DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
Martina Navratilova julia Lemigova
Martina Pennisi per corriere.it
Rachele è nata nel 1990. Il grido «Yes, I’m gay» di Martina Navratilova sulla copertina del New York Daily News del 1981 non lo ha sentito. Men che meno le è arrivato l’eco delle battaglie di Billie Jean King, prima atleta a dichiararsi lesbica (oltre che a sfidare sul campo i pregiudizi — sportivi — di genere, ma questa è un’altra storia). Rachele Bruni nuota, è una maratoneta dell’acqua. Ha vinto la medaglia d’argento nella 10 chilometri alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Ed è fidanzata con Diletta.
La dedica
«Dedico la medaglia alla mia famiglia, al mio allenatore, all’esercito, a Diletta», ha dichiarato al termine della gara. Bella, sorridente, piena di vita e della vittoria appena conquistata. Incalzata dai giornalisti, poi, è entrata nel merito della sua sessualità con una semplicità disarmante: «Io l’ho sempre vissuta naturalmente senza problemi. Non ho mai fatto però outing o coming out. Lo sanno tutti».
Nessuna esitazione e, soprattutto, nessuna solennità. Fa persino confusione fra outing (dichiarare l’omosessualità altrui) e coming out (dichiararsi gay): l’abc per chi parla di diritti. Ma Rachele non stava facendo alcuna esternazione simile. Aveva appena vinto e, come ogni 26enne innamorata, si era rivolta alla fidanzata, che l’ha seguita a Rio per sostenerla.
Rachele-Bruni-per-due-volte-è-arrivata-quarta-al-mondiale-di-Kazan
La prima medagliata italiana
Un coming out che, di fatto, non lo è. Rachele si è dichiarata omosessuale, e su Wikipedia viene già citata come la prima medagliata italiana ad averlo fatto, ma per lei non è (più) necessario. «Ci sono delle persone che ancora hanno pregiudizi, ma io vivo serena e tranquilla, non penso ai pregiudizi, vivo per me stessa, per la mia passione, che è il nuoto, e per le persone che mi vogliono bene», ha aggiunto. E ancora: «Dite che ci vuole coraggio? Non lo so, so solo che mi è venuto naturale pensare alla mia Diletta».
RACHELE BRUNI CON LA COMPAGNA DILETTA
Naturale. Così naturale da spogliare di ogni significato politico o sociale il suo gesto. Senza intensità, ma con una semplicità che sta già sprigionando la sua potenza: «Diletta oggi ha seguito la gara di fondo dalla spiaggia di Copacabana, e stasera ha partecipato alla festa per Rachele. Come tutta la famiglia», ha battuto a caldo l’agenzia Ansa. Rachele e Diletta sono una famiglia. E, anche se non dovrebbe essere necessario cercare una conferma, è sufficiente scorrere i loro profili social per rendersene conto: si sostengono, si divertono e un anno e mezzo fa hanno comprato casa insieme.
Il coming out di Tom Daley
Per comprendere invece quanto stia cambiando il modo di aprirsi al mondo non è necessario riavvolgere il nastro alla Navratilova, a Billie Jean King o agli accorati inviti dell’attivista Harvey Milk («Fratelli gay, sorelle lesbiche, dovete fare coming out […]. Fatelo con gli amici, con i vicini, con i colleghi di lavoro. Distruggete le menzogne e i pregiudizi. Per il vostro bene e per il loro»).
Rimanendo nel villaggio olimpico, nel 2013 il tuffatore britannico Tom Daley — bronzo nel sincro a Rio — si è piazzato davanti alla webcam del suo computer per raccontare che la sua vita è cambiata dopo essersi innamorato di un ragazzo. «In un mondo ideale non avrei dovuto girare questo video perché non sarebbe stato necessario, ma recentemente sono stato frainteso in un’intervista e mi sono molto arrabbiato. Per me l’onestà è molto importante».
Gli altleti Lgbt a Rio
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Siamo (finalmente) nel mondo ideale? Ovviamente no. Eppure. Il fatto che gli atleti Lgbt dichiarati a Rio siano il doppio rispetto a Londra, le parole di Rachele, la foto pubblicata su Instagram dalla judoka Rafaela Silva con la fidanzata Thamara Cezar, la proposta di matrimonio della compagna della giocatrice di rugby a sette del Brasile Izzy Cerullo. Vorranno pure dire qualcosa.
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