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Marco Ciriello per Il Mattino
Davanti a una finale, la trama del tifo si ingarbuglia di ragioni sotterranee che la passione governa, mischiando paesi e sovrapponendo stati, creando alleanze trasversali che riescono a scavalcare contrapposizioni inestinguibili, in un pragmatismo più politico che calcistico, che genera tregue tra rivali: con il Barcellona e l’intera Catalogna a tifare Juventus insieme all’Atletico Madrid, e Napoli, Firenze e l’altra parte di Torino a tenere per il Real Madrid.
È il tifo contro, in una finale di Champions League che mette insieme l'anti-madridismo e l'anti-juventinismo, un classico del pallone tifato, permettendo l'esercizio di un tifo terzo che si allea con altri rivali in coalizioni eterogenee e momentanee di tre giorni e novanta minuti più recupero ed eventuali tempi supplementari e/o rigori, e non per vedere vincere, ma per veder perdere. Il tifo capovolto, quello da anti, che ha ragioni da romanzo, una letteratura di lato a quella della propria squadra, che si annoda a ragioni varie con riferimenti socioculturali, storici, e alimenta il favore popolare, il vento che soffia sul campo addosso ai calciatori e sugli schermi che trasmettono la partita.
È l'altro calcio, quello provvisorio per vendetta. Così, troviamo Karl-Heinz Rummenigge, presidente del Bayern Monaco, ex calciatore dell'Inter acerrima avversaria della Juventus, spingere per i bianconeri, perché la sua squadra è stata eliminata proprio da Cristiano Ronaldo e compagni: «Se ci fosse stato un arbitro migliore ci sarebbe stato il Bayern Monaco a sfidare la Juventus. Speriamo prossimamente di trovare un direttore di gara migliore di quello incontrato a Madrid. Per questo non nascondo una simpatia bianconera».
Si è spinta oltre la rete catalana TV3, con uno spot per promuovere la partita, che inizia con: «Ci sono solo undici uomini in grado di evitare l'inevitabile. Undici uomini pronti a cambiare il destino e far vivere una notte oscura alla squadra in bianco», e prima l'intero Vicente Calderon stadio dell'Atletico Madrid vedendo eliminata la propria squadra nella semifinale di Champions, aveva preso a cantare in favore della Juve, confidando in una vendetta indiretta. La stessa, ma a parti inverse, di Borja Valero: «Sono cresciuto con la camiseta blanca, i bianconeri sono i nemici della Fiorentina», facendo felici i suoi tifosi. Oltre Borja Valero è andato l'ex presidente del Napoli, Corrado Ferlaino, che si è arrampicato sui gradoni della curva con bandana e sciarpa azzurra e bandierone maradoniano:
«Sono napoletano e tiferò per il Real Madrid. Se la Juventus dovesse vincere la Champions, prenderebbe tantissimi soldi che li userà per acquistare altri giocatori e il Napoli non potrebbe lottare per lo Scudetto nemmeno l'anno prossimo. Io non sono italiano, sono napoletano. A me non me ne frega niente della Juventus, non tifo per i piemontesi».
BORJA VALERORUMMENIGGEBORJA VALERO
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