totti in tribuna

COME VIVERE, E BENE, SENZA TOTTI - L’OLIMPICO APPLAUDE IL CAPITANO IN TRIBUNA E FISCHIA SPALLETTI, CHE PERÒ PORTA LA SQUADRA ALLA QUINTA VITTORIA CONSECUTIVA - I GIALLO-ROTTI DEVONO ABITUARSI A VIVERE SENZA TOTTI: COME FECE LA JUVE CON DEL PIERO E IL MILAN CON MALDINI

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Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”

 

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Quando lo speaker legge la formazione della Roma ci mette tutta l' enfasi che può, come nei bei tempi andati, ma i nomi dei giocatori vengono accolti da sostanziale indifferenza. Qualche fischio per Pianjc e Dzeko.

 

Applausi per Strootman, annunciato dopo oltre un anno. Poi è il momento dell' allenatore: «Luciano Spalletti!», e giù una bordata di fischi. Immediato scatta il coro dal settore dei Distinti Sud (il più vivace da quando c' è lo sciopero della Curva): «Un Capitano, c' è solo un Capitano», accompagnato da qualche fischio, meno sonoro.

 

L' inno della Roma sembra mettere tutti d' accordo, ma giusto il tempo della canzone.

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Le squadre entrano in campo, Totti compare in tribuna, giubbotto beige e capelli ben pettinati. Non dice nulla, dovrebbe tornare a parlare solo dopo l' incontro con il presidente Pallotta.

 

Entrano anche le squadre, ma nel settore centrale gli spettatori sono tutti con le spalle al campo e gli occhi sul Grande Escluso. Che prima saluta mesto, ma quando ripartono i cori - ancora per l' Unico Capitano e per «Totti Gol!» - si alza e ringrazia platealmente. Una fila più indietro, la moglie Ilary è tutta presa dal suo iPhone.

Finalmente la partita comincia.

 

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Per la Roma, per Spalletti, per i 29.597 sugli spalti. E anche per Totti. Dopo dieci minuti dell' ormai abituale e surreale silenzio, parte qualche incitamento. Alternato, per la squadra e per il Capitano. Qualcuno aveva provato a farlo desistere dall' idea di venire, per non alimentare ulteriori polemiche, ma lui non ha sentito ragioni. Prima di sistemarsi sulla poltroncina vip è andato nello spogliatoio, per salutare i compagni.

 

E forse per scusarsi con loro dello scombussolamento provocato dall' intervista divenuta bufera mediatica, che dalle tv è rimbalzata sulle radio e sui social network. Fino ad atterrare su uno stadio smarrito.

 

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Che prima assiste atterrito all' occasione sprecata da Dzeko (e Totti con tutti gli altri), ma subito dopo esplode per il gol del bosniaco: anche Totti scatta in piedi ad applaudire (agli altri resterà seduto, sfoderando un sorriso alla magia di Salah). Qualcuno azzarda un coro per il centravanti, subito soppiantato dal controcanto in favore del Capitano. Scatta un «Roma olè» che sul momento riunisce tutti. Ma il pubblico romanista resta diviso.

 

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Alla mestizia di uno stadio con la curva vuota per via della barriera che ha spezzato in due la Sud, ora s' è aggiunto il disorientamento dei fedelissimi che continuano a frequentare l' Olimpico nonostante tutto e tutti. Ma sempre con Totti, fino a ieri sera. In campo o fuori poco importava. Totti c' era comunque. Tra i tifosi che senza entusiasmo si avvicinavano ai tornelli prevalevano i punti interrogativi: con chi stai? Chi ha sbagliato di più, Spalletti, Totti, o la società che pare muoversi su altri fusi orari? Vale più la gestione della contingenza o il peso della Storia?

 

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Le risposto sono diverse, ma sembrano comunque prevalere le ragioni del cuore: «Non si caccia il Capitano da casa sua, a Spalletti, ma chi sei?». Probabilmente è quello che ha pensato pure Totti quando ha deciso di venire: l' Olimpico è casa sua, come Trigoria, il divano di casa può aspettare. Un moto d' orgoglio, e magari una sfida all' allenatore che ha deciso di trattarlo alla stregua di un calciatore come gli altri. Buona regola generale, che però per Francesco Totti potrebbe coniugarsi con minore rigidità. In modo da conciliare la contingenza con la Storia, appunto. Non averlo fatto ha trasformato il mister acclamato un mese fa come il salvatore della patria, in un toscano rottamatore che suscita dubbi, insieme alle speranze.

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Al termine del primo tempo Totti lascia la tribuna e firma autografi, se ne va dieci munti prima del fischio finale, pochi se ne accorgono. Un bambino indossa la sua maglia al contrario, con il 10 e il nome del Capitano sul davanti. È contento perché la Roma ha vinto, ma una Roma senza Totti ancora non c' è.

 

 

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