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“MA SE CONTANO SOLO I GIOCATORI, PERCHÉ CERTI ALLENATORI GUADAGNANO TANTO?” - ARRIGO SACCHI COMPIE 75 ANNI E SI SCAGLIA CONTRO I RISULTATISTI ALLEGRI E CAPELLO - "SIAMO RIMASTI AGLI ANNI 60-70. VALE QUELLO CHE MI DISSE PELÉ A EURO 2000: 'AVETE BRAVI GIOCATORI, MA VI RIFIUTATE DI GIOCARE'”. IL RAMMARICO PER USA ’94, L’ELIMINAZIONE A EURO ’96 (“COLPA MIA. NON ERO SUL PEZZO COME UNA VOLTA”) – "BERLUSCONI MI VOLEVA A MONZA, CON VILLA E MAGGIORDOMO" – MINA, VAN BASTEN, I TUNNEL DI CAPELLO, I CONSIGLI A GUARDIOLA - VIDEO

 

Luigi Garlando per "la Gazzetta dello Sport"

 

arrigo sacchi

Tra i bagolari, i lecci e le querce secolari del suo giardino, Arrigo Sacchi si sente un ragazzo. Domani l'allenatore italiano, che più ha inciso nella storia del calcio, compie 75 anni.

 

Com' era il primo Arrigo?

«Magrolino, figlio della paura. Durante la guerra mio padre pilotava gli aerei siluranti a pelo d'acqua. Gli sparavano le navi dal basso e i caccia dall'alto. Se n'è salvato uno su cento. Mia madre era la Reginetta di Maiano Monti, perché non si voleva spostare dalla frazione dov' era nata. Abitavamo davanti alla casa natale di Vincenzo Monti. Mi sgridava perché da bambino tifavo per l'Ungheria di Puskas: "Arrigo, sono tutti comunisti!" Ma giocano bene, mamma».

 

Bambino interista, giusto?

«A 14 anni ero all'Appiani per Padova-Inter, novembre '60. Uno spettatore da dietro mi tirò giù il berretto sugli occhi. Primo anno del Mago. Era partito fortissimo: 5 gol all'Atalanta e al Vicenza, 6 all'Udinese... Attaccava sempre, come in Spagna. Attaccò anche a Padova dopo essere passato in vantaggio. Il Padova di Rocco passò la metà campo 5 volte, segnò 2 gol e prese un palo. Il giorno dopo Brera e colleghi gli tolsero la pelle: sprovveduto, minus habens tattico... "Ah sì? Questo volete? E io ve lo do". In quello stesso mese si fece comprare Balleri dal Toro, lo mise dietro e sterzò verso il calcio all'italiana».

allegri

 

Che giovane calciatore era?

«Gli amici mi chiamavano Angelillo, mi piaceva. Gli ho visto fare un gol assurdo a Bologna, dalla linea di fondo. Ho cominciato in attacco, poi una poco gloriosa ritirata: ala destra, mediano, terzino... Quando Pivatelli, pochi mesi dopo aver vinto la Coppa Campioni col Milan a Wembley, mi mise in panchina, ho smesso. Al Baracca Lugo, da numero 4, marcai Capello, 10 della Spal».

 

Come andò?

«Nel primo tempo mi fece due tunnel a chiamata. Annunciava: "tunnel!" e me la faceva passare tra le gambe. Nell'intervallo giurai: se lo rifà, picchio...»

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L'inizio di un amore... Ora le fa i tunnel in tv con Allegri.

«Guardi, con 27 anni di stress mi sono pagato la serenità assoluta oggi. Loro sono bravissimi, io non provo nessun fastidio. Ho solo un paio di dubbi. Dicono che mettono al centro il giocatore. Ma se lo mettono in campo così com' è, non gli vogliono poi tanto bene. Io cercavo di migliorare il giocatore attraverso il gioco. Forse gli volevo più bene io».

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Il secondo dubbio?

«Ma se contano solo i giocatori, perché certi allenatori guadagnano così tanto?».

Beatles o Rolling Stones?

«Preferivo gli italiani: Modugno, Mina che venne a cantare nel cinema di Fusignano, dove è cresciuta Lara Saint Paul. Suo padre era del mio paese. Ricordo i ragazzi in piazza attorno alla Jaguar E-Type di Little Tony, quella di Diabolik».

 

Ha fatto la Contestazione?

arrigo sacchi

«L'ho subita. A 19-20 anni ho sostituito mio padre che aveva grossi problemi al fegato e ha passato 9 mesi in ospedale a Bologna. Era il socio di maggioranza di una fabbrica di scarpe. Allora le condizioni di lavoro erano davvero dure. Le operaie addette alle vulcanizzate lavoravano mezze nude a 70-80 gradi di temperatura».

 

L'amore?

«A Cesenatico, nel locale di Giorgio Ghezzi, "Il peccato veniale". La Giovanna era bellissima, l'ho vista, ho fatto il cretino e pochi mesi dopo ci siamo sposati. Aveva 22 anni».

 

Nel '76, a 30 anni, prima panchina fuori Fusignano

ruud gullit – marco van basten – rijkaard

«Ad Alfonsine avevano picchiato quasi tutti gli allenatori precedenti. Io partii male, poi bene, poi male, poi bene... Comunque non mi picchiarono. Avevo preso il patentino a Ravenna da un maestro mica male: Silvio Piola. Mi dissi: se non faccio il salto a fine stagione, smetto. Arrivò l'offerta del Bellaria, in quarta serie».

 

Nell'86, a 40 anni, da allenatore del Parma, ha fatto innamorare Berlusconi. Lo sente? «Ogni tanto. Una delle ultime volte mi ha detto: "Arrigo, venga a fare il direttore tecnico al Monza. Le do una villa e un maggiordomo..." No, grazie, presidente: è tardi. Sono contento che stia meglio».

 

berlusconi arrigo sacchi

Anche Galliani.

«Adriano mi ha fatto spaventare. Mi ha detto che era asintomatico. Qualche giorno dopo mi ha scritto che aveva sempre la febbre, poi ha smesso di rispondermi. Finalmente, una mattina, mi sono arrivate tre faccine gialle con il cuore, tre bacini. Un grande dirigente».

 

Scelga un momento solo di Milan che la lega a Galliani.

«Per me quattro anni sono stati un momento solo».

Si aspetta gli auguri di compleanno da Van Basten?

«A Natale me li ha fatti. Ricordo Rijkaard seduto sugli scalini del Bernabeu che portavano al campo. Era immerso nel fumo della sua sigaretta, preoccupatissimo, pochi minuti prima del Clasico . Lui allenatore del Barcellona, io direttore tecnico del Real Madrid. Lo calmai: "Tranquillo, Frank. Vincete facile, non siamo competitivi". Florentino Perez ascoltò e mi chiese: "Ma lei sta con noi o con loro?". Il Barça vinse 3-0».

 

Nel '96, a 50 anni, con l'eliminazione dall'Europeo, finiva la sua Italia

CAPELLO CONTE

«Colpa mia, contro la Repubblica Ceca ci misi un quarto d'ora a fare la sostituzione dopo l'espulsione di Apolloni. E loro segnarono il 2-1. Non ero sul pezzo come una volta. Non ero già più quello di prima».

 

In quei giorni ci fu un sollevamento popolare a favore di Cesare Maldini. Tirava un'aria che in parte tira anche oggi: nostalgia di un calcio più semplice e più italiano.

«Siamo rimasti agli Anni 60-70. Vale quello che mi disse Pelé a Euro 2000: "Avete bravi giocatori, ma vi rifiutate di giocare". Un anno fa rigiocammo la finale del '94. Franco Baresi si sfogò: "Mister, nessuno ricorda più la nostra Nazionale. Eppure perdemmo in finale ai rigori, in un torneo massacrante.

matteo salvini con arrigo sacchi al papeete

 

Mai una squadra europea era arrivata così vicina a un Mondiale fuori dall'Europa". Ha ragione. La sofferenza di quei ragazzi fu un'impresa etica. Meritavano un riconoscimento di Stato come altri: una nomina a cavaliere, commendatore... A Pasadena c'erano un sacco di politici. Avessimo vinto, sarebbero tornati in aereo e noi a nuoto. Resta il mio più grande rammarico».

 

Quale?

«Non essere riuscito a far capire quanto vale il merito. Vincere non basta, devi meritarlo».

 

Un errore tornare al Milan nella stagione '96-97?

«Pensavano di curare un malato grave con l'aspirina. Mancava il gruppo, lo spirito di squadra e perciò mancava tutto. Sbagliai anch' io. Avrei dovuto fare come a Parma nel 2001».

 

Cioè?

«Ritrovare gli uomini prima dei giocatori. Al primo giorno dissi: "Oggi niente allenamento. Sedetevi sul prato e ognuno mi spieghi perché tanti bravi giocatori faticano a vincere". Parlarono tutti. Thuram, Cannavaro, Buffon... Pareggio a San Siro con l'Inter, pareggio con Lecce su errore di Buffon che venne a chiedermi scusa. Alla terza, vittoria a Verona. Ma lì mi spaventai: non provai la minima gioia. Come bere un bicchiere d'acqua. Ero vuoto. Ero arrivato. Telefonai a mia moglie: "Torno a casa. Smetto"».

franco baresi

 

Chi guarda per divertirsi?

«Il Bayern gioca bene, anche il Manchester City da quando ha ripreso a pressare. Guardiola mi chiamò a novembre, nel momento più critico. Glielo dissi: "Non pressi più". Pep migliora i campionati in cui gioca, perché trasmette conoscenze e coraggio. Come faceva il mio Milan. Infatti in quegli anni vincevano in Europa anche le altre italiane. Negli ultimi 10 anni non ha vinto nessuno.

 

Atalanta e Milan sono le squadre che giocano meglio. Ammiravo già Pioli, ma non aveva mai trasmesso un'identità così forte a una sua squadra. Lo Spezia, con l'Atalanta, fa il pressing più sistematico. Nessuno ha 11 uomini sempre attivi come Gasperini. Conte è sulla strada giusta, si vede che si sforza e lotta contro qualche vecchia abitudine».

 

Sacchi, teme la morte?

VAN BASTEN BERLUSCONI SACCHI

«Non è un pensiero che mi pressa. Neppure la malattia, neppure il Covid. Faccio quel che devo per evitarlo, a giorni mi vaccino. Curo l'alimentazione e la buona forma. Ogni giorno mountain-bike o passeggiata o cyclette se fa freddo. Tre volte a settimana palestra per addominali e qualche peso. Non sono più in grado di sfidare Davids a chi si tira su più volte alla sbarra con un braccio solo, ma a volte esagero ancora... Un giorno gliel'ho spiegato a Berlusconi: "Presidente, io sono del partito del melius abundare quam deficere".

 

SACCHI GALLIANI

Lui rispose: "Anch' io, Arrigo. Io e lei siamo uguali". È vero, mi ordinò di conquistare il mondo con un Milan quinto in Italia. Gli altri ridevano, a me stava bene. Avevo la sua visione. Ho la salute, il tempo per fare tante cose, due nipotine dolcissime e un nipote che a 3 anni corre più di Forrest Gump. Ha i capelli rossi. Un mediano. Gliel'ho detto: con 27 anni di stress mi sono guadagnato una bella serenità».

 

E Dio?

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«Lo prego ogni sera, vado in chiesa. So di avere qualcosa da farmi perdonare. E non è il gioco. Vorrei solo avere più fede. Non riesco a credere che possa esserci qualcosa dopo la vita. Ma mi auguro di sbagliarmi». Dicono che badi al merito. «Speriamo. Almeno lui». Buon compleanno, Arrigo.

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