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Paolo M.Alfieri per “Avvenire”
Non è la prima volta che accade, basti pensare alla Brexit appena cinque mesi fa e alle elezioni politiche britanniche del 2015. Eppure i sondaggi, e con loro i media, hanno toppato ancora, non vedendo arrivare la valanga Trump e restandone anzi travolti. Una disfatta che ha riguardato non solo le centinaia di rilevazioni divulgate fino alla vigilia delle elezioni dagli istituti demoscopici tradizionali, ma anche le proiezioni a urne aperte fornite dal nuovo conglomerato Votecastr, una prima assoluta che ha violato il tradizionale silenzio del giorno del voto solo per sbagliare clamorosamente tutto.
E non hanno fatto di meglio la grande stampa, a partire dal New York Times, e i presunti guru, come il venerato Nate Silver: il suo blog, FiveThirtyEight. com, aveva previsto che Hillary Clinton avrebbe vinto negli Stati in bilico della Florida, del North Carolina, della Pennsylvania e del Wisconsin. Li ha persi tutti.
Ieri sulla stessa stampa e sui siti americani erano molti gli esperti interpellati sul flop dei sondaggi. C' è chi ha puntato il dito sui campioni troppo esigui di elettori bianchi con un basso livello di istruzione (uno dei segmenti elettorali privilegiati dal candidato repubblicano);
chi criticava l' eccessivo affidamento nel dato demografico; altri hanno parlato di troppi elettori di Trump «bugiardi » che hanno mentito sulla loro reale intenzione di voto; altri ancora hanno evidenziato che gli stessi media si sono ostinati fino alla fine a negare l' evidenza. Un errore già commesso un anno fa, quando la vittoria della nomination repubblicana da parte di Trump era stata data per impossibile.
«I sondaggisti hanno perso molta credibilità e non verranno creduti di nuovo per un bel pezzo», ha commentato al sito Politico Jonathan Barnett, esponente politico repubblicano dell' Arkansas. «Il loro modo di operare non funziona più». Per Geoff Garin, sondaggista democratico, è stata eccessivamente enfatizzata la certezza per cui la crescente diversità demografica del Paese avrebbe automaticamente premiato Clinton portandola alla vittoria: «Si è voluto credere troppo nel fatto che la demografia decide il destino e che la demografia avrebbe determinato un certo risultato - ha evidenziato -. Ma la realtà è apparsa molto diversa».
Di «elettori di Trump nascosti», elettori che si sentivano in imbarazzo a confidare anche in via del tutto anonima ai sondaggisti che avrebbero votato per il tycoon, ha parlato Ned Ryun, repubblicano, a capo di un gruppo chiamato "American Majority". «I sondaggi si fondano sulla premessa che gli elettori siano completamente onesti parlando con perfetti sconosciuti », ma questa premessa non sempre è rispettata.
I 20 principali istituti di sondaggi Usa, che servono network nazionali, grandi giornali e siti Internet, hanno realizzato oltre 80 sondaggi da metà settembre: solo uno - Usc Tracking assieme al Los Angeles Times - aveva prospettato la vittoria di Trump. Nell' Election Day, al mattino Usa, la media dei sondaggi calcolata dal sito RealClearPolitics mostrava ancora Clinton avanti di 3,3 punti percentuali su base nazionale. Lo stesso "guru" Nate Silver, rispondendo su come hanno funzionato i sondaggi, ha risposto con un esaustivo: «Terribilmente».
trump clinton i sondaggi rasmussen sulla pagina fb di donald
La stimata unità di previsione del New York Times, Upshot, aveva accreditato Clinton dell' 85 per cento di chance di vittoria e aveva dato all' ex segretario di Stato il 93 per cento di possibilità di vincere nel Wisconsin. Dallo stesso quotidiano è arrivato ieri un lungo (e tardivo) mea culpa: «I media non si sono accorti di quello che accadeva intorno a loro (…).
Nessuno aveva previsto una notte elettorale come questa. L' aver sbagliato bersaglio in questo modo significa molto di più dell' aver sbagliato i sondaggi, perché si è trattato dell' incapacità di percepire la ribollente rabbia di una parte così vasta dell' elettorato americano».
Un apprezzabile prova di autoanalisi che non ha toccato evidentemente tutti. Sul sito di Votecastr, ancora ieri, campeggiavano in bella evidenza le ultime proiezioni fornite nella tarda serata di martedì: tutti e sette gli Stati in bilico monitorati venivano considerati appannaggio di Hillary Clinton. Sappiamo bene com' è andata realmente a finire.
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