art basel miami 2015

IMPARA L’“ART” - ARTISTI, COLLEZIONISTI E CELEBRITÀ SI METTONO IN FILA PER FARE SHOPPING AL “MIAMI ART BASEL”, LA FIERA D’ARTE CONTEMPORANEA PIÙ IMPORTANTE DEGLI STATI UNITI - NEL 2014 CI FU UN GIRO D’AFFARI DI 3 MILIARDI DI DOLLARI

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Emanuela Audisio per “la Repubblica”

 

Art on the beach. Palme, secchiate d' acqua calda, temporali meteo e artistici. Miami Art Basel è diventata la fiera internazionale più importante degli Stati Uniti. Sembrava quand'era nata, nel 2002, un' invenzione da paese dei balocchi, una Disneyland artistica con panama e shorts, invece la scommessa ha funzionato, questa edizione ospita fino a domani 267 gallerie, e ci vorrebbe un navigator per orientarsi tra eventi, mostre, incontri, conferenze e performance.

 

mungo thomson   composition 7mungo thomson composition 7

Quella dell' artista Carlos Rigau che si chiamava "La danza del disegnatore rifugiato", e prevedeva lo sbarco in spiaggia su una zattera malmessa, come fecero i suoi genitori in fuga da Cuba, è stata vietata, perché ritenuta troppo pericolosa con un oceano tempestoso. E se poi qualcosa va storto? Già troppe sciagure vere per ricrearle. E Miami ricorda la strage di San Bernardino (anche se non era sua intenzione) con il progetto del mercante Jonathan Ferrara, "Armi in mano agli artisti" dove 180 vecchie pistole sono trasformate in qualcos' altro da 30 persone che non vogliono togliere la vita, ma reinterpretarla.

 

john currin   rachel in the gardenjohn currin rachel in the garden

Le celebrities non mancano: c'è Sly Stallone che si diletta in quadri e pugni surrealisti, c' è la bagnina Pamela Anderson, e c' è il collezionista attento, Leonardo Di Caprio. Ma l' aria è meno allegra, l' euforia sembra scaduta, come se i tormenti del mondo fossero sempre lì a ricordare che l' arte non può essere un universo a parte. Si ostenta di meno. Anche i super- ricchi sono più discreti e girano con l' art advisor.

 

Tira sempre la fascia-alta: il riconosciuto, il riconoscibile, l' investimento che non scade per un cambio di gusto. L' anno scorso finì niente male: 73 mila visitatori e un giro d' affari di 3 miliardi di dollari. Il rapper Sean "Diddy" Combs, arrivò con sua madre, si fermò davanti a Venus, un Picasso del 1918, della galleria Gmurzynska, chiese il prezzo, 1 milione e 200 mila dollari, e disse: mi piace, torno subito. Ma un attimo dopo il Picasso non c' era più, venduto. Quest' anno nello spazio Helly Nahmad c' è un altro Picasso, 16 milioni di dollari, e per ora è ancora lì.

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Con accanto Calder e Fontana.

 

Ma la Pace Gallery che espone le sculture nere di Louise Nevelson, artista nata in Ucraina nel 1899, ha venduto 12 opere nella prima ora. E c' è anche un pezzo d' Italia per cui l' America va matta, non una riscoperta, ma la conferma che i nostri Anni Sessanta (allungati) hanno una consistenza e un substrato che ancora dura e resiste agli impatti.

Non muore quell' arte di un trentennio, anzi rinasce, sempre più apprezzata e rivalutata. Non è un omaggio all' Italia della Dolce Vita, ma alla riconoscibilità dei suoi artisti.

 

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Fontana, Scheggi, Biasi, Castellani, Pistoletto, Rotella, Marisa Merz, sopranominata "The First Lady dell' arte povera", non sono lampi passeggeri, ma percorsi, identità, realtà importanti. Più in là c' è il più grande arazzo di Alighiero Boetti, Tutto, con la data (90-93) nascosta tra i ricami delle donne afghane e pakistane, tra pettini, scarpe, occhiali da sole, come un gioco concettuale, che nasconde e ripropone. Quotazione sussurrata: 15 milioni di euro.

 

Diceva Boetti, che a Kabul viveva nell' assurdo One Hotel, albergo da una sola stanza: «Non sono un industriale, ma do lavoro a cento famiglie» e intendeva le ricamatrici.

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Michele Casamonti della galleria Tornabuoni Arte sostiene che il made in Italy del dopoguerra è un momento magico che non deve più convincere nessuno: «È sempre fortemente apprezzato, vende, regge alle crisi, per la sua forte identità».

 

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Piero Mascitti, direttore della Fondazione Rotella, conferma che quella scuola vale alte quotazioni: «Fontana, Burri, Giosetta Fioroni, Tano Festa, Schifano, quel boom italiano merita per capacità inventiva, genialità, interdisciplinarità, uno spazio museale permanente ». E la Gladstone Gallery per bocca del suo direttore, Simone Battisti, annuncia in anteprima una mostra della Merz per il 2017 al Guggenheim.

 

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Il critico Germano Celant in questo art market internazionale ha curato la scelta della galleria svizzera Gmurzynska che festeggia cinquant' anni di attività trasformando lo stand in un sito di scavo e riscoperta: Malevic, Miró, Picasso, Motherwell, Klein, Bacon. Quasi una mostra di taglio storico, in una fiera d' arte, con un allestimento che ricorda il modello dei Salon del Louvre, ma anche quello di Gertrude Stein, nella sua casa parigina al 27 di Rue de Fleurus, e anche lo stile sontuoso dell' Ermitage.

 

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Lia Rumma è qui con i suoi pezzi forti: dove dominano i grandi monocromi di Ettore Spalletti e poi William Kentridge, Cy Twombly (da 60 mila dollari) e le fotografie di Ugo Mulas con i suoi ritratti di studi di artisti. Si conferma la sezione "Survey", dedicata ai pionieri, dove spiccano Spazio Elastico ('67) di Gianni Colombo e la pop artist Rosalyn Drexler, nata nel Bronx, oggi 89enne, ex lottatrice, scrittrice di Rocky sotto il falso nome di Julia Sorel.

 

Miami Art Basel è tanti luoghi e tante cose anche outdoor: "Public", 26 installazioni e performance a Collins Park, con un enorme cervo, fuori scala, di Tony Tasset. Riservata alle sole donne "No Man' s Land" la collezione della famiglia Rubell a Wynwood: 70 artiste, dalla 32enne Crosby alle 86enne Kusama. «Non più vittime di un mercato maschilista» è il motto di Mera Rubell.

felice limosami   art basel miamifelice limosami art basel miami

 

C' è "Pulse" dedicato al nuovo, c' è "Nada" più creativo e low cost, c' è "AirBn' B" che quasi ogni giorno premia e presenta le creatività nel mondo e chi l' avrebbe mai detto che un' agenzia affittacase sarebbe diventata curatrice dell' ingegno altrui. Only in America e forse only in Miami.

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