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IL CALCIO HA UN PROBLEMA DI DOPING? – NELL’INDIFFERENZA GENERALE, ROBERT LEWANDOWSKI E LAMINE YAMAL HANNO RICEVUTO UNA MULTA DA 5MILA EURO PER NON AVER RISPETTATO IL PROTOCOLLO ANTIDOPING DOPO LA SEMIFINALE DI CHAMPIONS TRA INTER E BARCELLONA DELLO SCORSO MAGGIO – LA SFURIATA DEL QUOTIDIANO TEDESCO “SUDDEUTSCHE ZEITUNG”: “UN ATTEGGIAMENTO LAISSEZ-FAIRE CHE ILLUSTRA FIN TROPPO BENE IL MITO CHE IL CALCIO AMA PERPETUARE: QUELLO CHE SIA PULITO E CHE IL DOPING NON ESISTA. IN REALTÀ, DECINE DI CASI E SCANDALI DEGLI ULTIMI DECENNI HANNO DIMOSTRATO IL CONTRARIO”
lamine yamal robert lewandowski
Il silenzio del Barcellona e del calcio su Lewandowski e Yamal che violano le norme antidoping. Se l’avesse fatto Pogacar? Lode ai giornali tedeschi a nostro avviso i migliori d’Europa. Non guardano in faccia a nessuno, solo ai lettori. Evidentemente in Germania l’opinione pubblica è di livello. I lettori desiderano essere informati, gradiscono un’informazione complessa, non l’acritica conferma dei propri pensieri.
Forse si spiega anche così il livello decisamente superiore dell’informazione in Germania. Come conferma l’apertura della pagina sportiva dell’edizione on line della Süddeutsche. Si occupa di una notizia passata in sordina, ossia la multa di appena cinquemila euro (sanzione ridicola) inflitta dalla Uefa aYamal e Lewandowski per non aver rispettato il protocollo antidoping dopo Inter-Barcellona semifinale di Champions.
Scrive la Süddeutsche:
Al Barcellona, ci sono sempre grandi dibattiti da affrontare. La situazione attuale offre già di per sé molto materiale: la disputa con il portiere Marc-André ter Stegen, la cooperazione con la Repubblica del Congo, le assurde difficoltà finanziarie. Ma ora, c’è un’altra questione importante da affrontare, che i catalani devono spiegare.
robert lewandowski lamine yamal
Come è emerso solo tardivamente, a fine luglio l’organo disciplinare della Uefa ha imposto sanzioni per violazioni delle norme antidoping. E non contro giocatori qualunque, ma contro due figure chiave del Barcellona: Lewandowski e il Yamal. Dopo la turbolenta partita di Champions contro l’Inter (a Milano), sono stati violati gli articoli 21.8 e 21.10 dello statuto.
“Non hanno rispettato le istruzioni impartite dal responsabile del controllo antidoping” e “non essersi presentati immediatamente al controllo antidoping” è la conclusione della Camera Disciplinare. Il Barcellona si è rifiutato di commentare. Forse aspetteranno di conoscere il verdetto e le motivazioni.
Si chiede il quotidiano:
Immaginate se il ciclista professionista Tadej Pogacar avesse violato la procedura per la presentazione di un campione antidoping durante la sua vittoria al Tour de France, o non si fosse presentato immediatamente per il test. Che clamore – giustificato – si sarebbe levato. Sebbene il sistema di test funzioni generalmente con scarso successo, l’importanza di effettuare il campione subito dopo la gara è fuori discussione; molte sostanze hanno solo una finestra di rilevamento ristretta.
La Süddeutsche ricorda quando in Coppa Davis Djokovic fornì l’urina ma si rifiutò di prestarsi al prelievo del sangue dal polpastrello prima della partita.
IL CALCIO È FIN TROPPO PERMISSIVO SUL DOPING
Prosegue il quotidiano tedesco.
Un atteggiamento laissez-faire nei confronti dei test antidoping illustra fin troppo bene il mito che il calcio ama perpetuare: quello che sia pulito e che il doping non esista. In realtà, decine di casi e scandali degli ultimi decenni hanno dimostrato il contrario. E lo sviluppo generale del gioco non dà esattamente motivo di credere che gli abusi siano diminuiti. La pressione sui giocatori continua ad aumentare, il gioco sta diventando sempre più veloce e intenso, e la posta in gioco è sempre più alta. E sta diventando sempre più importante essere quel centimetro decisivo di vantaggio sull’avversario, anche dopo 119 estenuanti minuti.
IL CALCIO RICEVE PIÙ ESENZIONI DAL DOPING DI QUALSIASI ALTRO SPORT
L’uso a lungo termine di antidolorifici, sebbene legale in linea di principio ma criticato dagli esperti medici, è diffuso nel calcio; secondo alcuni studi, più di un terzo dei professionisti della Bundesliga li assume regolarmente. Altrettanto alta è la richiesta di ottenere le cosiddette Tue (esenzioni) dall’Agenzia Nazionale Antidoping (Nada), ovvero l’autorizzazione a utilizzare legalmente determinate sostanze dopanti. L’anno scorso, 26 calciatori nella sola Germania hanno ricevuto tale esenzione, più che in qualsiasi altro sport.
La Süddeutsche ricorda le positività di Pogba e Mudryk. È opportuno che le autorità competenti esaminino attentamente i controlli antidoping. E se vengono scoperte e comprovate violazioni, nel settore calcistico multimiliardario, si potrebbe prendere in considerazione l’imposizione di sanzioni leggermente più severe di una multa.
lamine yamal
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