno morale. A chi dice che nel 2006 l’Italia si presentò ai Mondiali con due pareggi deludenti rammentiamo che furono ottenuti contro la Svizzera e l’Ucraina, non contro l’Irlanda sperimentale e il Lussemburgo.
Soprattutto li avevano preceduti vittorie convincenti: un bel successo in novembre in Olanda, la Germania schiantata in marzo a Firenze, grandi iniezioni di fiducia e Lippi ebbe un’Italia collaudata. Questa Nazionale invece ha vinto l’ultima partita il 10 settembre con la Repubblica Ceca, poi una sconfitta e sei pareggi anche contro avversarie di secondo piano. Prandelli, a differenza di Lippi, si trova a mescolare uomini (alcuni reclutati negli ultimi mesi), moduli e intenzioni nel tentativo di trovare più soluzioni per sopperire alla qualità più modesta di 6 o 7 rivali.
Il cantiere è ancora aperto, l’ultima invenzione con Pirlo-Verratti e una sola punta richiederebbe almeno un altro paio di test per essere oliata. Così come si deve incrementare la pericolosità in attacco. Con il Rossi attuale e con Destro non si farebbe molto di più ma puntare tanto sui centrocampisti da gol è una scommessa, nel caso di Verratti un suicidio visto che statisticamente non tira mai in porta. Magari si tornerà al Cassano-Balotelli, cioè a due anni fa. Con i dubbi creati nello stesso ct dalle ultime due stagioni dei protagonisti.
Si parte con la sensazione che tra il pronostico di Buffon («arrivare nei quarti è un bell’obiettivo») e quello del ct («il traguardo come sempre è vincere») il primo sia più realistico ed entrare tra le prime otto al mondo sarebbe addirittura un passetto in più del posto che ci assegna il ranking Fifa: noni.
L’atto di fede è che nelle due manifestazioni cui ha partecipato, l’Europeo e la Confederations Cup, l’Italia prandelliana ha fatto più del previsto ed è il segnale che al momento giusto la squadra va oltre il massimo. Non c’è due senza tre. Puntiamo sul proverbio.
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