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DAGOREPORT - DOPO APPENA TRE SETTIMANE ALLA CASA BIANCA, TRUMP HA GIA' SBOMBALLATO I PARADIGMI…
DAGOREPORT
Il meglio (o il peggio) si registra come spesso accade fuori dal campo. Così, dal nulla, ecco la violentissima rissa verbale tra Unicredit e il presidente della Roma James Pallotta. Botte da orbi sull'ipotetica offerta dell'ultramiliardario cinese Chen Feng con Hna Group. La Cina è vicina, ma Pallotta non ne sapeva niente.
Aveva deciso di essere prudente: «Il nostro obiettivo come sempre è quello di perseguire ciò che è meglio per la Roma. Non abbiamo alcuna conoscenza speciale in merito alla volontà di Unicredit di vendere la sua partecipazione nella Roma o le sue ragioni per un dialogo pubblico, così attenderemo il successivo ciclo di notizie per saperne di più» ma una volta intuita l'accelerazione della banca, ha reagito.
Sul sito societario, la nota a sua firma è durissima: «Contrariamente a recenti notizie riportate, non ci sono negoziati in corso tra noi e potenziali investitori cinesi. Siamo continuamente costernati per la diffusione da parte di Unicredit di sciocche e imbarazzanti informazioni false sui media. Questo è vergognoso e fa male a me, alla nostra squadra e ai nostri tifosi. Chiunque sia coinvolto in questo tipo di attività deve essere ritenuto responsabile per eventuali danni causati al nostro club dentro e fuori dal campo e dovrebbe chiedere scusa ai nostri tifosi. Forza Roma!».
Passa qualche ora e Unicredit conferma «che sono attualmente in corso discussioni con un investitore interessato a rilevare una quota della partecipazione detenuta dall'Istituto nella società che controlla la A. S. Roma». Unicredit «non intende commentare quanto affermato dal Sig. Pallotta e si limita a sottolineare che il comunicato diffuso la mattina di giovedì 21 novembre è stato emesso in conformità con le normative in materia di società quotate». Guerra, o poco meno, mentre la squadra dovrà provare a battere il Cagliari per rimanere prima da sola.
MILAN CAOS
Se sia la fine o meno, si occuperà di dirlo Glasgow. Intanto, tra un tweet notturno e un coro ostile, Balotelli si è perso esattamente come il Milan. In piena zona retrocessione, fuori da tutti i giochi e a digiuno di vittorie da ormai due mesi. Se l'assalto di Barbara Berlusconi non ha avuto il dono della tempestività , nessuno potrà rimproverarle l'inopportunità di richiedere ad alta voce un repulisti.
Tra un acquisto mancato e un Matri valutato dieci milioni di euro, l'antica macchina elettorale di Silvio è diventata una sezione di paese. Allegri sembra un ospite, il pubblico contesta, il capo pensa ad altro e San Siro diventa una formalità per tutti, anche per il Genoa di Gasperini e Gilardino, quarto gol a una squadra che non l'ha capito e competitor di Supermario nella corsa brasiliana. Ora la Champions. Dovesse andare male in Scozia, è pronto Inzaghi.
JUVE PRIMA.
Mentre Pektovic salva la panchina a quattro secondi dalla fine del recupero, Mihailovic va a un soffio dal confezionare l'esordio perfetto proprio contro la magia della sua vita in Samp-Lazio 1-1 ed Eugenio Corini bagna il suo nuovo inizio con il Chievo battendo il Verona nel derby al 92', la domenica che ancora aspetta lo squillo della Roma assiste all'esecuzione della comoda fanfara juventina a Livorno.
Due a zero comodo contro il dignitoso undici toscano, in una cornice toccata dalla dolorosa storia di Luci, capitano coraggioso con un figlio affetto da una malattia rarissima e in lotta per la vita. Abbracci, striscioni, commozione, solidarietà reale e sul lato sportivo, una Juve solida con il solito Tevez e l'ormai consolidata rivincita di Llorente bollato troppo presto da conclamato bidone e come accade in Italia, ora acclamato salvatore della patria con i galloni da Top Player. Anche per la Juve l'esame Champions. Arrivare sul Bosforo, davanti a Roberto Mancini con due risultati su tre è un imperativo dal quale non derogare.
NAPOLI FLOP
Juve in testa e altri sinistri scricchiolii della creatura di Benitez. Che esce torvo da un San Paolo che assiste torvo alla splendente prova di Cassano e di un Parma che tutto sommato non ruba nulla. Donadoni la prepara alla perfezione. Impedisce a Callejon libertà di movimento, blocca il deludente Higuain, annulla l'irriconoscibile Hamsik di questo tramonto di 2013, infortunato per giunta e indisponibile a Dortmund, scontro già decisivo per la truppa di De Laurentiis che in Germania, come già a Marsiglia, non sarà presente.
PARI INTER
In una serata fredda e agonisticamente viva, l'Inter di Mazzarri va subito sotto a Bologna. Un contropiede perfetto dei ragazzi di Pioli, Cristaldo apre per il greco che segna gol impossibili e questa volta per alzare le braccia al cielo basta una mezza ciabattata. L'Inter graziata da Banti (andava espulso Taider) prova a risalire. Ma il Bologna regge, Palacio si fa ipnotizzare da Curci e poi in apertura di ripresa un tiro di Jonathan deviato da un difensore emiliano dà il pareggio al gruppo del nuovo padrone d'Indonesia, Erik Thohir.
Negli ultimi dieci minuti, consapevoli dell'occasione persa, Cambiasso e compagni vanno all'assalto dopo aver rischiato con Rolando Bianchi di andare nuovamente in svantaggio. Entra Belfodil per Campagnaro, si succedono le mischie in area, vengono scosse le traverse anche all'ultimo secondo (Juan) ma non succede niente. Per l'Inter, occasione persa e amaro sapore del punto inutile.
IL RESTO DEL PIATTO
Tanto rumore per nulla della viola a Udine. Occasioni e bel gioco per almeno un tempo, ma zero punti raccolti a causa della testata del centrale di Guidolin, Hertaux, e della latitanza di Pepito Rossi. Sconfitta pesante che strozza le ambizioni di Montella e insegna che la bellezza della serie A nonostante i tempi di crisi risieda come negli anni '80 nella sostanziale incertezza.
Non c'è porto sicuro e così anche chi era stato dato per spacciato, senza perdere la rotta, può risalire. Accade al già citato Chievo, al Sassuolo che dopo lo 0-7 con l'Inter ha iniziato un altro campionato (ieri piegata l'Atalanta per 2-0) e al Torino che non sorrideva da tre mesi ed esagera contro il Catania (da ieri di nuovo ultimo) umiliato per 4-1.
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